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18 Giugno 2003 MISTERO
Gianluigi Guzzi
Osiride Rivelato
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Introduzione
Dimostrare l'unitarietà progettuale del sito di Giza divenne il mio obiettivo quando notai il disegno generale preciso che legava i più importanti monumenti dell'immensa necropoli menfita.
Le piramidi di Khufu, Khafre e Menkaure, con la loro mole e l'enigmatica Sfinge dallo sguardo dissolto ad oriente, erano per me affascinanti monumenti opera della mente e delle fatiche di un popolo eccezionale. Avendo letto molti libri di egittologia ufficiale e qualche testo di ricercatori indipendenti che avanzavano nuove teorie sul fantastico sito di Giza, iniziai a chiedermi se davvero tali teorie alternative ed innovative avessero un qualche fondamento, un filo logico comune che portava tali autori a formulare ipotesi a volte davvero "sconvolgenti", almeno se paragonate alla sobrietà ed al rigore dettato dall'Egittologia.
La mia lunga ricerca, fatta di studi e raccolta di informazioni, sfociò dopo molti anni nella stesura di un libro: Osiride rivelato.
L'originale parvenza che l'immensa necropoli fosse il frutto di un progetto unitario, divenne certezza quando mi accorsi che le rampe cerimoniali delle tre piramidi furono disposte con un preciso orientamento che, in seguito, descrissi dettagliatamente nel mio libro. Le rampe furono la prova, per me definitiva, dell'unitarietà progettuale dei monumenti di Giza.
In Osiride rivelato, attraverso l'analisi di alcune planimetrie del sito, ero giunto alla conclusione che la necropoli, in quanto tale, era edificata riproducendo materialmente, attraverso la particolare disposizione dei monumenti, l'Aldilà egizio, la Duat, il regno dell'oltretomba degli antichi egizi descritto in molti testi religiosi. I sacerdoti e gli architetti avevano dato forma terrena alla loro concezione di oltretomba.
Alzato il velo sul significato della necropoli iniziarono ad emergere molte altre prove in merito l'ipotesi unitaria. Quella che io ho ribattezzato la "Teoria della planimetria Duat" descritta nel libro, si è rafforzata con l'emergere di altri dati che confermano la mia ricerca.

Rigore scientifico
Seppur utilizzando tecnologie "artigianali" ed indagando i fenomeni fisici con approccio totalmente differente dalla metodologia moderna, gli antichi egizi furono all'avanguardia in molte discipline. Non dobbiamo faticare molto per trovare la prova di ciò, basta ammirare la piramide di Khufu! Quest'immenso monumento è la prova, la sintesi dell'elevata cultura scientifica raggiunta dal popolo del Nilo. Per erigere l'immenso mausoleo architetti, artigiani e manovalanza dovettero affrontare e risolvere problemi davvero complicati, applicando tutto il loro sapere. La Grande Piramide ingloba conoscenze geometriche e matematiche all'avanguardia, basi su cui gli antichi architetti progettarono l'imponente e preciso monumento e tutti quelli della famosa necropoli risalenti alla IV dinastia. Come dimostrato in Osiride rivelato le rampe cerimoniali, elementi importanti del complesso monumentale sia dal punto di vista architettonico sia, ed ancor di più, da quello simbolico, sono disposte secondo un orientamento voluto e preciso, nell'intento di dare una chiara indicazione simbolico-religiosa a quella che i costruttori vollero fosse la Duat terrena. E' quindi normale trovare conoscenze avanzatissime sulla piana di Giza: il progetto fu pianificato e realizzato con vigile rigore in quanto luogo divino. In molti testi di ricercatori indipendenti si legge di numeri particolari legati alla piramide di Khufu, di elementi matematici che, in teoria, solo nei secoli successivi si conobbero ed analizzarono scientificamente. Ciò, però, non implica che gli antichi egizi non conoscessero tali leggi matematiche. La geometria ed i numeri sono vincolati a leggi immutabili, per risolvere un problema si possono utilizzare termini ed impostazioni differenti ma il risultato per essere corretto deve sottostare ad un percorso logico che ad un risultato univoco. Ecco perché quelle che a molti sembrano conoscenze scientifiche avanzate ed impossibili per gli egizi di quel tempo remoto per me sono naturali ed ovvie: le leggi matematiche e geometriche sono immutabili in ogni era, in ogni cultura e gli egizi dell'Antico Regno erano certamente a conoscenza di importanti leggi matematico-geometriche e fisiche, tanto da permettersi di erigere opere "faraoniche" in grado di resistere ai millenni.

