Ogni volta che sentiamo il nome di Atlantide, la leggendaria, potente
isola occidentale, siamo immediatamente attratti e soggiogati dal
mistero e dal fascino che la circondano: essa risveglia il nostro
interesse, accende la fantasia, stimola la nostra immaginazione.
La sua storia ci viene raccontata da Platone, il grande filosofo
greco, allievo di Socrate, vissuto fra il V e il IV secolo a.C.,
in due suoi dialoghi, il "Timeo" e il "Crizia"(1),
composti intorno al 360 prima di Cristo, quasi 2500 anni fa.
Nel "Timeo", Platone scrive che i sacerdoti di Sais, al
suo antenato Solone, in un viaggio che egli fece in Egitto intorno
al 590 a.C., narrarono, tra l'altro, una impresa che rese i Greci
il popolo più celebrato e famoso dell'antichità: lo
scontro con un impero occidentale che cercava di sottomettere tutte
le genti del Mediterraneo, Atlantide.
Da allora Atlantide e'stata cercata dappertutto, ed e' stata identificata
con terre sommerse in epoche diverse ad ogni latitudine e longitudine:
nell'oceano atlantico (Canarie, Azzorre), nel mare del Nord (Helgoland),
presso le Bahamas (Bimini), in Africa, nell'Antartico, nel Mediterraneo
(Creta e Thera-Santorini), in Giappone (Yonugami), a Malta, nel
Mar Nero, e, più recentemente presso l'Inghilterra, in Bolivia,
in Sardegna, presso lo stretto di Gibilterra (Spartel), vicino a
Cipro.
La storia di Atlantide è essenzialmente questa: 9000 anni
prima di Solone un potente e civilissimo impero marittimo venne
in conflitto con Atene, poi, per un tremendo cataclisma, fu sommerso
dalle acque. Esso si estendeva oltre le Colonne d'Eracle. 9600 anni
fa, però, Atene non esisteva (i più antichi resti
archeologici risalgono ai primi secoli del terzo millennio), non
si usava la scrittura; non si lavoravano i metalli: forse 9000 anni
vuol dire tanto tempo fa.
Diodoro Siculo dice che una volta il tempo veniva calcolato su base
lunare, così un anno di allora sarebbe un mese del nostro
calendario: dividendo 9000 per 12 ed aggiungendo 590, si arriverebbe
quindi alla metà del II millennio circa.
In quel periodo c'era un popolo che abitava Creta e le isole dell'Egeo,
e solcava in lungo e in largo il Mediterraneo, e che era molto simile
a quello di Atlantide, i Minoici, così chiamati dal loro
mitico re, Minosse. In effetti, moltissimi elementi mettono in evidenza
analogie fra Atlantide e la Civiltà minoica: secondo il racconto
egizio l'isola Atlantide è ad occidente, proprio come Creta;
è una grande potenza marittima (ricordiamo quante fonti parlano
della egemonia marittima dei Minoici: l'estensione dell'impero commerciale
minoico, inoltre, potrebbe essere stato interpretato come la sua
dimensione geografica e territoriale); entrambi gli imperi sono
formati da un'isola principale, più molte altre isole; la
capitale era una citta' di forma circolare (l'antico nome di Thera
era Strongyle, la "rotonda"... ); ambedue le civiltà
adoravano Poseidone, potente divinità del mare, e davano
molta importanza al toro; sia Atlantide che i Minoici entrano in
conflitto con Atene (la città greca doveva inviare periodicamente
un tributo di fanciulli al re cretese per il Minotauro); e ancora,
entrambe le civiltà sono molto sviluppate, lavorano i metalli,
usano la scrittura, godono di un clima mite, la loro terra produce
una grande varietà frutti e prodotti.
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Acrobati a Cnosso (da: Sakellarakis J.- Musee d'Heracleion, Athenes, 1978, p. 121). |
L'ipotesi che riconosce in Creta e nell'Impero minoico l'isola
platonica, o perlomeno la fonte ispiratrice di quel racconto, è,
al giorno d'oggi, una delle più attendibili ed accreditate;
c'è però il problema delle "Colonne d'Eracle",
lo stretto di Gibilterra.
Numerosi studiosi hanno cercato di aggirare in modi diversi l'ostacolo:
chi pensa che Platone abbia cambiato l'originaria localizzazione
di Atlantide, per una questione di simmetria (occorreva che l'impero
persiano, terrestre, ad est, con cui Atene aveva combattuto, fosse
controbilanciato da un vasto impero marino, occidentale); chi ritiene
che Platone, nel manoscritto di Solone, abbia erroneamente letto
"più vasto di Libia e Asia" in luogo del corretto
"fra la Libia e l'Asia"; chi propende per una difficile
identificazione delle "Colonne d'Eracle"; chi sostiene
che la localizzazione logica deve essere nel Mediterraneo orientale.
