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7 Aprile 2004 MISTERO
Gianni Ceccarello
Machu Picchu
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Così come ci dice la storia, dopo la conquista di Cusco da parte degli spagnoli, nel 1536 l'erede della dinastia incaica del Cusco Manko Inka o Manko II iniziò una guerra contro gli invasori.
Dopo alcuni momenti incoraggianti fu sconfitto dagli spagnoli e dai loro alleati avversari irriducibili dell'Incario. Manko sciolse l'esercito e si ritirò verso Vilcabamba (Willkapampa), scegliendo come percorso la strada per Chinchero, incendiando alcuni villaggi affinché gli Spagnoli inseguitori non trovassero facilità nel vettovagliamento, e organizzando un'ultima vittoriosa resistenza a Ollantaytambo.

 Fig. 1 Posto di vigilanza, sullo sfondo Wayna Picchu

In seguito si ritirò verso la selva alta di Vilcabamba dove stabilì il suo centro operativo di resistenza e lotta contro gli spagnoli invasori. Resistenza protrattasi fino alla sua morte nel 1545, quando fu tradito dalla parola di un gruppo di Almagristi avversari di Pizarro.
Gli successe il figlio Sayry Tupaq, che però venne persuaso dai familiari, appartenenti all'aristocrazia Cusqueña e fedeli alla Corona spagnola, a trattare e patteggiare col viceré della corona. Dopo un viaggio a Lima ottenne dal Viceré alcuni importanti privilegi quali il marchesato di Oropesa (un villaggio a 20 km. da Cusco) che includeva terre e proprietà a Maras, Chinchero, Yucay e Urubamba. Accusato di essere venuto a patti con gli invasori morì avvelenato nel suo palazzo di Yuvay nel 1560 da parte di esponenti della resistenza quechua.
Titu Kusi Yupanki, fratello di Sayri Tupaq, assunse allora il potere ancorché ristretto nella provincia di Vilcabamba. Nel 1568 venne battezzato col nome di Diego di Castro e poco dopo morì per malattia.
Gli successe il giovane fratellastro Tupaq Amaru, i cui consiglieri vedevano negli spagnoli un nemico implacabile. Il risultato fu una ripresa della guerra cui il viceré decise di porre fine utilizzando tutte le forze possibili. Dopo la sconfitta a Vilcabamba l'Inca e la sua famiglia fuggirono nel folto della foresta do
ve vennero però raggiunti e fatti prigionieri.

 Fig. 2 Roccia Funeraria

Dopo un processo farsa l'Inca fu condannato a morte e in seguito decapitato nella grande Piazza di Aukaypata di Cusco. Era il 24 di settembre 1572, dopo 36 anni gli spagnoli ponevano fine alla guerra di guerriglia attuata dagli irriducibili della dinastia Inca.

Hiram Bingham quando scoprì le rovine di Machu Picchu nel 1911, credette di essersi imbattuto nella Vilcabamba di Manko Inka.
Quando leggiamo le cronache che parlano degli Spagnoli che riuscirono a debellare e a conquistare la potenza Incasica, costituita da circa 13 milioni di individui, non possiamo fare a meno di domandarci come fu possibile che un pugno di poco meno di 200 uomini abbia potuto ottenere tanto.

 Fig. 3 Porta e il fosso secco che separa le due zone: urbana e agricola


Non fu certo per prevalenza fisica dei peninsulari, né merito della loro intelligenza, ma solo perché, al loro arrivo sulle coste del Perù, il grande impero Incasico del Tawantinsuyo era squassato da anni da una terribile guerra fratricida. La capitale era sempre Cusco, e il legittimo sovrano Huascar Inca. Ma il fratellastro Atawallpa cercò di ottenere il potere facendosi incoronare a Tumipampa (l'attuale Cuenca in Ecuador), città che era stata edificata ed eletta a ultima dimora dal padre comune: il Sapa Inca Huayna Kapàk.

