

Ho raccolto recentemente una storia per me nuova e molto intrigante:
un viaggio che sarebbe stato affrontato da una flotta egiziana,
con la ciurma composta di marinai cirenei (benghasini, diremmo noi
oggi), sotto il comando del capitano Rata e di un navigatore di
nome Maui, verso il 232 a.C., all'epoca del faraone alessandrino
Tolomeo III, e dietro stimolo del grande scienziato Eratostene,
al fine di compiere la circumnavigazione del globo terrestre.
Nel 232 a.C., il capitano Rata ed il navigatore Maui sarebbero partiti
dall'Egitto con una flotta, su istruzioni di Eratostene - e Maui
avrebbe lasciato la testimonianza di ciò, incisa sulle lontane
rocce del Pacifico. Si trattava di grandi navi, una vera e propria
"missione di colonizzazione", destinata a viaggiare a
lungo. Come si usava all'epoca, quando raggiungevano una terra nella
stagione della semina, i naviganti si stabilivano in quel luogo
sino al raccolto successivo, in modo da vivere dei prodotti del
suolo. Inoltre, essi lasciavano qua e là non soltanto tracce
della propria cultura (linguistica e materiale), ma anche una traccia
genetica, grazie a piccoli gruppi di navigatori che si fermavano
in diversi luoghi.
Secondo i sostenitori di tale tesi, la spedizione viaggiò
verso Est, in una lunga serie di tappe, attraverso l'Oceano Indiano
e l'Oceano Pacifico, sino a raggiungere la costa americana, che
non si riusciva a doppiare. Quindi percorse le coste americane da
nord a sud, per 4000 miglia (circa 7000 km), probabilmente dalla
Baja California (a Nord, alla latitudine del Tropico del Cancro),
sino all'attuale Cile (33°S), alla ricerca d'un passaggio verso
est che permettesse di proseguire il viaggio. Vi è anche
chi ha ipotizzato l'esistenza di un'antica carta, in cui appariva
un passaggio navigabile nel Centro America, in corrispondenza dell'istmo
del Darien, all'altezza del Lago di Managua.
Memorie della spedizione sarebbero: i dipinti delle Grotte dei Navigatori,
nella baia di McCluer, presso Sosora, in Irian Jaya (Nuova Guinea
occidentale) ed i graffiti ritrovati nell'isola di Wamera (Wamerei),
sempre in prossimità della costa sud-occidentale della Nuova
Guinea, che raffigurerebbero mappe celesti, con l'indicazione di
uno strumento (tanawa) usato per la misurazione della longitudine.
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Ritratto fotografico di Barry Fell. |
Un altro graffito in memoria della spedizione di Rata e Maui sarebbe
stato ritrovato sulle alture circostanti Santiago del Cile. Su quelle
montagne, verso il 231 o 230 a.C., Maui avrebbe inciso in una grotta
la memoria del proprio passaggio, per rivendicare all'Egitto il
possesso delle coste dell'America che la sua spedizione aveva toccato.
Sembra quindi che la spedizione, non trovando un passaggio verso
oriente, decidesse di ritornare ad ovest, verso l'isola di Pasqua.
Qui un gruppo si sarebbe fermato, ed avrebbe costruito i Moai, mentre
gli altri si diressero verso la Nuova Zelanda, dove ci sono i Maori
(nome che può essere derivato da "Mauri, Mori",
così come talune delle loro usanze, in particolare i tatuaggi
sul volto e sul corpo).
Gli abitanti della Cirenaica erano rinomati come navigatori, ma
la spedizione non ritornò mai in Egitto, a causa di diversi
naufragi, uno dei quali occorse sull'isola di Pitcairn (resa celebre,
molti secoli dopo, dall'ammutinamento del Bounty). Qui si trova
un'altra delle iscrizioni che conservano le tracce della "spedizione
di Rata e Maui", secondo gli studiosi moderni che hanno lavorato
su tale impresa.
La spedizione capeggiata da Rata e da Maui, con lo scopo di circumnavigare
il globo, naufragò infine sulle coste dell'Australia, dove
gli ultimi superstiti si stabilirono; non avendo più ricevuto
notizie, in Egitto tutti pensarono che ciò fosse imputabile
al fatto che la Terra fosse piatta. Ciò provocò la
caduta in disgrazia di Eratostene, che doveva aver promosso la spedizione,
ed un radicale cambiamento nella visione cosmologica: da allora,
per secoli, la teoria ufficiale sostenne che la Terra dovesse essere
piatta.
Prove del tentativo di circumnavigazione sarebbero il ritrovamento
in Australia ed in Cile di iscrizioni databili ad un periodo anteriore
alla nascita di Cristo, con caratteri e lingua di chiara derivazione
egiziana o - per meglio dire - libico-berbera, poiché tale
era il gruppo etnico dei marinai, originari della Cirenaica. In
Polinesia la divinità del sole si chiama Ra, come in Egitto.
Rata e Maui sono gli eroi primigeni nelle leggende di gran parte
delle popolazioni della Polinesia.
All'udire tutto ciò, il primo impulso è stato quello
di muovermi alla ricerca delle fonti, sulla base degli indizi riferiti,
per identificare i tempi, le persone, i metodi, i modi della ricerca
che avesse condotto a tali risultati storici.
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Il disegno della tanawa di Maui, in un graffito scoperto nelle Grotte dei Navigatori a Sosorra, nell'Irian Jaya (Nuova Guinea Occidentale) Da: B. FELL, America B.C., New York, 1976. |
Barry Fell
In effetti, non si tratta d'una "nuova scoperta",
ma di un'ipotesi risalente ai primi anni '70, dovuta al professore
anglo-americano (naturalizzato neozelandese) Barry Fell, che insegnava
biologia marina all'Università di Harvard. Il viaggio di
Maui e Rata è stato richiamato all'interesse più ampio
dei "cercatori di misteri" nell'ottobre 1998 da John Chappell,
direttore della Natural Philosophy Alliance, che aveva ascoltato
alcune conferenze di Fell a Harvard nel 1975. Chi era Fell?
Gli accademici disprezzano gli "inseguitori di tratti",
ossia gli epigrafisti e gli archeologi dilettanti, estranei al mondo
accademico riconosciuto, perché li ritengono dediti al culto
della loro ricerca e troppo attaccati alle proprie ipotesi, senza
rispetto per l'intero sistema delle "teorie costituite".
Il più famoso di loro è forse stato Barry Fell. Nato
in Inghilterra e cresciuto in Nuova Zelanda, Howard Barraclough
Fell (1917-1994), meglio conosciuto come Barry, ha avuto un'enorme
influenza sui "cercatori di misteri" degli Stati Uniti.
Howard Barraclough ("Barry") Fell nacque il 6 giugno 1917
a Lewes nel Sussex, in Inghilterra, e morì per un attacco
cardiaco a San Diego, in California, il 21 aprile 1994. Il suo bisnonno,
John Barraclough Fell, era ingegnere e inventò la macchina
"Fell", di concezione rivoluzionaria, capace di superare
ripidi pendii. Suo padre, Howard Barraclough Towne Fell, rispettato
mercante marittimo, morì in un incendio navale a soli 33
anni, quando Barry aveva solo sei mesi. Sua madre, Elsie Martha
Fell, diventata vedova, si trasferì nella Nuova Zelanda,
a Wellington, dove diventò una donna d'affari di successo.
Ella scrisse anche e pubblicò poesie. Barry giunse così
in Nuova Zelanda da bambino, con sua madre, nei primi anni 1920.
