
Il vaiolo è stata una delle malattie più letali della storia, capace di causare milioni di morti in tutto il mondo. Caratterizzato da febbre alta, dolori muscolari e un’eruzione cutanea devastante, il vaiolo ha colpito l’umanità per secoli, lasciando spesso i sopravvissuti con cicatrici permanenti e, in molti casi, cecità.
Le prime testimonianze di vaiolo risalgono all’antico Egitto: tracce della malattia sono state ritrovate persino sulla mummia del faraone Ramses V (morto intorno al 1157 a.C.). La malattia si diffuse in Asia, Africa, Europa e, dopo il XVI secolo, anche nelle Americhe, dove contribuì al collasso di civiltà indigene come quella azteca e inca, portato dai conquistadores europei. Nel XVIII secolo, il vaiolo era endemico in molti paesi e rappresentava una delle principali cause di morte.
Prima della scoperta del vaccino, in Asia e Medio Oriente si praticava la variolazione, una forma primitiva di immunizzazione che consisteva nell’inoculare materiale prelevato da pustole di persone infette in soggetti sani. Sebbene meno mortale del vaiolo stesso, la variolazione comportava rischi significativi.
La svolta arrivò grazie al medico inglese Edward Jenner, che nel 1796 osservò che le mungitrici che avevano contratto il vaiolo bovino non si ammalavano di vaiolo umano. Jenner inoculò del materiale prelevato da una lesione di vaiolo bovino a un ragazzo di otto anni, James Phipps, che successivamente risultò immune al vaiolo. Questo esperimento segnò la nascita del primo vaccino della storia. Il termine “vaccino” deriva proprio da “vaccinia”, il virus del vaiolo bovino.
L’obbligo vaccinale in Italia e nel mondo
L’efficacia del vaccino spinse diversi governi ad adottare misure di vaccinazione di massa. In Italia, la vaccinazione contro il vaiolo divenne obbligatoria nel 1888, con l’obbligo di rivaccinazione ogni cinque anni. Questo obbligo venne mantenuto fino al 1977.
A livello globale, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) avviò nel 1967 un ambizioso programma di eradicazione del vaiolo, puntando su una strategia di vaccinazione a tappeto e “sorveglianza e contenimento” nei focolai. Il programma si rivelò un successo senza precedenti.
L’ultimo caso di vaiolo “naturale” fu registrato in Somalia nel 1977. Nel 1980, l’OMS dichiarò ufficialmente che il vaiolo era stato eradicato: fu la prima malattia infettiva umana debellata grazie alla vaccinazione.
Dopo l’eradicazione, tutti i laboratori del mondo furono invitati a distruggere o trasferire i campioni di virus del vaiolo ai soli due centri autorizzati:
Il CDC (Centers for Disease Control and Prevention) ad Atlanta, negli Stati Uniti
Il VECTOR Institute (Centro Statale di Ricerca in Virologia e Biotecnologia) a Koltsovo, in Russia
Nonostante l’invito dell’OMS alla distruzione totale dei campioni, USA e Russia hanno continuato a conservarli, giustificando la scelta con la necessità di mantenere materiale per la ricerca e lo sviluppo di eventuali contromisure in caso di bioterrorismo. Alcuni esperti temono che esistano altri campioni non dichiarati in laboratori militari o civili di altri paesi, anche se non vi è una conferma ufficiale.
La storia del vaccino contro il vaiolo è una delle più straordinarie conquiste della medicina moderna. Grazie all’intuizione di Edward Jenner e agli sforzi globali di cooperazione sanitaria, l’umanità è riuscita a sconfiggere una malattia che per millenni aveva seminato morte e terrore. La conservazione di alcuni campioni resta oggetto di dibattito scientifico e politico, ma la lezione del vaiolo resta viva: la scienza, quando supportata dalla volontà collettiva, può cambiare il destino dell’intera specie umana.