Nel "Timeo", parlando per la prima volta dell'isola Atlantide,
la grande potenza che da occidente cerca di invadere l'Europa, il
filosofo specifica che essa era posta di fronte ad un luogo associato
al nome di Eracle, e, per designarne la natura, usa il termine "stomatos" (stomatos), che ha significati
diversi e simili tra loro. Infatti "stoma,
stomatos, stomato" stoma, stomatos, stomato) può
voler dire: bocca, voragine, imboccatura, foce (di fiume), imboccatura
(di mare), entrata, apertura (di porto, di golfo, di porte, di pozzo)
(2).
Così, a fronte delle parole di Platone "prό toΰ
stomatos", diverse
sono le traduzioni: "di fronte allo stretto"; "di
fronte agli stretti"; "innanzi a quella bocca", "davanti
a quell'imboccatura"; "davanti a quella foce" (3).
C'è allora la possibilità di conciliare due affermazioni
apparentemente incompatibili: l'identificazione di Atlantide con
l'impero minoico, e la collocazione oltre le "Colonne d'Eracle".
Gli antichi scrittori, parlando del Nilo e delle sue foci, adoperano
immancabilmente proprio lo stesso vocabolo utilizzato da Platone
nel "Timeo". Alcuni autori nominano un "ramo eracleotico",
una "bocca eracleotica o canopica": si trattava della
foce più occidentale del Nilo, presso cui sorgeva Herakleion,
una città famosa per un santuario dedicato ad Eracle.
Herakleion, o Heracleium, posta all'imboccatura del ramo del fiume
lungo il quale si trovava Naucratis, città nella quale il
faraone aveva concesso agli stranieri di gestire le proprie attività,
era il più grande porto commerciale dell'Egitto prima della
fondazione di Alessandria, il cui traffico doveva essere alimentato,
fondamentalmente, da navi di marinai e commercianti egei, ciprioti,
greci, fenici: dall'esterno, rappresentava il passaggio obbligato
per entrare in Egitto; dall'interno, l'ultimo lembo di terra egizia
prima del grande verde, del mare greco.
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Akrotiri (Thera) - "La partenza della flotta" . Nell'affresco si vede la città sull'isola centrale, circondata da un anello di mare, e ancora da uno di terra (da: I Greci in Occidente, Cat. della Mostra, Milano 1996, p. 8). |
Nell'insieme, di Herakleion avevamo poche notizie, anche perchè
intorno al VII - VIII secolo d.C., essa fu sommersa dal mare, insieme
a Menouthis e Canopo, a causa di inondazioni , o di terremoti, o
per lo sprofondamento del suolo; poi, nel 2000, una missione archeologica,
guidata da Frank Goddio, in collaborazione con le istituzioni egiziane,
ha annunciato di aver ritrovato nella baia di Abu Quir i resti delle
città inghiottite dal mare; nelle successive campagne del
2001 e del 2002, l'equipe francese si è dedicata ad esplorare,
in particolare, il sito di Herakleion (4).
Così sono state identificate con sicurezza la posizione,
la topografia, le dimensioni della città; i resti di un suo
grande tempio; le notevoli istallazioni portuali, dove giacciono
i relitti di ben 10 navi naufragate (a indicare l'importanza di
questa località); diversi manufatti.
Erodoto riferisce che quando Paride, dopo aver rapito Elena, arrivò
in Egitto, all'imboccatura del Nilo presso cui sorgeva il santuario
di Eracle, i suoi servi si rifugiarono nel tempio (5).
In quella citta', il dio supremo degli egizi, Amon-Ra, era adorato
come Amon-Gereb, insieme al figlio Khonsu, che in epoca greca fu
identificato con Eracle: il tempio di Eracle, l'Herakleion, infatti,
non è altro che il tempio di Amon-Gereb e Khonsu.
La città di Alessandria, fondata da Alessandro Magno nell'inverno
332-331 a.C., con i suoi successori, i Tolomei, diventò capitale
d'Egitto; poi, con il suo museo, la famosa biblioteca, il faro,
una delle sette meraviglie del mondo antico, divenne per secoli
centro di irradiazione di civiltà e cultura, ed oscurò
presto persino l'esistenza di Herakleion, che cadde nell'oblio,
finchè, dopo alcuni secoli, non fu sommersa dal mare. Sino
alla fondazione di Alessandria, però, se un egiziano avesse
voluto indicare il ramo più occidentale del Nilo, in particolare
parlando con un greco, o con qualcuno di cultura greca, avrebbe
certamente nominato Herakleion ed Eracle, l'eroe nazionale greco.