Da giovane, Barry conobbe F. Hutchinson di Napier e l'accompagnò
nelle sue escursioni sul campo, intorno alla Baia di Hawkes, in
cerca di fossili e d'altri oggetti di storia naturale. Dopo aver
frequentato il College a Wellington, nel 1935 entrò al Victoria
University College, ove nel 1938 conseguì il diploma in Botanica
con la menzione onorevole di Prima Classe.
Nel 1939 s'iscrisse all'Università in Gran Bretagna. Dal
1941 al febbraio 1946 partecipò alla seconda Guerra Mondiale
nell'Esercito Britannico, arruolato col grado di sottotenente e
dimesso come maggiore. Durante il servizio militare si occupò
anche di studi di crittografia
Barry sposò Renée ("Rene") Clarkson nel
1942; essi ebbero due figli: Roger e Julian, ed una figlia, Veronica.
Ritornò in Nuova Zelanda ed entrò al Dipartimento
di Biologia del Victoria University College, come Senior Lecturer
in Zoologia, sino al 1957, quando fu nominato Professore Associato.
Nel 1964 lasciò la Nuova Zelanda per gli Stati Uniti e divenne
professore di zoologia comparata all'Università di Harvard,
ove visse sino al 1979, quando si pose in pensionamento volontario
per ritirarsi con la moglie Rene a San Diego, California.
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I dipinti rupestri della baia dei Navigatori di Sosorra. In alto, la tanawa ingrandita. Fell decifrò i disegni come un rebus, riportando l'iscrizione: "La Terra appare sottosopra, e le costellazioni di una metà dell'eclittica sono rivolte verso sud, mentre le altre sono in ascendente. Questa è la tanawa di Maui". (Disegno di M. MAKOWSKI, in "The Epigraphic Society Occasional Publications", vol. 32, n. 29, Feb. 1975). |
Barry Fell fu uno straordinario linguista; sin dagli anni degli
studi imparò a leggere e scrivere in maori, latino, francese,
tedesco, greco antico e moderno. Durante un periodo trascorso ad
Edimburgo imparò il danese in modo talmente approfondito
da diventarne lettore, e trascorse del tempo sulla costa nord-occidentale
della Scozia per imparare il gaelico. In seguito acquisì
una capacità di lavoro in russo, sanscrito, nei geroglifici
egizi e in oltre una dozzina di lingue di Africa, Asia ed America.
Fell iniziò con una discreta conoscenza del latino, del greco
e delle lingue celtiche. Per ogni altra lingua fu un autodidatta.
Cominciò ad interessarsi alla diffusione delle razze umane,
muovendo dalle migrazioni delle specie marine, attraverso lo studio
della diffusione delle lingue. Cominciò dall'universo dei
Polinesiani e arrivò a concludere che diverse culture, provenienti
dall'Europa e dall'Africa, fossero giunte nel Nuovo Mondo molto
prima di Colombo.
I suoi interessi per l'epigrafia (studio delle iscrizioni) lo fecero
definire dai suoi seguaci come "il maggior linguista del ventesimo
secolo" e dagli scettici come "uno pseudo-scienziato che
si promuoveva da solo e che rischiò di rovinare più
d'un secolo di attenti progressi nelle ricerche archeologiche ed
antropologiche". Nessuna delle due convinzioni è del
tutto vera.
Verso il 1973, quando era ancora lettore di biologia marina a Harvard,
i suoi multipli interessi per la numismatica, le lingue e la distribuzione
degli animali lo spinsero a spostare la propria attenzione verso
le antiche culture, iscrizioni ed incisioni su legno o pietra (epigrafia).
Benché su tali argomenti sia sempre esistita un'esclusiva
chiusura degli ambienti ufficiali, l'Università di Harvard
scelse di tollerare il quasi improvviso abbandono da parte di Barry
delle ricerche sugli echinodermi per dedicarsi ai nuovi interessi.
Dedicò un grande impegno anche all'epigrafia, approfittando
delle importanti risorse che la biblioteca di Harvard offriva sulle
"lingue ignote" e sui loro sistemi di scrittura. Uno dei
molti misteri era costituito da strane iscrizioni presenti nelle
isole della Polinesia, dalle Hawaii alla Nuova Zelanda. A Harvard
aveva a disposizione importanti collezioni di tavolette scritte
e di simili oggetti, in particolare quella della Smithsonian Institution,
e poteva sfruttare gli strumenti informatici per tradurre scritture
antiche, sino allora misteriose.
Al principio degli anni Settanta, Barry Fell pubblicò la
propria decifrazione di alcune iscrizioni trovate nelle isole del
Pacifico e nell'Irian Jaya, la metà occidentale della Nuova
Guinea, appartenente all'Indonesia. Fell stabilì che le iscrizioni
fossero scritte in un dialetto libico, usato nelle zone occidentale
dei domini dell'antico Egitto, e che da tale dialetto fosse derivata
la lingua maori, parlata dagli isolani della Polinesia. La più
antica delle iscrizioni, ritrovata nelle "Grotte dei Navigatori"
in Irian Jaya, fu da lui datata al 232 a.C.
I vasti interessi di Fell, ed il completo rigetto delle sue scoperte
da parte dell'apparato conservatore, lo spinsero a fondare nel 1974
la Epigraphic Society, di cui fu il primo Presidente, per garantire
una possibilità di edizione ai suoi scritti. Gli giunsero
richieste d'iscrizioni e d'informazioni da tutto il mondo. L'Associazione
esiste tuttora e pubblica studi di epigrafisti, geografi, archeologi
e dilettanti interessati a tali argomenti.
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L'interpretazione data da Barry Fell dei graffiti dell'isola di Wamera (Wamerei). |
Barry Fell pubblicava i propri lavori soprattutto sulla rivista
della sua associazione, "The Polynesian Epigraphic Society
Occasional Publications", con i numeri monografici "The
Epigraphic Society Occasional Papers" (ESOP). Le Occasional
Publications della Società Epigrafica sono la fonte della
stupefacente storia di cui stiamo parlando. In Nuova Zelanda, le
opere di Fell sui Maori, e la sua spettacolare traduzione dei graffiti
delle Grotte dei Navigatori, non suscitarono più l'attenzione
ed il clamore che avevano provocato in America.
Negli anni Settanta alcuni gruppi di ricerca etnografica, basati
presso l'Università di Harvard e gravitanti intorno a Barry
Fell, sostennero che la lingua delle antiche iscrizioni, trovate
nelle isole del Pacifico, fosse un misto di termini originari della
Cirenaica e di termini delle lingue polinesiane (come la lingua
malay). Si trovavano anche tracce dravidiche e di altre lingue della
regione. Fell intendeva dimostrare l'esistenza d'un antico contatto
tra i popoli nordafricani (Fenici o Cartaginesi), le loro rotte
di traffico e la loro influenza culturale e le culture polinesiane,
e in particolare credette d'identificare una similitudine tra la
lingua dei Maori (parlata nella Nuova Zelanda) e quella berbera
della Cirenaica.
A questo periodo risale la "decifrazione" delle iscrizioni
della "Grotta dei Navigatori", situata nella Nuova Guinea
Occidentale. Dal collegamento tra diverse iscrizioni rupestri trovate
nelle isole del Pacifico, nella Nuova Guinea occidentale e a Santiago
del Cile, e decifrate da Fell, alcuni ricercatori americani hanno
tratto la storia di una flotta egiziana che verso il 232 a.C., sotto
il regno di Tolomeo III, avrebbe affrontato una missione di circumnavigazione
del globo.
