Cartagine, la città che sarà la più agguerrita
rivale di Roma per la supremazia nel Mediterraneo, nasce, secondo
le fonti letterarie, intorno all'anno 814 a C., pochi decenni prima
della sua antagonista (753 a.C.).
Il suo nome deriverebbe dal fenicio Qart Hadasht = Città
Nuova ( l'equivalente del greco "Nea Polis"), ed i resti
archeologici confermano la data di fondazione fornitaci dai testi.
Numerosi autori antichi (1) ci narrano la storia di Elissa
(o Elishar), principessa fenicia della città di Tiro, figlia
del re Belo, sposa del grande sacerdote Sicheo e sorella di Pigmalione.
Questi, alla morte del padre, fece assassinare il cognato, timoroso
che, grazie al suo prestigio ed alla sua ricchezza, prendesse il
potere, e si insediò sul trono di Tiro come nuovo re. Elissa
decise allora di fuggire e portò con se un largo seguito
di persone: si recò prima a Cipro, poi giunse nell'Africa
del Nord, nei pressi dell'odierna Tunisia. Qui trovò un territorio
confacente all'insediamento ed ottenne il permesso di poter occupare
tanta terra "taurino quantum possent circumdare tergo"(2),
cioè "quanto ne poteva abbracciare una pelle di toro".
La principessa non si perse d'animo e ricorrendo alla proverbiale
astuzia degli orientali escogitò uno stratagemma: fece tagliare
in tante strisce sottili la pelle di toro, le annodò l'una
all'altra, ed ottenne una lunga striscia che le consentì
di circondare un'area sufficientemente vasta: in questo modo nasce
Cartagine.
Elissa poi, secondo l'uso fenicio, che prevedeva la fedelta al coniuge,
anche se defunto, si sarebbe suicidata per non passare a nuove nozze.
Virgilio connette la storia di Elissa, per lui Didone, nome che
significherebbe "la fuggitiva", con Enea, l'eroe troiano
scampato alla distruzione della sua città, ed alla ricerca
di una nuova patria (dopo essere giunti nel Lazio, suo figlio Ascanio
fonderà la città di Alba Longa, in cui nasceranno
due mitici gemelli, Romolo e Remo). L'abbandono dell'uomo, dopo
un'intensa storia d'amore, porterà Didone al suicidio, non
prima però di aver invocato gli dei, auspicando la vendetta
su di lui e l'odio eterno fra i due popoli:
"Sole, a cui de' mortali ogni opra è conta;
ècate, che ne' trivi orribilmente
sei di notte invocata; ultrici Furie,
spiriti inferni, e dii ...
Se forza, se destino, se decreto
è di Giove e del cielo, e fisso e saldo
è pur che questo iniquo in porto arrivi
e terra acquisti; almen da fiera gente
sia combattuto, e, de' suoi fini in bando,
da suo figlio divelto implori aiuto,
e perir veggia i suoi di morte indegna.
Né leggi che riceva, o pace iniqua
che accetti, anco gli giovi; né del regno,
né de la vita lungamente goda:
ma caggia anzi al suo giorno, e ne l'arena
giaccia insepolto. Questi prieghi estremi
col mio sangue consacro. E voi, miei Tiri,
coi discesi da voi, tenete seco
e co' posteri suoi guerra mai sempre...
...Né mai tra queste genti
amor nasca, né pace; anzi alcun sorga
de l'ossa mie, che di mia morte prenda
alta vendetta, e la dardania gente
con le fiamme e col ferro assalga e spenga
ora, in futuro e sempre... ". (3)
I Fenici erano dei grandi navigatori e mercanti, e dalla madrepatria,
all'incirca l'odierno Libano, si spinsero sempre più ad occidente,
inizialmente allo scopo di esplorare e trovare materie prime, quindi
di instaurare rapporti commerciali con le popolazioni locali, creando
empori e poi colonie. In questo quadro va inserita la fondazione
di Cartagine, che, a differenza delle città fenicie, dove
governava un re, dall'epoca in cui ne conosciamo le vicende storiche,
è retta da una sorta di regime repubblicano, con due "sufeti,
i magistrati supremi, simili probabilmente ai consoli romani, un
senato ed una assemblea popolare; in realtà però c'erano
spesso famiglie molto potenti e ricche che riuscivano ad indirizzare
la politica secondo i loro fini.
Per la sua posizione, al centro del Mediterraneo, Cartagine divenne
una città sempre più importante e potente, grazie
anche alla sua ragguardevole flotta .