 Fig. 4 Scalinata delle 16 fonti liturgiche

I fatti successivi sono ben conosciuti e comunque dopo la condanna a morte e la rapida esecuzione nei confronti di Atawallpa, gli Spagnoli vennero accolti in Cusco come liberatori e vendicatori della città, dato che ne avevano messo a morte il nemico. Nei primi tempi vennero considerati come dei, a motivo della loro differenza: avevano carnagione bianca, barba, armi da fuoco e cavalli e pensavano che cavallo e cavaliere fosse un'entità unica capace di dividersi in due. Anche antiche leggende parlavano di esseri simili identificandoli in divinità. Per questi motivi gli Spagnoli furono molto ben accolti e benvenuti nella capitale incasica e lì furono messi al corrente di tutto quello che volevano sapere e cercavano. I Quechuas misero a loro disposizione ogni loro cosa e proprietà: palazzi, templi, comunità e città, oltre a oro e argento e a ogni cosa preziosa.

 Fig. 5 Particolare della Vasca Liturgica

Ma in quelle circostanze, né in seguito, mai, nessuno parlò o fece riferimento a Machu Picchu, perché in effetti, come risulta da molti indizi, Machu Picchu fu una città segreta e speciale oppure già a quel tempo era una città vietata, persa o dimenticata.

Situato a 13° 09' 23" lat. Sud e a 72° 32' 34" long. Ovest, in una ubicazione strategica per la sua protezione, per l'architettura che presenta Machu Picchu fu senz'altro originariamente un centro di potere regionale dipendente da Cusco, una piccola capitale politica e religiosa che forse ospitò l'Inca in persona o altri personaggi di altissimo rango dell'aristocrazia religiosa di Cusco.
Si ritiene, in base ai reperti di vario tipo trovati e alla destinazione delle strutture, che la popolazione del sito arrivasse a poco più di un migliaio di persone e che la popolazione femminile costituisse l'80% del totale. Ciò è dovuto dalla tipologia dei resti umani rinvenuta ed è un buon supporto alla teoria che qui fosse presente un'importante Aqllawasi (casa delle donne scelte), convento delle donne scelte tra le più belle e virtuose, destinate a essere spose del dio Sole.

 Fig. 6 Vista del Torreòn e del Cerro Pitucusi

In realtà spose dell'Inca, considerando che era ritenuto figlio del Sole e pertanto l'impersonificazione vivente del Dio. Era normale che il sovrano avesse centinaia di concubine, la storia ci riporta che l'ultimo vero e grande imperatore Wayna Qapak, padre di Atawallpa e di Waskar, godeva dei favori di più di 400 giovani concubine. La sposa principale però doveva sempre essere una sorella, in modo da garantire la purezza del sangue "solare" che secondo la tradizione possedevano, e l'erede al trono sempre doveva essere figlio dell'Inca e della propria sorella.

 Fig. 7 Torreòn e Chakana all'entrata della tomba

Per finire ai giorni nostri ancora non si conosce con certezza il motivo che portò allo spopolamento dell'insediamento oggi conosciuto come Machu Picchu. Si fanno ipotesi che rispondono ad alcuni percorsi logici: quello di una terribile epidemia che costrinse gli abitanti ad abbandonare repentinamente la città costruita in una zona umida e infestata da diverse tipologie di insetti.


Fino alle prime decadi del secolo scorso nella zona c'erano epidemie di malaria. Una seconda possibilità fu che alla morte del sovrano che ne ordinò la costruzione, la città venne abbandonata e vietata, visto che non poteva essere destinata a panaka (1) data la sua incompletezza. Altra ipotesi che gli Antis, nazione nemica degli Incas e che proveniva dalla selva, siano riusciti a raggiungere e superare i baluardi di Machu Picchu, dove si svolse una cruenta battaglia, cosa che determinò l'insicurezza della città che in seguito fu abbandonata, vietata e dimenticata fino ai primi anni del secolo scorso.

 Fig. 8 Porta di ingresso Torreòn lato interno

Descrizione del sito
Al giorno d'oggi ciò che resta e costituisce quello che conosciamo come la città di Machu Picchu, è diviso in due settori principali: la Zona Agricola e il Settore Urbano, nomi assegnati dallo scopritore Hiram Bingham in base ai ritrovamenti e agli studi architettonici e strutturali.

La Zona Agricola è il primo settore che si incontra entrando alle rovine provenendo dalla piazzola terminale del percorso Aguas CalientesHotel Turistas. Qui s'incontrano "andenes" (terrazzamenti) abbastanza estesi e sono una parte di quelli che esistono, ma ancora coperti di fitta vegetazione tropicale. Nella parte più alta di questi terrazzamenti al bordo di una spianatina si incontra una piccola abitazione costituita da solo tre pareti, tipica wayrana (2), e conosciuta col nome di "Posto di Vigilanza". (Fig. 1)
è un passaggio obbligatorio per entrare nel Santuario provenendo dall'Inka Trail.