La ricostruzione narra che le sei navi salparono da un porto della
Cirenaica sotto il comando del capitano Rata e del navigatore Maui,
amico dell'astronomo Eratostene (ca. 275-194 a.C.), direttore della
celebre biblioteca d'Alessandria, risalirono un tratto di Nilo,
poi si portarono nel Mar Rosso tramite il canale navigabile dei
Faraoni e si avviarono verso oriente, lungo il Mar Rosso, l'Oceano
Indiano, l'Indonesia e l'Oceano Pacifico. Le iscrizioni di Maui,
secondo le decifrazioni compiute negli anni '70 da Barry Fell, indicherebbero
che la spedizione intendeva dimostrare il teorema di Eratostene
(ossia che la Terra fosse rotonda, con la circonferenza di circa
24.500 miglia).
Fell impiegò otto anni per dimostrare che le iscrizioni polinesiane
non erano dei rompicapo senza senso, come sostenevano gli altri
esperti, ma "una forma scritta della lingua polinesiana, i
cui testi potrebbero forse risolvere lo sconcertante quesito di
come le piante e gli animali domestici possano avere raggiunto la
Polinesia dall'America e dall'Asia".
Fell aveva riflettuto a lungo sul fatto che le centinaia d' iscrizioni
sparse sulle rocce e nelle grotte nelle Isole del Pacifico avessero
caratteri simili, benché si trovassero su isole distanti
tra loro migliaia di chilometri, ed era rimasto impressionato da
un'affermazione del professore di zoologia che aveva avuto in Nuova
Zelanda, il quale gli aveva fatto osservare le similitudini tra
la moderna lingua dei Maori e le lingue classiche dell'area mediterranea.
Fell scrisse: "Cominciano ad apparirmi lettere con forme riconoscibili
e parole". Egli poté approfittare dell'ambiente accademico
di Harvard, noto per la sua "libertà intellettuale",
e coinvolse nella ricerca i propri compatrioti, inclusi gli studenti.
Scrisse: "Credo che in nessun luogo si possa trovare un ambiente
più favorevole per risolvere questo problema".
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Nei graffiti dell'isola di Wamera, Fell riconosce le costellazioni dell'Ariete (1), del Toro (2), del Triangolo (3) e di Perseo (4). Egli legge le scritte nell'antica lingua Maori e le traduce come segue: Za ga-za za-hu = lo Zodiaco a testa in giù; Da-za sha-o = primo nodo; Sha-za = testa del Bufalo. |
Tra le iscrizioni in lingua maori, Fell affermò che: "più
antica è un'iscrizione, più il suo linguaggio corrisponde
a quel misto di greco e di egiziano che un tempo si doveva parlare
nel Nord Africa, dopo che Alessandro Magno conquistò l'Egitto".
Si dichiarò convinto che la più antica di quelle iscrizioni
fosse scritta in antico libico, "un dialetto dell'egiziano
parlato da quei pescatori di pelle scura, che i Greci chiamavano
Mauri".
Alcune delle circa 1.500 iscrizioni conosciute erano bilingui, col
latino o il punico come seconda lingua (si tratta d'iscrizioni tombali,
in Algeria e Tunisia), e potevano fornire chiavi di interpretazione.
In generale, le iscrizioni presentavano caratteri alfabetici, senza
vocali (come l'Ebreo e l'Arabo). Fell sapeva riconoscere le radici
di alcune parole in Egiziano e in Polinesiano standard. In alcuni
casi, se si sostituivano le lettere con le loro corrispondenti dell'antico
Egiziano, si riusciva a dare loro un senso in quell'antica lingua.
Si può capire come Fell lavorasse a questo puzzle dall'esempio
della sua traduzione e del confronto con l'alfabeto Maori, presentato
nelle figure.
Ben presto Barry s'immerse totalmente nell'epigrafia ed accumulò
una conoscenza enciclopedica in tale campo, pubblicando tre libri
controversi ma di gran diffusione sulle migrazioni umane pre-colombiane
dall'Europa verso il Nord America. Ricevette un grande aiuto alle
sue ricerche dalla moglie Rene. Non solo i suoi libri aprirono un
gran dibattito e stimolarono molte critiche, in particolare negli
Stati Uniti, e sollecitarono anche l'invio di una gran quantità
di materiale epigrafico da tutto il mondo, che gli permise di portare
avanti le sue ricerche.
La prima incursione di Fell nel campo dell'epigrafia era stata uno
studio di petroglifi polinesiani pubblicato nel 1940, ma fu il suo
libro America B.C. (1976) a farlo conoscere al vasto pubblico. In
esso, sosteneva che esistevano numerosi esempi di scritte del Vecchio
Mondo, che si potevano rintracciare sulla superficie di rocce e
di oggetti, dappertutto, in America del Nord e del Sud.
Nel suo primo libro, America B.C. (1976), Fell pose le basi per
la sua nuova ed innovatrice storia del mondo. Si conquistò
un gruppo di seguaci e fondò la Società Epigrafica
d'America. Chiamata in origine Società Epigrafica Polinesiana,
nel cambio del nome riflesse lo scopo più ampio che Fell
ed i suoi colleghi si proponevano. L'unica evidenza su cui si basava
includeva iscrizioni ritrovate su pareti, bastoni e pietre.
America B.C. sconvolse le tradizionali discipline dell'archeologia,
dell'epigrafia, e della storia antica (solo per citarne alcune).
Ancora oggi è considerata un'eresia accademica l'adesione
alle idee di Fell, e la sua partenza da Harvard nel 1977 non avvenne
in forma amichevole. Benché egli avesse suscitato ad Harvard
un'enorme eccitazione, le sue idee sconvolsero l'ambiente accademico
in maniera esagerata. Molti criticarono i suoi metodi e l'attaccarono,
ma il principale argomento usato contro di lui rimase sempre quello
che volesse andare contro le idee correnti
Seguì il secondo libro, Saga America (1980), in cui propose
l'identificazione di scritte e di lingue, che includevano l'arabo,
ed altri alfabeti, e di mappe e zodiaci. Nel terzo libro, Bronze
Age America (1982), Fell si concentrò sul riconoscimento
di testi scandinavi dell'"età del bronzo", duemila
anni più antichi di qualsiasi iscrizione runica esistente
in Europa, a Peterborough, Ontario (Canada). Pubblicò anche
saggi di sue originali interpretazioni del Disco di Festo e della
scrittura Rongo-Rongo dell'Isola di Pasqua, così come un'identificazione
dell'etrusco con la lingua degli ittiti. Secondo Barry Fell, vi
furono numerosi contatti pre-colombiani tra l'Europa, l'Africa e
l'Asia ed il Nuovo Mondo sino ad almeno tremila anni prima delle
date ufficialmente riconosciute; nessuno di tali contatti(salvo
la spedizione di Leif Ericsson) sarebbe rimasto registrato nelle
cronache del Vecchio Mondo.
Nel 1978 Barry fu Visiting Professor all'Università di Tripoli,
dove fu acclamato come un eroe nazionale per la sua dimostrazione
di come si potessero tradurre in arabo gli antichi caratteri e le
iscrizioni funerarie; nel 1980 ricevete il Premio Tripoli per la
storia araba. Per di più, dichiarò di aver dimostrato
la diffusa colonizzazione pre-colombiana del Nord America da parte
del Nord Africa e dell'Europa - il che provocò la maggior
parte delle critiche che gli furono rivolte. In riconoscimento del
suo lavoro, Barry fu decorato con l'Honorary Fellowships e fu premiato
da associazioni scientifiche degli Stati Uniti, dell'Europa, dell'Africa
e della Polinesia.