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Nave fenicia su una moneta di Biblo (340 a.C) in argento. (da: I Fenici, p.72) |
In questa situazione era ovvio che ad un certo punto essa si trovasse
a dovere affrontare le altre potenze marinare già esistenti
o emergenti, come i Greci, gli Etruschi e i Romani e che motivi
di conflitto con quei popoli potessero essere all'ordine del giorno.
Ed infatti, intorno alla metà del VI secolo a.C., Cartagine,
dopo aver conquistato larga parte della Sicilia, si alleò
con gli Etruschi, e con loro affrontò i potenti Greci di
origine focea nella battaglia presso la città di Alalia,
sulla costa in Corsica; quindi conquistò la Sardegna e le
isole Baleari.
Nel 509 stipulò un primo trattato con Roma, nel quale a questa
era assegnata l'Italia, a Cartagine la costa africana, mentre la
Sicilia era considerata neutrale. I Cartaginesi però tentarono
di ampliare il loro dominio in Sicilia, ma prima furono sconfitti
da Siracusa e Agrigento nei pressi di Imera, poi, a loro volta,
dopo alcuni anni distrussero Agrigento, e in seguito furono battuti
da Timoleonte e costretti alla pace. Dopo alterne vicende con i
Greci, essi offrirono aiuto ai Romani contro Pirro ed instaurarono
una sorta di monopolio sul commercio nel Mediterraneo. Lo scontro
con Roma era però inevitabile.
Fra Cartagine e Roma furono combattute tre guerre, dette puniche:
la prima, dal 264 a.C. al 241 a.C. ; la seconda fra il 218 a.C.
e il 202 a. C.; la terza dal 149 a.C. al 146 a.C.; in esse episodi
e personaggi famosi, come Attilio Regolo, Amilcare Barca, Annibale,
Scipione, il passaggio delle Alpi con gli elefanti, la battaglia
di Canne, quella di Zama, lo spargimento di sale sulle rovine della
città, distrutta nel 146 a.C., perchè il terreno divenisse
sterile e non le consentisse di risorgere dalle sue ceneri.
A proposito della volontà di iniziare la terza guerra punica,
Plutarco ci racconta che Catone il Censore spingeva il Senato di
Roma a far guerra a Cartagine convinto della pericolosità
della città; ad un certo punto, perché si rendessero
conto della concretezza dei suoi timori, escogitò uno stratagemma.
Un giorno, rientrato da una visita alla città africana, in
Senato, egli fece casualmente cadere dalle pieghe della sua toga
un bel fico, ed ai Senatori, ammirati per la sua grandezza e bellezza,
disse che esso giungeva da una terra a soli tre giorni di navigazione
da Roma, aggiungendo, come era solito fare sempre alla fine di ogni
discorso:"Cartagine deve essere distrutta" (4) "Delenda
Carthago" ( egli però morirà prima di veder realizzato
il suo sogno.
Al tempo del suo maggiore splendore Cartagine, secondo Strabone
arrivò ad avere fino a 700.000 abitanti ed un perimetro di
circa 360 stadi (5). Essa si estendeva al centro del Sinus
Uticensis , l'attuale Golfo di Tunisi, fra il promontorio di Apollo
ad ovest e quello di Mercurio (Capo Bon) ad Est. Sulla collina di
Byrsa, nome che deriverebbe da un termine che in fenicio significa
"cittadella", ma che viene spesso messo in relazione con
il vocabolo greco byrsa ,"pelle di bue" (che probabilmente
diede origine alla leggenda della pelle tagliata in listelli, e
che viene considerato l'origine della nostra parola "borsa",
oggetto di pelle"), era l'acropoli:a nord est si trova la necropoli
mentre ai suoi piedi era il Foro, il mercato,e, verso sud i due
porti.
La potenza di Cartagine era dovuta soprattutto alla sua posizione
nel Mediterraneo ed alla sua flotta, sia in campo commerciale che
militare, e per queste sue navi essa era dotata di impianti portuali
adeguati, descrittici da Appiano:"I porti erano in comunicazione
l'un l'altro, ed avevano un ingresso comune dal mare, profondo venti
metri, che poteva essere chiuso con catene di ferro. Il primo porto
era per navi mercantili e quì erano riuniti tutti i tipi
di attrezzi navali. All'interno del secondo porto c'era un'isola
che, insieme al porto stesso, era racchiuso da alti moli. Questi
erano tutti cantieri navali che avevano la capacità di accogliere
fino a 220 imbarcazioni. Sopra essi c'erano i magazzini per i loro
attrezzi ed equipaggiamento. Due colonne ioniche si ergevano di
fronte ad ogni bacino, dando l'apparenza di un portico continuo
sia al porto che all'isola. Sull'isola era costruito l'ammiragliato,
da cui il trombettiere dava i segnali, l'araldo trasmetteva gli
ordini, e l'ammiraglio stesso sorvegliava tutto. L'isola giaceva
vicino all'entrata del porto e si innalzava per una considerevole
altezza, così che l'ammiraglio poteva osservare che cosa
stava accadendo sul mare, mentre quelli che si si avvicinavano dall'acqua
non potevano avere una chiara visione di quanto accadeva dentro.