Le proporzioni
Per essere concreto farò riferimento ad alcuni numeri che personalmente ho incontrato ed interpretato nelle mie ricerche. In molti testi di autori alternativi sono descritte "coincidenze numeriche" legate alla Grande Piramide che avrebbero particolari significati, soprattutto di carattere astronomico; non farò l'elenco delle possibili combinazioni scaturite dalle dimensioni del mausoleo di Khufu; è sufficiente leggere uno dei tanti libri in proposito per avere un'idea di ciò che rappresenta tale piramide per molti. Ci sono, però, numeri e proporzioni geometriche che hanno senza dubbio un significato scientifico preciso, in quanto leggi matematiche o misure architettoniche volute derivanti da dette leggi perché applicate materialmente in fase di progetto dei monumenti, pertanto, relativamente facili da rilevare.
In Osiride rivelato la particolare geometria del sito è manifesta solo da una vista in pianta. Ciò è del tutto normale in quanto, il progettista del sito, di fronte all'immensità dell'area, ha senza dubbio redatto a tavolino il progetto della zona, pianificando a livello teorico la necropoli, magari con l'aiuto di un plastico in miniatura.
Guardando singolarmente i monumenti della piana difficilmente noteremo l'unitarietà progettuale di Giza, proprio per le grandi dimensioni dei monumenti e della loro distanza. Non a caso teorie sull'unitarietà sono nate e si sono diffuse soprattutto in tempi recenti in cui, appunto, dopo molti rilievi sul campo, la zona è stata riprodotta in scala ed è stata studiata a tavolino. A quel punto ci si è resi conto che alcune misurazioni portavano ad ipotizzare un progetto unitario della necropoli.
Tutto questo è emerso in Osiride rivelato in cui la geometria descritta sottostà a proporzioni precise riconducibili al concetto di doppio e metà, applicato sia a livello geometrico sia a livello religioso in riferimento al Ka, il doppio spirituale.
La Camera del Re della piramide di Khufu ha il pavimento che misura metri 10,46 x 5,23: lato lungo doppio rispetto il corto.
La pianta della camera mortuaria ha forma rettangolare con proporzioni uguali alla ricostruzione grafica generata dalle rampe cerimoniali descritta in Osiride rivelato.
Il sarcofago presente nella camera ha una strana ed unica caratteristica: il volume esterno di 2332,8 litri è esattamente il doppio del volume interno che è di 1166,4 litri.
Questi dati sorprendenti sono legati alla schematizzazione in quanto è evidente il concetto di dividere, di considerare la metà e gli antichi egizi ci indicano il percorso da seguire per comprendere il significato di Giza proprio attraverso le enigmatiche misure della Camera del Re della piramide di Khufu.
Un dato che può apparire assurdo è la connessione che esiste tra il numero 43.200, la Terra e la Grande Piramide. Ebbene, alcuni noti ricercatori indipendenti (es. Graham Hancock in "Impronte degli Dei", Corbaccio 1996) ipotizzano che la piramide di Khufu sia la rappresentazione in scala 1/43.200 del pianeta Terra! Ammetto la mia iniziale perplessità di fronte a tale dato ma, in seguito alle conclusioni tratte in Osiride rivelato, la proporzione diviene logica nel contesto della "Teoria della planimetria Duat". Il fatto di considerare il solo numero può non avere senso, ma considerandolo nel contesto unitario di Giza il dato assume un valore preciso. La Duat, l'Aldilà egizio, era costituita, secondo le credenze, da 12 ore. Guardando questo numero in modo differente possiamo osservare che esso è costituito da ben 43.200 secondi! Riassumendo, quindi, 12 ore = 43.200 secondi. Ecco che il dato iniziale, apparentemente assurdo se preso a se stante, assume un significato ed un valore ben diverso. Ritengo, pertanto, che la piana di Giza sia la Duat, mentre la piramide di Khufu n'è la sintesi numerica.
Se poi si prosegue nell'analisi e si applica il concetto di doppio e di metà indicato dagli antichi egizi attraverso il particolare orientamento delle rampe cerimoniali e si divide in due il numero 43.200 otteniamo:

  • 43.200 : 2 = 21.600
  • 21.600 : 2 = 10.800
Questi numeri racchiudono le misure dei lati di base delle piramidi. La piramide di Khufu è la sintesi della Duat in cui gli antichi egizi hanno racchiuso il loro credo nelle misure del grandioso monumento e ci confermano che la necropoli fu progettata ed edificata in un'unica grande opera, infatti:
  • 432 mt = perimetro della piramide di Menkaure;
  • 216 mt = lato base della piramide di Khafre (due volte quella di Menkaure)
  • 108 mt = lato base della piramide di Menkaure.
I numeri sono stati minuziosamente calcolati dagli abili progettisti della necropoli applicando conoscenze e tecnologie straordinarie che rivelano un legame diretto tra tempo e spazio (legame tra secondi e metri). Ritengo che le vere misure dei lati di base delle piramidi siano quelle appena viste. Chi, come il sottoscritto, si è trovato nella necessità di indagare le dimensioni dei monumenti, si sarà senza dubbio trovato nella poco felice situazione di costatare l'assoluta approssimazione di talune misure. Se gli ambienti interni dei mausolei sono relativamente piccoli, facilmente misurabili, le dimensioni esterne delle gigantesche montagne di pietra sono alquanto problematiche da definire. Così ci si ritrova con differenti misure, riportate in diversi testi, relative il medesimo monumento. Anche le "ufficiali" planimetrie Maragioglio e Rinaldi inevitabilmente inciampano in tale problema. Riporto, a titolo di esempio, due misure relative la base della piramide di Menkaure: metri 105,50 riferiti a Petrie e metri 108,05 riferiti a Perring.
A fronte di ciò, ritengo che gli antichi costruttori abbiano legato volontariamente le misure dei monumenti a sottomultipli temporali della Duat, al fine di conservare dati evidentemente ritenuti importanti che non dovevano essere soggetti all'usura dei millenni. Infatti, i normali metodi di misurazione si devono per forza confrontare con il grave disfacimento subito dalle imponenti tombe (prevalentemente per mano dell'uomo), introducendo errori evidenti nei risultati. Ingegnosamente, per usare un termine riduttivo, gli eccelsi costruttori egizi, da qualcuno considerati ancora dei semplici ed abili artigiani e nulla più, hanno immortalato per l'eternità le vere misure nella mitologica temporale dimensione della Duat. Un'impresa sconcertante al di fuori di ogni canone immaginabile.

di Gianluigi Guzzi
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