


Nel XVIII secolo a.C., sull’isola di Pantelleria si sviluppò la proto-civiltà marinara dei Sesi. Successivamente, a causa di un fenomeno di espulsione culturale tipico delle società italiche, l’isola venne colonizzata da una nuova cultura proveniente dalla Sicilia, nota come cultura di Rodì-Tindari-Vallelunga-Boccadifalco. Questa civiltà si diffuse lungo tutta la costa settentrionale della Sicilia, da Naxos, considerato il sito più antico e significativo, fino al versante occidentale, includendo Pantelleria. Tuttavia, questa civiltà scomparve dall’isola intorno al 1200 a.C.
I Sesi sono tombe megalitiche caratterizzate da una camera a tholos, accessibile tramite un corridoio (dromos). La loro struttura a spirale richiama la forma di un utero materno, e i defunti venivano deposti in posizione fetale con la testa orientata verso l’uscita del tholos, simboleggiando un ciclo di rinascita o reincarnazione.
Un elemento straordinario di questo sito è rappresentato dalla ceramica, che contiene una percentuale significativa di ossidiana locale, particolarmente ricca di ferro. Questa caratteristica rendeva i manufatti molto più resistenti al calore, sopportando temperature superiori di circa 200 gradi rispetto ad altre ceramiche del Mediterraneo. Tale proprietà si rivelava essenziale per la produzione del cosiddetto “fuoco greco”, un’arma incendiaria estremamente efficace.
Intorno al 1450 a.C., il sito subì un attacco, testimoniato dalla presenza di uno strato di cenere, ma non vi fu un cambiamento culturale significativo, suggerendo che l’attacco fu respinto. Questo evento potrebbe essere attribuito a un tentativo di aggressione da parte della civiltà minoica o, forse, ai Siculi, che intorno al 1440 a.C. conquistarono con atti di guerra le Isole Eolie e alcuni dei principali centri della Sicilia dell’età del Bronzo, come Mozia e la Conca d’Oro.