Fondamentalmente, si può sostenere - e a ragione - che Barry
Fell sia stato un vero scienziato. La sua formazione in biologia
marina significava che era capace di ricercare una misura dell'obiettività
in argomenti controversi. Pur tuttavia, le sue dichiarazioni erano
talvolta prive di quei compromessi, di quella circospezione e di
quella cautela che sono ritenuti opportuni negli scritti di archeologia.
Con la sua insistenza nel sostenere interpretazioni controverse,
ottenne spesso l'unico risultato di attirarsi l'ira degli archeologi
ufficiali e di rendere impossibile ogni ragionevole dibattito.
Molti archeologi accademici erano ben più che scettici sulle
affermazioni di Barry Fell: gli erano dichiaratamente ostili. Le
sue dichiarazioni di rigore scientifico potevano valere per la biologia
marina ma, quando giunse ad occuparsi d'interpretazioni archeologiche,
ignorò le normali consuetudini relative all'evidenza ed alla
validità delle prove. Inoltre, le sue pubblicazioni erano
ampiamente indirizzate a non-specialisti; anziché sottoporre
i suoi studi per la pubblicazione a riviste accademiche (procedura
abituale), egli preferiva pubblicare o su libri a grande diffusione
o tramite la Epigraphic Society of North America, un'associazione
che gli avversari identificavano, benché in modo non del
tutto onesto, come composta dai suoi stessi discepoli.
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L'iscrizione dalla caverna cilena, come fu copiata nel 1885 da Karl Stolp. |
Uno dei suoi pochi sostenitori nel mondo accademico, David Kelley
dell'Università di Calgary, fu uno dei primi a riconoscere
che la scrittura Maya era essenzialmente fonetica, e non ideografica.
Egli ammette che la maggior parte degli esempi usati da Fell sono
errori d'interpretazione, ma conclude che egli ha attratto Arriva
persino a sostenere qualcuna delle sue interpretazioni di testi
ogamici, respinte dalla maggior parte degli archeologi ufficiali,
come linee formatesi in modo del tutto naturale sulla superficie
rocciosa, segni di aratri o scarti di fonderie.
Esistono numerosi siti chiave e identificazioni utilizzati da Barry
Fell per sostenere le proprie teorie. Alcuni sono solo scalfiti
superficialmente, come l'iscrizione di Los Lunas o la Pietra di
Bat Creek; altri, come l'identificazione di scritture ogam o arabe
in numerose località, non esistono del tutto.
Benché l'entusiasmo di Fell e la sua gioia nell'applicarsi
al proprio hobby fossero degni di plauso, Fell ha offerto un cattivo
servizio alla comunità archeologica. Stephen Williams ha
sviluppato una serrata critica a Fell nel suo capitolo di Fantastic
Archaeology intitolato "Tales the Rude Monuments Tell".
Williams indica gli errori e le principali scorrettezze identificabili
nei lavori di Fell. Questi si dichiarava certo che dal 3000 a.C.
al 1400 d.C. l'America fosse stata visitata da Iberici, Libici,
Celti, Vichinghi, Egizi, ed avesse ricevuto gli influssi dei Nubiani
e dei Romani. Pensava che a partire dal 500 a.C. si fossero sviluppate
rotte commerciali per l'argento, il rame e le pellicce del Nuovo
Mondo, scambiati con bronzo, piombo, cuoio e stagno. Fell compì
anche gravi errori linguistici, come quello di ritenere che la lingua
zuni possedesse solo 1200 parole registrate. Williams ricorda, in
una nota, che l'editore di Fell era un ornitologo, non un archeologo.
La spedizione di Eratostene
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L'iscrizione della caverna cilena, nella reinterpretazione di Fell. |
Quando si diffuse la voce degli studi di Fell sul viaggio degli
Egizi sino alla terra dei Maori, epigrafisti ed altri studiosi gli
inviarono copie delle iscrizioni che si trovavano nelle Grotte dei
Navigatori a Sosorra, presso il villaggio costiero di Furur, nella
Baia McCluer, Irian Jaya. Uno di coloro che le segnalarono a Fell
fu Ruth K. Hanner delle Hawaii, che ne aveva osservato la similitudine
con scritture egizie. Le iscrizioni rupestri erano state scoperte
negli anni 1937 1938 dalla spedizione di Josef Röder, dell'Istituto
Frobenius dell'Università tedesca di Francoforte. Il gruppo
di Röder compiva ricerche sulle pratiche religiose degli abitanti
del luogo, e fotografò le iscrizioni e i disegni, ma non
seppe decifrarli.
Le grotte di Sosorra sono raggiungibili soltanto dal mare e costituiscono
un richiamo turistico, con la loro atmosfera quasi magica, in una
regione ricca di tali attrattive. Vi si trovano disegni raffiguranti
navi e attrezzature da pesca, soggetti astronomici (lune e soli
nascenti e stelle), dipinti, grafici di navigazione, calcoli, tracciati
con carbone ed ocre colorate e conservati sotto un fine strato di
stalattite. Fell descrive "l'illustrazione di fenomeni celesti
e di strumenti astronomici, come un sostegno a croce, un orologio
solare ad angolo variabile per poterlo utilizzare in diverse latitudini,
uno strumento di calcolo che corregge gli angoli zenitali a seconda
della latitudine, divisori e squadre, carte celesti che mostrano
specifiche costellazioni" e numerosi disegni e dipinti religiosi,
raffiguranti divinità greco-egiziane. Si trova anche qualche
indicazione relativa a miniere d'oro e d'argento.
Fell si accorse che l'iscrizione più importante poteva essere
interpretata come una concisa prova, in parole e disegni, dell'esperimento
attuato da Eratostene a Syene e ad Alessandria per dimostrare che
il mondo è rotondo! L'autore del disegno s'identificava come
Maui e si definiva astronomo e navigatore d'una flotta di sei navi,
comandata da Rata, salpata dall'Egitto verso il 232 a.C., sotto
il regno di Tolomeo III, con la missione di circumnavigare il globo.
Fell datò le raffigurazioni delle Grotte dei Navigatori agli
anni 235 225 a.C., sulla base del fatto che Maui registrò
un'eclissi solare ed una cometa, eventi occorsi nel quindicesimo
anno di regno del Faraone, che coinciderebbero con l'eclissi anulare
del 19 novembre del 232 a.C. L'elegante prova del teorema di Eratostene
è introdotta da Maui come segue: "Questo particolare
teorema fu spiegato a Maui da Eratostene, astronomo della terra
del delta nel Basso Egitto".
Fell suppose che la spedizione fosse stata inviata da Tolomeo III
sia per trovare nuove miniere d'oro per le proprie monete, sia per
dimostrare la "nuova dottrina" proposta da Eratostene.
Sulla base delle traduzioni preliminari sviluppate nel1974, Fell
concluse, col suo gruppo, che il viaggio della flotta al comando
di Rata e Maui fosse stato pianificato da Eratostene, nell'intento
di circumnavigare il globo. Fell ed i suoi collaboratori pensarono
che le correnti del Pacifico avrebbero potuto portare la flotta
dalla Nuova Guinea sino alla regione compresa tra la Baja California
e Panama, da dove le navi potevano essersi dirette a nord o a sud
per trovare un passaggio marittimo tra le masse continentali. Il
gruppo si mise a cercare sulla costa occidentale delle Americhe
iscrizioni, che fossero databili ad anni prossimi al 231 o 230 a.C.
