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4 Giugno 2003 MISTERO
Giovanni Feo
Circe e il cerchio del destino
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Il Canto di Circe, libro scritto con linguaggio simbolico, fu pubblicato a Parigi nel 1582 da Giordano Bruno, il mago campano bruciato vivo a Campo de' Fiori il 17 febbraio 1600, a seguito di un'accusa di "eresia". Bruno apparteneva alla tradizione ermetica, e ne fu forse il maggiore rappresentante. Scelse con temerario coraggio di farsi bruciare, piuttosto che ritrattare le sue idee e i suoi scritti.
Nel Canto di Circe viene formulato, con simboli fortemente evocativi, un lungo e potente incantesimo "operato dalla maga Circe per trasformare l'intero zodiaco, quindi il mondo stesso che è da esso predeterminato". La fama della maga "figlia del sole" era consolidata giè otto secoli prima di Cristo. Nell'Odissea (XI, 8) Omero la chiama "Circe, riccioli belli, tremenda dea dalla parola umana".
Nel mito Circe è una donna, è umana, ma la conoscenza e le arti segrete ne hanno fatto una dea. Assieme alle Sibille, la Cumana e l'Appenninica, Circe è tra le più rappresentative figure del femminile, per quanto concerne la magia e le tradizioni di conoscenza segreta, o ermetica.
Ciò spiega perché Giordano Bruno l'abbia scelta quale patrona del suo Canto, il cui argomento è proprio l'ermetismo magico.
Il carisma della maga ebbe anticamente talmente tanta risonanza che Esiodo (VIII sec. a.C.), parlando degli Etruschi, scriveva: "...i famosi Tirreni (che vivevano)... lontano, nel grembo della sacra isola". L'isola, o meglio promontorio, è quella del Circeo: Esiodo aggiunge che gli Etruschi, o Tirreni, erano una razza nata dall'unione tra Circe e Ulisse.
Si affermava così la tradizione di un legame diretto tra i maghi etruschi e la maga del Circeo.

 Circe, Ulisse e i suoi compagni trasformati in animali (urna etrusca in alabastro, Chiusi)

Nella figura si ritrova il medesimo simbolismo della dea etrusca Voltumma, la dea Fortuna dei Romani "reggitrice della ruota della fortuna e del fato".
Circe in greco antico significa "falco", uccello sacro e solare. Tenendo a mente la predilezione degli antichi Greci per l'osservazione dei fenomeni naturali e per i giochi di parole, si può notare come il falco fosse detto "kirkos" per il suo volare in cerchi. A quale cerchio si allude nel nome della maga? Al cerchio del destino, al circolo zodiacale, alla ruota della fortuna. Simboli con un medesimo significato: la conoscenza delle leggi cicliche che regolano il destino.
Il racconto della trasformazione dei compagni di Ulisse in animali, introduce un particolare scenario simbolico. Circe, che aveva magico potere sulle forme animali, era la sacerdotessa preposta a disvelare - grazie alla conoscenza del circolo zodiacale e astrologico - il segreto rapporto tra i dodici "segni" celesti zoomorfi e il mondo umano.
Lì, nella sua isola tirrenica, la maga e le sue accolite celebravano i riti e il culto astrale, oltre alle pratiche magiche e divinatorie.
La trasformazione in maiali dei compagni di Ulisse ha più di un significato: le pratiche officiate dalla maga erano rivolte alla madre terra, Ecate, dea e regina dell'oltretomba che in alcuni miti è presentata come madre di Circe; il maiale era lo specifico animale a lei consacrato. Esistevano anche altre divinitè analoghe a Ecate, nel cui culto il maiale occupa un posto eminente: la dea-scrofa Forci, il latino Orcus, la cretese Gort, Phorcus, padre dell'orribile Gorgon e delle dèe del fato, le Parche.
Forci, Orcus, Gort, Phorcus, Gorgon, Parche, la comune radice etimologica di questi nomi rimanda ad un'antica divinitè marina dell'oltretomba, venerata dai "popoli del mare" nell'etè del Bronzo. Ma dopo ripetute e rovinose invasioni di popoli Indoeuropei provenienti da Oriente, i popoli del mare decaddero e assieme a loro decadde il culto degli dèi-porco e delle dèe-scrofe. La leggenda dice che Athena fece uccidere la mostruosa Gorgon, antica dea lunare e infera, aiutando nell'impresa l'eroe Perseo. In tale contesto, Athena rappresenta la dea sottomessa al pantheon olimpico e patriarcale di Zeus che, per motivi di antagonismo e supremazia, soppresse il più antico culto della dea-luna, raffigurata come un orribile e crudele mostro animalesco.

 I compagni di Ulisse in sembianze "zodiacali" (da Guattani).


Nel mito di Circe il maiale rappresenta Ecate stessa, l'antica dea-luna e madre-terra dalla quale Circe era nata e alla quale rendeva il culto assieme a sacerdotesse e altre donne.
Il potere della maga era di sapere come far girare il circolo zodiacale, o ruota del destino o della fortuna. L'espressione far girare la ruota della fortuna, conosciuta in ogni paese e continente, nasce da un'antichissima iconografia dove una dea della terra e dell'abbondanza era anche dea del fato, rappresentato come una ruota o cerchio.

 Creatura-falco tra grifoni. Simboli della rinascita immortale (vaso etrusco in bronzo, Palestrina, VII sec a.C.)