 Fig. 9 Piazza Sacra, sulla destra il tempio delle tre finestre


Il luogo è strategico, la vista è eccezionale. Da qui si può osservare il canyon dove scorre il rio Urubamba in due tratti differenti: prima e dopo l'ampio tratto che bordeggia tutto attorno il perimetro del massiccio roccioso di Huayna Picchu. A una vista acuta non può sfuggire nulla di quanto accade laggiù a 500 metri più in basso. Si trova al limite della zona nota col nome di "Cimitero Superiore", l'altimetro segna 2.445 mt.

 Fig. 10 Tempio delle tre finestre, in primo piano la pietra del sacrificio o altare

A una ventina di passi verso sud si trova la famosa "Roccia Funeraria" (Fig. 2), in un luogo appropriato per la mocha (3) e altre funzioni rituali dedicate al Sole, alla Lunas e alle Stelle.

è una roccia sciolta di notevoli dimensioni, di altezza prossima a 1,50 mt, collocata intenzionalmente, con un ripiano superiore piatto a mò di altare, lavorata in tutto il suo contorno con incavi cabalistici e presentante i rituali 4 gradini. Questa roccia potrebbe essere stata usata come supporto per sacrifici umani o di animali oppure come tavolo nel processo di imbalsamazione.

 Fig. 11 Tempio delle tre finestre, lato esterno sulla Piazza Principale


Altro uso potrebbe essere stato quello dell'osservazione solare, visto che nel solstizio d'inverno potrebbe esserci una relazione tra la posizione del sole, la roccia e Intipunku (porta del sole), portale d'ingresso alla zona del Santuario, circa 1 km più a sud.
Della zona agricola fa parte il già citato Cimitero Superiore e il "Gruppo delle dieci stanze", forse una specie di Tambo per albergare gruppi di persone, anche se la presenza di 10 grandi vani porta aperti (e non chiudibili, visto che non conoscevano né vetro nè battenti ) non depongono a favore di questa interpretazione. In ogni caso con i suoi 2.500 mt. di altezza slm è la costruzione a quota più alta di tutto il complesso di Machu Picchu.

 Fig. 12 La piramidi terrazzata tronca dell'Intiwatana

Per passare dal Settore Agricolo al Settore
Urbano dobbiamo oltrepassare il grande "Fosso Secco" (Fig. 3) che fu costruito per fare come da barriera fra i due settori, quasi un sistema di sicurezza e protezione ulteriore per la nobiltà scelta che lì viveva. Il fosso presenta una forte inclinazione, una profondità di circa un metro e mezzo e una larghezza di circa 3 metri.
Il sito di Machu Picchu presenta a est, ovest e nord bastioni naturali, quali gli strapiombi tutto attorno, che lo difendono naturalmente in caso di difesa. Dal lato sud che non presentava una simile caratteristica, i costruìtori "copiarono" la natura riproponendo nel fosso secco il corso del sottostante Rio Urubamba, mentre la muraglia è la rappresentazione simbolica dei barrancos o precipizi che attorniano altrove la montagna.

 Fig. 13 Intiwatana visto dal lato est

Oltre il Fosso Secco, la grande scalinata, la lunga muraglia e la porta principale di accesso alla città, eccoci nel Settore Urbano.

Avanzando un centinaio di metri incontreremo sulla destra con esposizione ad oriente la "Scalinata delle 16 Fonti Liturgiche" (Fig. 4 e 5). Da ricordare che l'elemento Acqua nell'Incario fu sempre considerato una specie di divinità e dappertutto si trovavano fonti e vasche sacre. La principale di queste fonti si trova davanti a una costruzione di tipo Wayrana, simile a quella del posto di vigilanza. Si suppone che avesse la funzione di piccolo centro cerimoniale dove probabilmente il Willaq Uma (Sommo Sacerdote) sovrintendeva a riti e cerimonie di adorazione dell'acqua. Anticamente l'acqua che alimentava queste fonti, e tutta la città del suo bisogno idrico, proveniva da condutture sotterranee segrete che prelevavano l'elemento dal cerro Machu Picchu che domina tutto il complesso coi suoi 3.050 mt.