All'epoca in cui Solone si recò a Sais, (590 a.C. circa),
al sacerdote egizio non poteva essere nota la denominazione "Colonne
d'Eracle" usata per la prima volta in Grecia, secondo i documenti
in nostro possesso, da Pindaro, nel 476 a.C. (oltre cento anni dopo),
nè egli avrebbe potuto citarla come desunta dalla storia
scritta sulle colonne del tempio di Sais, sicuramente molto più
antica.
Lungi dal riferirsi a Gibilterra, raccontando le vicende di una
grande potenza marittima, il sacerdote certamente alludeva ad un
luogo, sacro ad Eracle, a lui piuttosto familiare, dato che si trovava
nello stesso Egitto: egli avrà detto a Solone che ad ovest
della foce più occidentale del Nilo , "di fronte alla
bocca eracleotica", al di la del porto egiziano di Herakleion,
c'era la grande isola Atlantide (Creta), da cui si passava ad altre
isole (le Cicladi ), e quindi al continente che si trovava dalla
parte opposta (le coste della Grecia).
Quando Alessandria si sviluppò e soppiantò Herakleion
come scalo marittimo, divenendo la città principale d'Egitto,
anche i riferimenti geografici relativi al vecchio porto si persero;
fu quindi facile per i Greci confondere il riferimento alla foce
di Eracle con le "Colonne di Eracle", attribuendo all'Herakleion
che sorgeva a Gadir (Cadice), uno dei templi del dio più
famosi dell'antichità, ciò che invece competeva alla
città egiziana di Herakleion o al suo tempio, e collegare
Eracle non alla foce più occidentale del Nilo, ma alle "Colonne",
dopo Eratostene, identificate con l'odierna Gibilterra.
Così Atlantide fu definitivamente trasferita nell'oceano
Atlantico.
Il primo scrittore che parla di Atlantide è Platone, ma,
come egli stesso ci dice, non è a lui che si deve attribuire
la paternità di quella storia, che gli giunge dal passato:
egli divulga il racconto egiziano tramandatogli dall'antenato Solone.
Platone scrive la storia di Atlantide oltre 200 anni dopo che essa
è stata raccontata al suo antenato; nel frattempo le conoscenze
geografiche si sono ampliate: la denominazione di "Colonne
d'Eracle", che, a quanto ne sappiamo, non esisteva all'epoca
di Solone, è oramai comunemente adoperata per indicare un
limite, un luogo di confine, e fa riferimento, in genere alla collocazione
attuale.
Al tempo di Platone non si conosceva quasi nulla dei Minoici, a
parte le leggende legate a Minosse, al Minotauro, al labirinto:
sarà solo intorno al 1900 che Evans inizierà gli scavi
a Cnosso e riscoprirà quella che si può definire la
prima civiltà europea (la madre di Minosse era Europa).
Inoltre gli antichi, leggendo una storia in greco è possibile
che abbiano inteso il riferimento all'isola occidentale come "ad
occidente della Grecia" e che quindi non abbiano assolutamente
pensato a Creta ed alla isole greche, che, rispetto ad Atene, apparivano
poste a sud; ma la storia è narrata dagli Egizi, quindi il
punto di vista deve essere il loro.
Così, grande fu la confusione che si creò a proposito
della leggendaria, misteriosa isola Atlantide.
La vicenda adombrata nel racconto del sacerdote di Sais potrebbe,
in realtà, essere la seguente:
" Nel lontano secondo millennio avanti Cristo, fioriva nel
Mediterraneo orientale un potente impero navale, del quale gli Egizi,
al contrario dei Greci, hanno conservato il ricordo, una grande
potenza marittima, quella dei Minoici, che governavano Creta e gran
parte delle isole Cicladi, estendendo la loro sfera d'influenza
fino in Egitto, Siria, Grecia, dove avevano anche fondato empori.
Le loro navi trasportavano nei vari scali del Mediterraneo centro-orientale
metalli preziosi, avori, prodotti d'artigianato, olio, vino, frutti
della terra, spezie, aromi, lana, vasellame, gioielli.
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Nave minoica in un affresco di Akrotiri (da: I Greci in Occidente. Cat. della Mostra, Milano 1996, p. 9). |
Al di là della grande isola di Creta, che risultava lontana,
posta ai confini del mondo allora conosciuto dagli Egizi, c'erano
le Cicladi e le Sporadi, da cui era facile raggiungere, sulla sponda
opposta, le coste della terraferma. L'isola si trovava al di là
della foce del ramo del Nilo che i Greci dicono di Eracle, di fronte
al porto egizio di Herakleion, situato nella baia di Abu Qir.