Il 13 novembre 1974 il geografo George F. Carter Sr., professore
alla Texas A&M University, che aveva letto con interesse degli
studi di Fell, gli segnalò alcune antiche iscrizioni che
aveva avuto occasione di studiare, in insediamenti paleolitici in
America. In particolare, un'iscrizione rupestre che aveva trascritto
da una rivista scientifica in tedesco, pubblicata in Cile, da lui
trovata nella sezione "Special Collections" della Biblioteca
Milton S. Eisenhower, presso la Johns Hopkins University di Baltimora,
negli anni 1950, quando egli insegnava in quella sede. L'iscrizione
era stata trascritta nel 1885 da Karl Stolp, il quale durante una
tempesta si era rifugiato in una grotta presso Santiago.
Carter pensava che l'iscrizione fosse simile a quelle polinesiane.
Aveva ragione: quando Fell riuscì a tradurla, nell'iscrizione
di Santiago si lessero una data: "anno 16 del regno",
corrispondente al 231 a.C., ed il nome di Maui.
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Confronto tra gli alfabeti Maori e quelli dell'antica lingua libica e dell'iscrizione trovata in Cile. |
"Attraversavo la catena dei monti Cajon nel1885, quando un'improvvisa
tempesta di neve mi costrinse a cercare rifugio tra le rocce di
un canalone. Io e la mia gente lasciammo i cavalli e cercammo un
riparo in una caverna sul lato sud del canalone. Posta 2000 piedi
(oltre 650 m) al di sopra della valle, quella caverna è molto
difficile da raggiungere ed è raramente visitata dai nativi,
che se ne tengono lontani specialmente a causa dei segni segreti
e degli spiriti che essi dicono siano là presenti. Questo
ci è stato detto da alcuni pastori che vivono nelle vicinanze.
Il tempo avverso, tuttavia, mi costrinse a cercarla, nonostante
la posizione infelice, i segni e gli spiriti. Come ho detto, era
quasi inaccessibile, tra rocce dirupate e pareti a picco. La caverna
rimaneva completamente asciutta con qualunque tempo, come si vedeva
dalla profondità della polvere. Su alcune pareti lisce, strani
segni attiravano immediatamente la curiosità del visitatore.
Non soltanto sulle pareti laterali, ma anche sul soffitto apparivano
molti segni.
Non si capisce come possano essere stati dipinti i segni all'esterno
della caverna, poiché si trovavano in un posto irraggiungibile
anche con una scala a pioli, al di sopra di uno strapiombo, inaccessibile
anche dall'alto. L'unica possibilità era che un tempo esistessero
altre rocce, di fronte a quelle dipinte, dalle quali i dipinti poterono
essere stati realizzati, e che poi si ruppero e caddero nell'abisso.
Come si è detto, la caverna era piena di un alto strato di
polvere, sul quale si camminava. Decisi di esaminarla con maggiore
attenzione e scavai nella polvere, sino a trovare sotto di essa
sette scheletri umani, cinque maschili e due femminili. Ho dato
il campione meglio conservato al Dr. Phillips per il locale museo
nazionale. Alcuni degli scheletri erano così fragili che
caddero in pezzi nelle mie mani.
L'angolo facciale dei crani era mediamente del 75% e lo spessore
della scatola cranica, della fronte e delle pareti era di un centimetro.
Presso gli scheletri si trovavano strumenti rozzamente lavorati
di rafia (non di lana) ed alcuni gioielli di conchiglie.
Gli strani segni che coprivano pietre e pareti della caverna erano
eseguiti nei colori rosso, nero e bianco. L'analisi chimica ha rivelato
che il rosso ed il nero erano ottenuti da argille ricche di ferro
ed il bianco era fatto di caolino o cenere.
Si è posta la domanda: "Quei segni sono di origine india,
o no?" A un primo sguardo si direbbe che essi provengano dalla
terra delle Piramidi, e che qualcuno si sia divertito a decorare
con essi le pareti della caverna. Ma perché? E, soprattutto,
perché in un luogo così inaccessibile? Perché
l'artista sarebbe andato a dipingere quei segni in posti così
rompicollo, che oggi si possono raggiungere soltanto con impalcature
speciali? Il posto è talmente inaccessibile che non sono
riuscito a trovare un posto per riprenderli in modo adeguato con
la mia macchina fotografica. I segni potevano essere stati dipinti
soltanto con i piedi ben saldi al suolo. Di fronte alle rocce doveva
esserci un solido appoggio per gli artisti, che poi è caduto
nell'abisso da secoli, visto che nel burrono crescono molti massicci
cipressi ed alberi del sapone (Quillaja saponaria) di veneranda
età, che sono stati con evidenza danneggiati o distrutti
da frane del terreno.
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Ritratto di Tolomeo III, in una moneta d'oro dell'epoca. Si osservi il tridente, simbolo di Poseidone, re del mare (dal British Museum di Londra). |
Gli scheletri con i gioielli di conchiglie e gli oggetti intrecciati
lasciavano pensare ad una grande antichità, almeno di secoli.
La forma dei crani poteva essere propria solo di una razza di uomini
molto intelligenti, probabilmente gli antenati degli Araucani (abitanti
del Cile e dell'Argentina occidentale). I crani e molte altre ossa
mostravano segni di ferite guarite. I segni sembravano essere stati
fatti con le dita, usando colori minerali provenienti da un altro
luogo, e trasportati qui per l'uso.
La mia opinione, dati il luogo e le condizioni in cui scoprii quei
segni è che essi siano di origine india, benché la
loro forma inconsueta richiami gli antichi Egizi piuttosto che gli
Araucani.
La caverna è detta "la casa pintada", ossia la
casa dipinta.
Altri segni, che non somigliano a quelle descritti, si trovano su
una pietra presso Antofagasta. Sono disegni che a prima vista appaiono
di origine india, come si vede dalle riuscite fotografie di F. San
Roman, direttore della locale sezione geografica e geologica. Dal
confronto con i disegni Huanaco si può determinare che in
tempi antichi, quando furono realizzati i primi disegni, la roccia
fosse in piedi e che in seguito, per l'erosione del terreno sottostante,
essa sia caduta, e che altri disegnatori più tardi abbiano
continuato a decorarla".
Secondo l'interpretazione sviluppata da Barry Fell, I caratteri dell'iscrizione trovata da Karl Stolp sarebbero quelli dell'antica lingua libica, da leggersi alternativamente, una riga da sinistra e l'altra da destra. La lingua sarebbe antico Maori, corrispondente secondo Fell alla lingua parlata in epoca alessandrina sulla costa della Cirenaica, un dialetto dell'antico egiziano. Secondo Fell, i moderni dialetti Maori differiscono dalla lingua parlata da Maui soltanto in alcuni aspetti minori. Diciamo la verità: sarebbe molto attraente la tentazione di organizzare una "crociera" di giovani libici benghasini in Nuova Zelanda, per constatare de visu se essi riescano a farsi comprendere, almeno un po', con le parole della loro lingua madre.
Trascrizione fonetica e traduzione - secondo Fell - del testo della caverna presso Santiago del Cile.
Re Re-su ra ga Ma-wi. Ba re Re-su ta-za Te-te to-
Hi ha-wa tu ta Ta tu-hi-ha.