 Fig. 14 Sistema di osservazione riflessa con specchio ad acqua

Vicino c'è il "Tempio del Sole" o "Torreòn" situato nel Quartiere (barrio) Militare (Fig. 6).
L'entrata a questo complesso si effettua attraverso una bellissima porta a doppio stipite, dotata nella parte interna di un sistema litico di bloccaggio (Fig. 8) della porta in paletti di legno, tipo di chiusura simile a quello della porta principale di accesso alla città. Il Torreon è costruito sopra una grossa roccia già "in situ" e presenta una pianta in cui compare un elemento di parete semicircolare o ellittico, cosa assai rara nell'architettura inca e che richiama il Qoricancha in Cusco, Ingapirca in Equador e pochissimi altri esempi. Si ritiene che fosse un osservatorio solare, visto che da una finestra si può fissare il solstizio d'inverno mediante l'ombra proiettata nella misteriosa roccia centrale, che forse serviva da altare per sacrifici di animali e predizioni del futuro oltre al versamento di chicha (4), durante le libagioni in onore di Inti, il Sole padre dell'Inca. Le pareti all'interno presentano nicchie trapezoidali dove si ponevano offerte o idoli.

 Fig. 15 Piazza Principale all'alba vista dall'Inka Trail

Si pensa che il tetto fosse a forma conica, a similitudine di quello delle due torri della piazza di Cusco. Nella parte inferiore esterna si trova la "Tomba Reale" (Fig. 7), scavata all'interno e presentante numerosi riferimenti cabalistici alla cosmogonia e al "percorso religioso" andino, in primis il simbolismo della chakana (5), o croce a scala andina (cruz escalonada).

 Fig. 16 La stanza dei mortai

Risalendo la "Scalinata Settentrionale", quasi parallela a quella delle Fonti, ci troviamo nel complesso del Gruppo Sacro o "Piazza Sacra" (Fig. 9), dove si svolgevano le principali cerimonie magicoreligiose e dove si può osservare che lo stile di costruzione del "Tempio principale" è quello Inca Imperiale. Costruito in granito bianco, misura 10 metri di larghezza x 8 di profondità. Lo caratterizzano grandi blocchi di pietra tagliati in forma rettangolare, forse non fu mai ultimato. Un'altra costruzione chiude un lato della piazza: il "Tempio delle Tre Finestre" (Fig. 10 e 11), misura 12 metri x 5 e nella sua costruzione si può osservare lo stile poligonale. Una grande pietra lavorata e piana nella parte superiore viene chiamata "Altare del Sacrificio". Si ignora quale fosse la divinità adorata in questo gruppo sacro, anche se si propende per Wiracocha. Le tre finestre del Tempio non possono non richiamare le mitiche tre finestre da cui, secondo la leggenda, uscirono i fratelli Ayar, i figli del Sole, iniziatori della stirpe inca.

 Fig. 17 Particolare di mortaio con funzione di specchio ad aqua

Partendo dalla Piazza Sacra inizia la scalinata di 78 gradini che porta al settore "Intiwatana" (Fig. 12), che visto da lontano assomiglia a una tronca piramide irregolare a gradoni, che Hiram Bingham chiamò Cerro Sagrado. Probabilmente i terrazzamenti che contornano questo gruppo non furono mai usati a scopo agricolo, ma di adorno con piante floreali, vista la finalità stessa e la funzione del complesso petreo che si erge nella spianata. Il nome "Intiwatana" per definire questo tipo di pietre destinate a uso esoterico/astronomico si traduce come "luogo dove si lega il sole". Il giorno in cui il sole si trova più lontano dalla terra, che corrisponde nell'emisfero sud col solstizio d'inverno del 21 giugno, si festeggiava, in tutto il Tawantinsuyo, la Festa del Sole o Inti Raymi: Le preghiere e le invocazioni dei sacerdoti rivolte al Padre Sole avevano la finalità di convincerlo a tornare indietro sul suo percorso e a non allontanarsi più. Comunque è certo che questo complesso gnomone petreo (Fig. 13)

 Fig. 18 Tempio del Condor, ali spiegate in alto e collo e testa protesi in avanti
veniva usato in chiave astronomica osservando le varie proiezioni della sua ombra, e rappresentava un importante asse cosmico nel rapporto religioso tra l'uomo inca e la divinità. La presenza di concavità tutto attorno, riempite d'acqua così da trasformarle in specchi riflettenti, permettevano una comoda visione indiretta anche solare (Fig. 14).