Ne i mercanti che giungevano potevano vedere i bacini, perchè
un doppio muro li circondava, e c'erano dei cancelli da cui le navi
mercantili potevano passare dal primo porto alla città, senza
attraversare i cantieri. Così appariva Cartagine a quell'epoca"
(6).
L'epoca era quella delle guerre puniche.
"Le due lagune nei pressi di Cartagine, ancora oggi ben riconoscibili,
sembrano corrispondere alla descrizione di Appiano; e gli scavi
intrapresi nel quadro della campagna internazionale per la salvaguardia
di Cartagine consentono ormai di respingere qualsiasi contestazione
sulla storicità e sull'identificazione dei porti punici della
città per quanto riguarda le due lagune(7).
In greco il nome di questo impianto artificiale era Cothon e lo
ritroviamo anche in altre città fenicie, come a Mozia in
Sicilia, a Pantelleria, e nell'Africa del Nord, a Utica, a Thapsus,
ad Hadrumetum, a Mehedia.
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|
I porti di Cartagine (da www.tunisaurea.com) |
Guardando le immagini del cothon di Cartagine non può non
venire in mente la descrizione che Platone fa di Atlantide, quando
Poseidone, per fortificare la collina su cui viveva la sua amata
Clito, la "scoscese tutt'in giro, creandovi delle cinte di
mare e di terra alternativamente minori e maggiori, le une d'intorno
alle altre, due, cioè, di terra e tre di mare, tracciandole
in forma quasi circolare dal centro dell'isola, e distanti ugualmente
dappertutto, così da render quel luogo inaccessibile agli
uomini, tenuto conto che non c'erano ancora a quel tempo né
navi né < l'arte > del navigare" (8).
Platone scrisse il Crizia negli anni fra il 360 ed il 347 a.C.,
mentre non possiamo datare con sicurezza il Cothon di Cartagine,
sicuramente in funzione durante le guerre puniche.
Il cothon di Mozia, un bacino artificiale rettangolare collegato
al mare da un canale, è stato datato al VI-V sec. a.C.; se
anche quello di Cartagine risalisse a quel periodo, o comunque fosse
anteriore alla stesura del Crizia, si potrebbe supporre che Platone
si fosse ispirato a Cartagine per la sua descrizione di Atlantide:
d'altronde Cartagine era ad Occidente, era una potenza marinara,
era stata a lungo in conflitto con varie città della Magna
Grecia.. Platone quindi, per dare a Atlantide delle connotazioni
ostili avrebbe potuto ispirarsi ad una potenza, sua contemporanea,
nemica dei Greci.
Al momento però questa non può che essere solo una
suggestiva ipotesi.
Note:
(1) Virgilio, Eneide, Libro I, vv. 338-368; M. Giuliano Giustino,
Epitome a Historiae Philippicae di Pompeo Trogo, Libro XVIII, IV-VI;
Silio Italico, Punica;
)
(2) Virgilio, Eneide, Libro I, v. 368.
(3) Virgilio, Eneide, Libro IV, vv. 607-624.
(4) Plutarco Vite parallele, Vita di Catone il vecchio, par.
27. Ne parla pure Cicerone.
(5) Strabone, Geografia, L.XVII, cap. 3, 15. "Cartagine
è situata su di una sorta di penisola, che comprende un circuito
di 360 stadi; e tale circuito ha un muro; e 60 stadi della sua lunghezza
sono occupati dall'istmo che si estende da mare a mare .."
ibid, 14.
(6) Appiano, Storia di Roma-Le guerre Puniche, par. 96.
(7) Fantar M'hamed, Africa settentrionale, in: I Fenici,
Milano, 1988, p.174.
(8) Critia, 113 d.
di Luana Monte
luana.monte@virgilio.it
www.luana-monte.it
di Michael A. Cremo, Richard L. Thompson2. Archeologia Misterica
di Luc Bürgin3. Archeologia dell'impossibile
di Volterri Roberto4. Archeologia eretica
di Luc Bürgin5. Il libro degli antichi misteri
di Reinhard Habeck6. Rennes-le-Château e il mistero dell'abbazia di Carol
di Roberto Volterri, Alessandro Piana7. Il mistero delle piramidi lombarde
di Vincenzo Di Gregorio8. Le dee viventi
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