L'Attica era soggetta commercialmente alla marina minoica, e il
pagamento del tributo di sette giovinette e sette giovinetti al
Minotauro, tramandato dalla mitologia greca, non ne è che
un lontano ricordo; successivamente, Teseo e i Micenei, gli eroici
guerrieri della Grecia, si liberarono da questa sudditanza. Infatti,
un giorno, un tremendo cataclisma, e violenti terremoti sconvolsero
quelle terre del Mediterraneo orientale ed il vulcano di Thera cominciò
ad eruttare lava e pomici. Il centro dell'isola, a causa della altissima
pressione del magma, esplose, e quando il mare si riversò
nella caldera, si produsse un pauroso tsunami che devastò
le coste settentrionali di Creta e quelle delle isole intorno a
Thera. La flotta minoica fu spazzata via, così come le attrezzature
portuali, i cantieri navali, i depositi con il legname e il materiale
per la costruzione delle navi, e i magazzini dove erano stipate
le merci.
Molti degli uomini che lavoravano lungo la costa, e che avevano
le conoscenze tecniche per costruire le magnifiche imbarcazioni
raffigurate negli affreschi di Akrotiri, morirono, mentre i sopravvissuti
all'inferno che si era scatenato, subirono diversi contraccolpi.
Infatti, i terreni vennero rovinati dalle altissime onde del mare
abbattutesi con violenza sulle coste e penetrate anche all'interno;
a causa delle polveri e delle ceneri vulcaniche disperse nell'atmosfera,
ci furono parecchi cambiamenti a livello climatico, con gravi ripercussioni
sull'agricoltura: per vari anni si avvicendarono estati piuttosto
fredde, che non consentirono lo sviluppo e la maturazione delle
messi, si susseguirono diverse carestie e raccolti pressoché
inesistenti.
I Cretesi, quando le forze della natura scatenata operarono una
così ampia distruzione, non ebbero più fiducia nel
potere centrale, fino ad allora considerato in grado di mantenere
l'equilibrio e l'ordine anche a livello cosmico, e la struttura
sociale perse coesione e forza .
I guerrieri micenei, che pure avevano subito dei danni, ma in misura
minore, approfittando del momento in cui un cataclisma aveva indebolito
la potenza minoica, sbarcarono a Creta e nelle altre basi minoiche
e se ne impadronirono, imponendo il loro dominio.
I Minoici, di stirpe non ellenica e più evoluti e pacifici,
furono sopraffatti dai Greci, più aggressivi e bellicosi..."
(6).
Il fatto che le relazioni fra Creta e l'Egitto, nel Medio e Nuovo
Regno fossero regolari e frequenti, consentì agli Egiziani
di prendere atto repentinamente della calamità che colpì
l'impero minoico e del cambiamento di regime che si verificò
nell'isola intorno al 1500 a.C., come appare testimoniato da una
serie di quattro dipinti realizzati in tombe egiziane: gli uomini
di Creta in abbigliamento minoico nel più antico, nel più
recente sono ormai raffigurati in vesti tipicamente micenee.
Quando Solone giunse a Sais, i sacerdoti egizi gli raccontarono
di una mitica isola improvvisamente sparita dalla superficie della
terra a seguito di terribili cataclismi.
Così scomparve Atlantide e nacque il suo mito.
Note:
(1) "Timeo", 20e - 25d; "Critia" 108e
- 121c.
(2) Rocci L., Vocabolario Greco Italiano, Firenze,1985, p.
1710
(3) traduzioni di: G. Lozza; C. Balducci; G.Bernardi; E.Pegone;
G. Reale.
(4) Goddio F., www.underwaterdiscovery.org
(5) Erodoto, Storie, II, 113, 3.
(6) vedi: Luana Monte, "Atlantis. L'isola misteriosa".
Genova, 2004
di Luana Monte
luana.monte@virgilio.it
www.luana-monte.it
di Michael A. Cremo, Richard L. Thompson2. Archeologia Misterica
di Luc Bürgin3. Archeologia dell'impossibile
di Volterri Roberto4. Archeologia eretica
di Luc Bürgin5. Il libro degli antichi misteri
di Reinhard Habeck6. Rennes-le-Château e il mistero dell'abbazia di Carol
di Roberto Volterri, Alessandro Piana7. Il mistero delle piramidi lombarde
di Vincenzo Di Gregorio8. Le dee viventi
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