Le conoscenze iniziatiche sul destino e il senso ultimo del ciclo vita-morte-rinascita facevano parte di un vasto corpus dottrinale e cosmologico, compendio delle segrete leggi che regolano l'universo e mantengono l'ordine cosmico e divino. In tale quadro di conoscenze rientravano l'astrologia e il simbolismo zodiacale. L'astrologia si interessava del cielo e delle leggi celesti; gli animali zodiacali rappresentavano dodici particolari aspetti della vita terrena, proiettati nella volta celeste. Terra e Cielo erano parti complementari di un divino e grandioso disegno cosmico.
Seguendo le tracce delle antiche tradizioni sugli animali sacri, divenuti simboli zodiacali, si arriva a scoprire inattese "coincidenze" con tematiche inconsuete.
Un esempio di come antiche tradizioni si siano imprevedibilmente trasformate nel tempo, viene offerto dal "circo", questo bizzarro e anacronistico spettacolo itinerante.
Il circo non è altro che un'immagine lontanamente derivata dal cerchio dello zodiaco ed ha per vetusta tradizione una sua "regina". è l'intrepida amazzone che governa e dirige i grandi accampamenti dei nomadi. La regina del circo, iconograficamente, è la Signora delle fiere, come lo era Diana accompagnata dai suoi animali, o Circe con il suo bestiario zodiacale.
Nella vita circense l'addomesticamento di animali e fiere è considerato arte. Così, sin da tempi remoti, i più rinomati addomesticatori di orsi, cavalli e altre bestie furono gli Zingari di Boemia e i Gitani andalusi. Sia gli Zingari che i Gitani sono da sempre considerati enigmatici eredi di molteplici arti divinatorie e magiche (Tarocchi, magia, ipnotismo, ecc.). Il contesto patriarcale dove emerge la figura della "regina" degli Zingari fa da sfondo ad una societè nomade dove sussistono antiche conoscenze magiche e segrete, risalenti forse al lontano tempo del loro arrivo in Europa dall'Egitto o dall'india.
Zingari e Gitani hanno sempre avuto una speciale predilezione per la doma dei cavalli e di altre bestie. L'addomesticamento di animali bradi o selvaggi deve aver comportato la conoscenza della "natura" segreta dei diversi tipi di animali, e di come un certo dio, o ente magico, era in rapporto con gli umani attraverso l'animale prescelto.
Esperienze di questo genere sono alle origini del simbolismo zoomorfo dei dodici segni zodiacali. Dietro ad ogni "segno" (animale) dello zodiaco era collocata una specifica forza sacra, o divinitè, collegata ad un astro celeste. Astro, animalee divinitè erano così equiparati ad un unico percorso di cui la maga, sibilla o sacerdotessa, conosceva i riti di passaggio e le prove da superare.

 Segni zodiacali etruschi. Palazzo Vitelleschi, Museo di Tarquinia

L'importanza, in epoche remote, di uno speciale rapporto tra regno animale e regno umano, non è ancora sufficientemente compresa. L'addomesticamento di tante razze animali, oggi considerato alla stregua di un normale e semplice lavoro, in realtà si è affermato in un lungo periodo di tempo e attraverso esperirne che solo lontanamente possiamo immaginare.
Nei "circhi" o nei Colossei anticamente ogni "numero" era posto sotto il segno di un dio, Marte, Diana, il Sole, la Luna... Trovarsi al centro della scena circolare era come entrare nel Grande Gioco cosmico, con un'identità non solamente umana. Grande Gioco che Dante chiamò la Commedia.
Incurante della decadenza della sacralità tradizionale, la ruota degli animali zodiacali continua a muoversi; così, nei circhi dei nostri giorni ancora gira il carosello delle fiere ammaestrate, con al centro la domatrice, tra luci e musiche amplificate.
Tutto questo fa sognare. è lo spettacolo garantito dalla dea del cerchio che muove la ruota del destino e ne alterna imprevedibilmente le scene.
Nel Proemio al Canto di Circe, Giordano Bruno propone in versi simbolici la medesima figura, dea del fato e Signora delle fiere zodiacali. Il testo, interpretato alla lettera, potrà sembrare una fantasia poetica e mitologica. Ma il vero senso è ermetico, celato.
Ogni animale, personaggio e azione del canto indica una realtà diversa, un diverso stato dell'essere.
La descrizione poetica di luoghi, gesti, animali ed elementi naturali, indica il cammino verso un percorso di conoscenza, da decifrare.

 La Bella Artemide, adornata dei segni zodiacali. Museo di Efeso.

Dal libro di Giordano

Sto per vedere la maga figlia del grande Sole,
che avanza da questi rifugi,
andrai libero nel soggiorno Circeo,
non di certo serrato in confini molto stretti.
Sto per vedere i greggi che belano, i buoi che muggiscono,
i padri dei capretti che si dimenano,
sto per vedere... le greggi del campo,
e tutte le bestie della selva.
Gli uccelli del cielo voleranno con svariato concerto,
in terra, nell'onda, nell'aria.
E i pesci del mare ti abbandoneranno illeso con naturale silenzio.
Finalmente, quando avanzerai verso la casa
Sarai sul punto di ritrovare le cose domestiche:
infatti davanti alla porta, e davanti all'ingresso dell'atrio
vedrai accorrere, mostrandosi fangoso, un porco,
a cui se ti attaccherai ti morderà
con i denti, con i piedi, col limo ti sporcherà
e t'importunerà col suo grugnito.
Negli atrii stessi e nell'ingresso nell'atrio
Poiché s'intrattiene una razza di cani latranti:
avverrà un molesto terribile abbaiare
con molteplici fauci.
Non impazzire se questo non impazzisce,
non ti morderà per paura del dente e del bastone,
e tu non lo percuoterai, ti avvicinerai e non ti ostacolerà.
Con solerte attività sfuggirai a queste cose,
entrando all'interno:
il gallo solare alato ti porterà fuori,
ponendoti insieme alla figlia del sole.

(Canto Circeo di F.G. Bruno Nolano composto in relazione al procedimento della memoria).



di Giovanni Feo
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