Scendendo si incontra la "Piazza Principale" (Fig. 15), lo spazio all'aperto in piano più grande che si possa incontrare nella cittadella. Qui forse si svolgevano cerimonie alla presenza di una relativa moltitudine e forse anche la cerimonia dell'Inti Raymi. Al centro di questa piazza esisteva originariamente un monolito sacro. Tutto attorno una serie di andenes a scalare, piazzole discendenti, prive di funzione agricola, realizzate col solo scopo di poter ottenere terreno piano nella topografia così irregolare di Machu Picchu.

 Fig. 19 Particolare della testa del Condor e del suo collare di piume bianche

Nel quartiere industriale a oriente incontriamo il "Gruppo dei Mortai" (Fig. 16), si tratta di una costruzione che presenta al suo interno, a livello del terreno, due concavità circolari a mortaio scavate nella roccia già esistente "in situ". Potrebbero costituire le basi di appoggio di due travi verticali per il sostentamento della struttura del tetto, ma la mancanza di riscontri sulle pareti esterne può far pensare alla pratica degli specchi riflettenti ad acqua per l'osservazione stellare (Fig. 17). Avanzata anche l'ipotesi di contenitori per la chicha sacra, lì conservata in occasione di una qualche particolare cerimonia.
Vicino incontriamo il settore più enigmatico di Machu Picchu, quello del "Tempio del Condor" (Fig. 18), due grandi rocce dalla forma particolare rappresentano un condor in atto di atterrare, mentre in un'altra roccia in situ e al suolo ne è rappresentato il resto del corpo, la testa con becco e il collare di piume bianco attorno al collo (Fig. 19). Indubbiamente ci troviamo di fronte a un luogo sacro appositamente costruito per rendere culto al Condor, uno dei tre animali sacri andini assieme al Puma e al Serpente, e qui forse si svolsero funzioni altamente rituali.
Dobbiamo ritornare alla Piazza Principale per prendere la direzione del sentiero che ci porterà in circa una ora di camminata sulla vetta di Wayna Picchu, quasi in verticale 300 metri più su.

 Fig. 20 La Roccia Sacra, il suo profile segue quello delle cime all'orizzonte

Ed è proprio all'inizio del sentiero, all'estremo nord della cittadella sacra, che ci imbattiamo in quello che rappresenta l'ultimo complesso che visitiamo, la "Roccia Sacra" (Fig. 20). E' una grossa roccia di 3 metri di altezza e 7 di lunghezza che nell'irregolarità del suo profilo riproduce l'andamento della linea dell'orizzonte della Cordigliera. Si ritiene, date le caratteristiche di questo gruppo architettonico, che qui si svolgessero funzioni rituali alla
Pachamama o Madre Terra.
Curioso il fatto che sul piedistallo alla base della Roccia Sacra, Hiram Bingham, lo scopritore di Machu Picchu, in quell'indimenticabile luglio 1911, trovò un graffito che riportava la seguente scritta "A. Lizarraga 1901". Dieci anni prima di quel giorno...


Note:
(1) Panaca/Panaka: gruppo parentelare formato dai discendenti del Sapa Inca (l'Inca Sovrano), ad eccezione dell'erede legittimo al trono, che fondava la propria panaka.
(2) Wayrana (quechua): tipica costruzione in stile inca con solo tre pareti. Un tipo di costruzione simile a questo ma di dimensioni assai più imponenti, a volte con lati aperti, più adatta al ricovero di truppe o per grandi riunioni, si chiamava Kallanka.
(3) Mocha (quechua): bacio. Famoso il tipo di bacio che gli Inca indirizzavano al dio sole appoggiando il palmo delle mani alle labbra e poi con movimenti particolari le dirigevano verso la divinità soffiando su di esse.
(4) Chicha (quechua): bevanda fermentata di mais, alcolica, birra di mais. Letteralmente: chi: con e chal: sputo. Veniva prodotta nelle Accllawasi in grandissime quantità proprio per le funzioni e feste religiose. Incaricate di ciò erano le acclas, vergini prescelte.
(5) Chakana (quechua): la costellazione della Croce del Sud, simbolo base di tutta la cosmovisione andina; per estensione la croce o quadrato andino.

di Gianni Ceccarello
gianni.ceccarello@tin.it