Re Re-su za-wa da-ba ma-ka. Hi-ge ta Ta tu
Na-za Ta-m'ra Hi-ne Za zara tu ha,
ga-sha-ta-ta IIII { IIIIII } da-ba sha-ta, ra-kha, wa-ra (geroglifico
della montagna)
ka-ta. Ta-he IIIII-ra ni-ta ra-na-pa 16.
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Il cosiddetto "pozzo di Eratostene", presso Assuan. Fotografia del 1914, da H. PAYN, in "The Observatory", vol. 37, London, 1914. |
Ecco la traduzione proposta da Fell:
"Limite meridionale della costa raggiunto da Maui. Questa regione
è il limite meridionale della terra montuosa che il comandante
rivendica, per iscritto, in questo territorio. Egli ha condotto
la flotta verso sud sino a questo limite. Queste terre il navigatore
rivendica al Re d'Egitto ed alla sua Regina e al loro nobile figlio,
per un'estensione di 4.000 miglia, ripida e ricca di montagne, che
si levano alte. 5 agosto dell'anno di regno 16".
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Bassorilievo che mostra una nave da guerra egiziana del
sec. II a.C. (Acropoli di Rodi). Da: The Social and Economic History of the Hellenistic World, The Clarendon Press, Oxford, 1941, vol. II. |
Come si sarebbe concluso il viaggio?
La flotta di Rata e di Maui non ritornò mai in Egitto.
Si ritiene che i marinai inviati dal Faraone, quando non trovarono
un passaggio navigabile attraverso l'America, ritornassero indietro
e riattraversassero il Pacifico. Secondo l'iscrizione, una nave
fece naufragio sull'Isola di Pitcairn.
Fell arrivò a ritenere che Rata, Maui, e gli altri membri
della spedizione (circa 300) fossero diventati i padri fondatori
della Polinesia. Infatti è vero che i nomi di Rata e Maui
compaiono nelle leggende della Polinesia. Inoltre, l'antica lingua
maori libica, con la relativa scrittura, e tutte le loro conoscenze,
divennero il "patrimonio di partenza della Polinesia".
Secondo Fell, in Nuova Zelanda si potevano trovare iscrizioni libiche
"sino al 1450 d.C."
Eratostene e il viaggio di esplorazione di Rata e Maui
La capacità di navigare degli Egiziani e la loro abilità
a compiere viaggi su lunghe distanze sono state datate al 2890 a.C.,
con l'esplorazione della costa africana, lungo il Mar Rosso e l'Oceano
Indiano e addirittura sino al circolo polare. Viaggi alla ricerca
di miniere d'oro, ed anche per colonizzare, interessarono migliaia
di Egiziani, e navi di dimensioni molto grandi (della lunghezza
di 67 metri, secondo una replica trovata in una tomba egiziana).
Perciò, verso il 232 a.C., Rata e Maui potevano avere le
conoscenze per affrontare un viaggio su una lunga distanza.
Essi sapevano da Eratostene che la circonferenza terrestre doveva
misurare 250.000 stadi (circa 40.000 km), e possedevano conoscenze
astronomiche e strumenti per la navigazione. Le loro navi erano
molto grandi. Un viaggio attraverso il Pacifico nel sec. III a.C.
appare quindi possibile.
Per iniziativa egiziana, nell'anno 232 a.C., un gruppo di marinai
sarebbe dunque salpato con una flotta da un porto della Cirenaica
e - dopo avere risalito un tratto del Nilo - avrebbe imboccato il
Mar Rosso attraverso il famoso canale scavato dai Faraoni.
Secondo l'ipotesi di Fell, essi avrebbero toccato una località
dell'attuale Indonesia, ove il navigatore della spedizione, di nome
Maui, incise una memoria graffita e registrò un'eclissi,
sulle pareti della Grotta dei Navigatori. Poi attraversarono l'Oceano
Pacifico e raggiunsero probabilmente l'America Centrale.
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L'esperimento di Eratostene. |
La vita d'Eratostene
Eratostene nacque da famiglia di stirpe greca a Cirene, nell'Africa
del Nord, nel 276 a.C. Tra i suoi maestri vi furono Lisania di Cirene
ed il filosofo Aristone di Chio, allievo di Zenone (il fondatore
della scuola Stoica). Eratostene studiò anche col poeta Callimaco.
Poi viaggiò ad Atene, dove studiò all'Accademia platonica.
Divenne un celebre matematico. Nel 245 a.C. fu invitato in Egitto
ad educare il futuro Faraone (Filopatro, figlio di Tolomeo III Euergete).
La Grande Biblioteca di Alessandria, connessa col Museo e così
chiamata per distinguerla dalla biblioteca "piccola" o
"figlia" del Serapeo, era stata fondata per volere di
Tolomeo I Soter (morto verso il 284 a.C.), che aveva chiamato a
capo della nuova struttura Demetrio Falereo, negli anni 296-295
a.C. La celebre Biblioteca fu poi completata sotto il regno di Tolomeo
II Filadelfo, che nominò Callimaco al rango di Bibliotecario
capo. Alla morte di questi, verso il 240 a.C., Tolomeo III Euergete
nominò Eratostene direttore della Grande Biblioteca, con
quaranta bibliotecari alle sue dipendenze. La Grande Biblioteca
divenne, come è noto, il maggior centro di sapere del mondo
antico, con i 700.000 testi in essa custoditi.
Eratostene raggiunse un notevole potere politico sulla società
egiziana della sua epoca. Fu lui a coniare il termine "filologo".
Grande scienziato, mantenne una corrispondenza con Archimede di
Siracusa (undici anni maggiore di lui, per età), al quale
dedicò due delle proprie opere: "Sul metodo dei teoremi
di meccanica" e "Il problema del bestiame".
Eratostene era riconosciuto dai suoi contemporanei come un uomo
di grande distinzione in tutti i rami del sapere, ma in ciascuno
gli mancava poco per raggiungere il vertice. Infatti lo chiamavano
"Beta" (la seconda lettera dell'alfabeto greco). Era certamente
un soprannome malevolo, per un uomo i cui risultati sono ancor oggi
ricordati non solo per la loro importanza storica, ma anche come
basi per i metodi della scienza moderna. In seguito, ricevette un
altro soprannome, "Pentathlos", che indica un atleta il
quale, pur non vincendo il primo posto nella corsa o nella lotta,
è però ben versato in tutte le gare.
Una delle sue opere importanti fu il "Platonicus", che
tratta della matematica sottesa alla filosofia di Platone. L'opera
è andata perduta, ma si è conservato un testo di Teone
di Smirne che spiega come Eratostene studiasse le basi della geometria
e dell'aritmetica, nonché della musica.
Egli si occupò del problema della "duplicazione del
cubo" (che implica la determinazione della radice cubica di
2) e mise a punto un metodo per determinare i numeri primi, senza
alcun limite. Il suo libro perduto "Sui significati" è
citato da Pappo come un importante testo di geometria.
Per primo, Eratostene applicò un metodo rigoroso per misurare
la circonferenza della Terra e sviluppò metodi per la navigazione
oceanica, usando come riferimento il piano dell'eclittica per la
determinazione della longitudine.
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La presunta rotta della spedizione egiziana del 232 a.C. |
La misura della circonferenza del meridiano terrestre era trattata
nel libro "Sulla misura della Terra", andato perduto.
Conosciamo alcuni particolari del metodo di calcolo applicato da
altri autori, come Cleomede, Teone di Smirne e Strabone. Nella convinzione
che la Terra sia sferica e graviti intorno al Sole, un postulato
dell'astronomia sferica è quello di considerarla come un
piccolo punto nello spazio, colpito dai raggi del Sole, che rimangono
sensibilmente paralleli gli uni agli altri, nel colpire l'intera
superficie terrestre. Eratostene considerò il meridiano che
attraversa Syene (presso l'attuale Assuan) ed Alessandria, sì
che nelle due città il momento del mezzogiorno coincide.
Nel giorno del solstizio d'estate egli confrontò l'ombra
del mezzogiorno nelle due località, che riteneva situate
sullo stesso meridiano, ad una distanza di 5.000 stadi. Alessandria
si trova in realtà un poco più ad ovest di Syene;
la distanza tra le due località, in linea d'aria, è
valutabile in 840 km. A Syene, situata al Tropico del Cancro, il
sole del mezzogiorno illuminava il fondo d'un pozzo profondo ed
era quindi perfettamente sulla verticale, mentre ad Alessandria
- con l'aiuto di un obelisco o un'asta verticale (gnomone) - si
poté misurare l'angolo tra l'ombra e la verticale, che risultava
1/50 di circonferenza (ossia 1°48'). Egli giunse così
a determinare per la circonferenza terrestre la misura di 250.000
stadi. Di conseguenza, il raggio terrestre gli risultava di 39.788,7
stadi. Non conosciamo l'esatta lunghezza dello stadio, in rapporto
al sistema metrico decimale, ma dagli studi più recenti si
suppone che la sua misura fosse compresa tra 157,20 metri (misura
desunta da alcune considerazioni di Plinio) e 166,70 metri (misura
suggerita da Gulbekian, e più comunemente adottata). Secondo
tali valutazioni, la circonferenza del meridiano terrestre calcolata
da Eratostene sarebbe quindi compresa tra 39.300 e 41.675 km, e
quindi abbastanza corretta, rispetto ai circa 40.000 km stabiliti
con le misurazioni moderne.
Per le altre misurazioni astronomiche, la precisione dei calcoli
era molto minore. Abbinando le ricerche di Eratostene con quelle
di Aristarco, si poteva tentare di determinare anche i diametri
del Sole e della Luna. Furono così ricavate le misure dei
due corpi celesti: per il Sole una misura del raggio equivalente
a circa 45.075 km(quello medio reale è di 696.000 km) e per
la Luna un raggio di circa 2.372 km (quello medio reale è
di 1.738 km).
Con attente e ripetute rilevazioni durante le eclissi lunari, Eratostene
cercò anche di misurare la distanza della Terra dal Sole,
che calcolò essere di 804 milioni di stadi (ossia 126,4 -
134 milioni di km: la distanza media reale è di 149,6 milioni
di km), e quella tra la Terra e la Luna (780.000 stadi = 122.600
- 130.000 km, contro i 384.400 km di distanza media reale).
Inoltre, Tolomeo afferma che Eratostene calcolò l'inclinazione
dell'asse terrestre e ottenne un valor edi 11/83 di 180°, ossia
23°51'15". Questa considerazione è particolarmente
interessante per l'analisi dello strumento di navigazione chiamato
tanawa.
Uomo dal sapere enciclopedico, Eratostene studiò una riforma
del calendario che tenesse conto degli anni bisestili e si dedicò
alla stesura di una cronografia del mondo, con tutti gli eventi
letterari e politici dal tempo della guerra di Troia sino ai suoi
giorni. Si dice anche che abbia compilato un catalogo di 675 stelle.
Eratostene fu un grande geografo. Delineò abbastanza accuratamente
il corso del Nilo sino a Khartoum, con il tracciato dei due rami
tributari provenienti dalle montagne dell'Etiopia, e suggerì
che esistessero dei laghi alle sorgenti del grande fiume. Inoltre,
descrisse la regione dell'"Eudaimon Arabia" (attuale Yemen),
abitata da quattro razze diverse: Minei, Sabei, Qatabani e Hadramiti.
Adottò ampiamente il metodo di determinazione dei luoghi
tramite la griglia geografica di meridiani e paralleli, per definire
longitudine e latitudine. Tale metodo era stato introdotto una cinquantina
d'anni prima di lui da Dicearco, seguace di Aristotele. Eratostene
scelse come parallelo fondamentale una linea che collegava l'isola
di Rodi alle colonne d'Eracle (Gibilterra), che corrisponde approssimativamente
al nostro parallelo 36°N. Egli propose che tale linea dividesse
il mondo in due parti approssimativamente eguali, e che definisse
la massima lunghezza conosciuta in direzione est-ovest. Indicò
come "meridiano fondamentale" quello passante per Rodi
e ne tracciò altri sette, paralleli, in modo da definire
una griglia a maglie rettangolari. Tali scelte furono criticate
da Ipparco, che le riteneva arbitrarie. Ipparco propose che la griglia
dovesse rispondere a precisi calcoli astronomici: per esempio, che
i punti situati sulla stessa linea dovessero avere i giorni più
lunghi del'anno di uguale durata. Di entrambi questi autori, però,
non sono rimasti disegni originali, ma solo le interpretazioni date
nella propria opera, del 23 a.C. da Strabone, il quale si sofferma
troppo poco sulla questione della proiezione di una superficie sferica
sul piano.
Eratostene scrisse anche il poema "Hermes", ispirato dall'astronomia,
ed altre opere letterarie, di teatro e di etica, come era uso presso
gli intellettuali greci.
Eratostene morì cieco e sofferente, all'età di 82
anni, nel 194 a.C., ad Alessandria d'Egitto. C'è chi sostiene
anche che si sia suicidato per digiuno.
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I tatuaggi sul volto di un anziano Maori, in una foto dei primi anni del Novecento. |
I Maori
Il popolo dei Maori, tradizionali abitatori della Nuova Zelanda,
si compone di diverse tribù, chiamate Iwi, suddivise in sottotribù
(Hapu) ed in gruppi di dimensioni minori (Whanau). Letteralmente,
il nome Maori (Ma-Uri) significa "Figli del Cielo". Il
popolo Maori conta oggi circa 500.000 individui, molti dei quali
vivono nelle città, ma mantengono stretti contatti con le
loro tribù di provenienza.
Si ritiene che il primo navigante polinesiano a raggiungere la Nuova
Zelanda fosse Kupe, proveniente dall'isola di Hawaiki, verso il
950 d.C. Una seconda grande ondata di migrazione, dalla stessa isola,
ebbe luogo verso il 1350. Egli chiamò la nuova terra Aotearoa
("la terra della lunga nuvola bianca"). Popolo guerriero,
i Maori usavano conservare la testa dei loro nemici, per impadronirsi
del loro mana (spirito vitale). Solo una tribù, che viveva
nell'isola del sud, era dedita al cannibalismo rituale per assicurarsi
il mana del nemico vinto.
Nel 1642 il navigatore olandese Abel Tasman sbarcò per breve
tempo sulla costa occidentale della Nuova Zelanda. Egli ed i suoi
marinai furono oggetto di ripetuti attacchi da parte di cannibali.
La "scoperta" della Nuova Zelanda è generalmente
attribuita al capitano inglese James Cook, il quale nel 1769 circumnavigò
le due isole a bordo della nave Endeavour.
Le tesi diffusioniste
Barry Fell è considerato uno dei più importanti
sostenitori delle tesi "diffusioniste", insieme a Jon
Polansky e Vine Delona Jr.
Jon Polansky è un editore della rivista Epigraphic Society
Occasional Papers, fondata da Barry Fell e consacrata agli studi
sui contatti transoceanici. Vine Deloria Jr. è un membro
della tribù Sioux della Stabile Roccia, attivista dei movimenti
dei Nativi Americani, ex direttore esecutivo del Congresso Nazionale
degli Indiani Americani.
Il Diffusionismo sostiene che l'uomo s'installò sin da tempi
antichi su tutti i continenti e che molteplici furono, sin dall'Antichità,
i rapporti mutui tra le culture delle diverse parti del Globo.
Diversi tra questi autori credono che gli antichi Egizi fossero
arrivati a raggiungere le coste americane e che mantenessero con
quel continente regolari rapporti commerciali, documentati da influssi
culturali e stilistici, ma anche da ritrovamenti di statuette ed
iscrizioni, qua e là nel continente americano.
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Un modello d'ottone della Tanawa di Maui, costruito dal
Dr. Sentiel Rommel. La base (A), sul piano dell'orizzonte dell'osservatore,
è orientata in modo che l'asse di simmetria sia parallelo
al meridiano. (B) è il piano equatoriale. (C) è
il piano dell'eclittica (visto di lato, nel disegno di Maui,
appare come una linea). Disegno di MATT MAKOWSKI, in "The
Epigraphic Society Occasional Publications", vol. 32, N.
29, feb. 1975. |
Gli sviluppi dell'indagine
Sono rimasto particolarmente impressionato dal fatto che in
nessuna delle presunte iscrizioni egizie identificate in America
si presenti scrittura geroglifica, e che nessuna sia scritta nella
lingua dell'antico Egitto. Sembra che - per questi prodotti di "esportazione
- gli Egizi preferissero usare la lingua e la scrittura dei vicini
popoli libico-berberi. La medesima osservazione vale per le iscrizioni
rupestri attribuite al tempo della spedizione di Rata e Maui.
Ora, un'osservazione s'impone: se anche gli Egizi avessero sempre
- o molto spesso - fatto ricorso a flotte composte di marinai libici,
occorre pensare che la lingua ufficiale delle loro flotte (se non
l'unica lingua "colta" e scritta, da parte del personale
di comando) dovesse essere quella egiziana, non un "dialetto"
nativo, poiché tale la lingua libica doveva essere ritenuta
presso il regno dei Faraoni.
Ebbene, innanzitutto occorre osservare che, se i diffusionisti avessero
voluto creare un falso "ad hoc", avrebbero potuto usare
più facilmente una scrittura geroglifica (o meglio greco-alessandrina,
per quanto riguarda il periodo di Eratostene), senza doversi arrampicare
sugli specchi due volte, prima per decifrare un linguaggio come
quello dlibico-berbero (tutto sommato ben poco conosciuto, anche
agli studiosi di lingue antiche), e poi per giustificarne l'uso
in documenti ufficiali della spedizione. Le medesime considerazioni
possono valere per tutte le altre iscrizioni dello stesso tipo che
il gruppo dei diffusionisti ritiene di aver ritrovato e tradotto,
sia nell'area del Pacifico, sia sul continente americano. Anche
in altri casi, ad esempio in graffiti rupestri lungo l'arco alpino,
è capitato che i ricercatori abbiano fatto ricorso a letture
ed interpretazioni che si rifanno all'uso di un alfabeto e di una
lingua di matrice libico-berbera.
Appare rilevante la supposizione che i ricercatori diffusionisti
si siano veramente trovati di fronte a documenti per loro inspiegabili,
poiché - se si trattasse di falsi o di adattamenti interpretativi
- sarebbe stato più logico "crearli" sulla base
della lingua e della scrittura degli Egizi, e non di un'altra scrittura
e di un'altra lingua, che presentano altrettante - se non maggiori
- difficoltà interpretative. Essi sono spinti ad ipotizzare
il sistematico ricorso, da parte dei Faraoni, a flotte composte
di marinai d'una nazione vicina, che non fu mai, nei secoli d'oro
della civiltà egizia, in rapporti pacifici con il popolo
delle Piramidi. Marinai talmente acculturati da usare la propria
lingua, ben diversa dall'egiziano, in tutti i loro appunti, e addirittura
in documenti ufficiali, qual è "l'atto di possesso"
inciso sulle montagne presso Santiago del Cile.
Vale certamente la pena di ricollegarsi alle ipotesi di "riscoperta"
dell'antica Atlantide formulate nel 2001 dal sottoscritto, che doveva
essere proprio un antico regno libico-berbero. La scrittura e la
lingua usate in tutte quelle iscrizioni corrisponderebbero quindi
a quelle dell'antica Atlantide, senza possibilità di dolo
da parte di chi le ha interpretate, poiché i ricercatori
che lo fecero non erano minimamente al corrente di tale ipotesi
e non lavorarono in vista di essa, né per dimostrarla. Eppure,
le uniche circostanze che permettessero la diffusione "planetaria"
di una lingua libico-berbera e del suo sistema di scrittura, attraverso
rotte marittime transoceaniche, appaiono legate all'esistenza d'un
grande impero marinaro, nel periodo in cui Atlantide era signora
dei mari (quindi in anni certamente anteriori al 1200 a.C.). Non
è invece credibile che marinai libici, arruolati nella marineria
egizia, andassero a scrivere "atti di possesso", sulle
rocce dell'attuale Cile, nella propria lingua e a nome del Faraone
d'Egitto.
Un tale sviluppo delle ipotesi interpretative condurrebbe ovviamente
a riconsiderare globalmente anche la ricostruzione del viaggio di
Rata e di Maui, che dovrebbe essersi svolto non nel sec. III a.C.,
ma almeno un migliaio d'anni prima, quando Atlantide esisteva ancora
e deteneva la supremazia delle rotte oceaniche. Ricordiamo infatti
che il citato studio, da me sviluppato su Atlantide, del 2001, ipotizza
la collocazione storica della tragica fine di Atlantide verso il
1200 a.C. Gli elementi utilizzati da Fell per datare l'iscrizione
di Sosorra e l'altra del Cile sono l'osservazione di un'eclissi
e la numerazione degli anni di regno (presunti come quelli di Tolomeo
III, ma non identificati esplicitamente come suoi). Occorrerebbe
potersi riferire ad un'altra eclissi (e non ne mancano, nella storia
della Terra) e agli anni di regno d'un altro re (ma non sappiamo
quale). Inoltre, dato che non siamo in possesso di elementi concreti
che colleghino strettamente l'una all'altra iscrizione (se non l'uso
dei medesimi caratteri e - probabilmente - d'una lingua medesima
o similare), nulla impedisce che le due iscrizioni, e le altre ritrovate,
possano essere memorie di viaggi diversi, con datazioni riferite
al regno non d'uno, ma di diversi re. Oppure può forse bastare
il nome Maui, ripetuto a migliaia di chilometri di distanza, a "firmare"
i due documenti? Potremmo forse supporre di sì
ma i
nomi Rata e Maui (Mawi) a quale cultura possono appartenere?
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di Luc Bürgin3. Archeologia dell'impossibile
di Volterri Roberto4. Archeologia eretica
di Luc Bürgin5. Il libro degli antichi misteri
di Reinhard Habeck6. Rennes-le-Château e il mistero dell'abbazia di Carol
di Roberto Volterri, Alessandro Piana7. Il mistero delle piramidi lombarde
di Vincenzo Di Gregorio8. Le dee viventi
di Marija Gimbutas9. Come ho trovato l'arca di Noè
di Angelo Palego10. Navi e marinai dell'antichità
di Lionel Casson

ARCHEOLOGIA BIBLICA
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