Questo articolo si può interpretare come un ulteriore contributo
e integrazione del mio saggio, "L'Impero Amazzonico", pubblicato
di recente (1).
Dopo circa 20 anni di ricerche continue, viaggi ed esplorazioni,
parlando anche con altri studiosi, archeologi o semplici appassionati,
mi sono definitivamente convinto che siamo oramai in una fase fondamentale
e definitiva per cercare di comprendere in modo esauriente la Storia
dell'Uomo. E' necessario, oserei dire vitale, che si faccia uno
sforzo congiunto finale per abbattere il secolare paradigma archeologico
ortodosso che vede esclusivamente il Medio Oriente ed il Mediterraneo
come la culla delle prime grandi civiltà (Sumerica ed Egizia). Se
non riusciremo ad abbattere questa "grande muraglia" del pregiudizio
la battaglia degli studiosi di frontiera, ai quali io mi sento di
appartenere, sarà per il momento perduta.
Mai come in questo periodo mi sono reso conto di come chi ha il
potere sui media può con estrema facilità far si che di certe notizie
(normalmente futili) se ne possa discutere continuamente, mentre
di altre (fondamentali) non se ne parli mai. Solo per fare un esempio:
la traduzione di alcuni testi stranieri in italiano. Alcuni saggi
di estrema importanza non sono stati ne mai saranno tradotti nella
nostra lingua (2). Sono scelte volute ed imposte per fare
in modo che di certi argomenti se ne abbiano solo delle pallide
immagini distorte. Ma torniamo al vero scopo del nostro scritto.
Nella prima parte del mio libro avevo esposto l'argomento che riguardava
il mistero del Popolamento delle Americhe: in diversi ambienti di
archeologia "alternativa" si pensa che, oltre all'accettata immigrazione
in America di popoli asiatici attraverso lo stretto di Bering, vi
siano state altre due immigrazioni, probabilmente precedenti: una
dalle zone Atlantico/ Europee ed un'altra attraverso la via Australiano/Antartica.
Per ora mi occuperò della prima migrazione dall'Europa, per affrontare
poi la seconda "Australe" in un successivo articolo.
Quello che verrà esposto qui di seguito si basa, come sempre faccio,
su concezioni di partenza conosciute ed accettate dalla comunità
archeologico/antropologica internazionale, per poi arrivare a delle
conclusioni che invece (e non si capisce bene perchè) non sono state
ancora ritenute valide. Io ritengo che questo sia più che altro
dovuto al fatto che la cosiddetta "cultura dominante" necessita
sempre di moltissimo tempo prima di prendere sotto il suo capiente
ombrello protettivo le innovazioni, di qualsiasi tipo, presentate
da studiosi che, per così dire, precorrono i tempi.
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Leone Africano sulle Ande a Marcahuasi |
La specie umana alla quale noi tutti apparteniamo è rappresentata
sulla Terra attualmente dall'Homo Sapiens Sapiens: siamo stati noi
stessi a chiamarci così e non è ora il momento di stare a meditare
troppo sul fatto se siamo veramente "Sapienti" o piuttosto "Pazzi
Suicidi", data la situazione attuale del nostro Pianeta.
In ogni caso, e adotto un'ottica prudenziale, si pensa che l'Homo
Sapiens Sapiens sia presente sulla Terra con queste nostre stesse
caratteristiche da almeno 50.000 anni - in pratica cinquantamila
anni fa poteva già nascere un essere uguale a tutti noi e con le
medesime capacità intellettive potenziali. Fino a qui sono tutti
concordi, però da questo punto in poi, i pareri della comunità internazionale
cominciano a divergere a partire da questa domanda: dove è nato
il primo Homo Sapiens Sapiens? Alcuni studiosi sostengono, come
Cavalli Sforza, che anche in questo caso bisogna adottare il principio
dell'"Out of Africa": il primo Homo Sapiens Sapiens era Africano
e poi si è distibuito per i vari continenti, mutando il colore della
sua pelle a seconda dei luoghi dove è giunto. Badate bene che non
sto parlando del primo essere che aveva caratteristiche umane (l'Australopiteco
di qualche milione di anni fa) ma piuttosto dell'ultimo: proprio
nel caso dell'Homo Sapiens infatti, la teoria dell'"Out of Africa"
non viene accettata da tutti. In particolare alcuni scienziati cinesi
sono più propensi a pensare a un'altra ipotesi chiamata "Multiregionalismo":
in varie zone della Terra, più o meno contemporaneamente, si sono
sviluppati diversi "Homo Sapiens Sapiens", con le peculiari caratteristiche
razziali che tutti ben conosciamo, come il colore della pelle, gialla,
bianca, nera, rossa ecc.
Questa ipotesi è probabilisticamente esattamente alternativa a quella
sostenuta dallo studioso Cavalli Sforza ma, poichè siamo in Italia,
da buoni campanilisti sosteniamo, soprattutto sulla stampa, solamente
la tesi del nostro compatriota. Dell'altra possibilità non se ne
parla mai, come se non esistesse, e questo quanto meno non mi sembra
corretto. Ad ogni buon conto questi pareri diversi li ho esposti
solo per un bisogno di maggiore completezza nei confronti dei lettori
perchè quello che starò per dirvi non può essere invalidato nè dalla
prima nè dalla seconda ipotesi: le posso accettare entrambe.
La spaventosa glaciazione di Wisconsin Wurm iniziò circa 70-80.000
anni fa. Fu la più fredda della Storia, per quanto se ne sa, e colpì
molto profondametnte il nostro Pianeta.
Per quanto riguarda le sue cause non ne sappiamo ancora molto e
non voglio arrischiarmi in congetture,però una cosa la conosciamo:
quando iniziò, la nostra razza Sapiens Sapiens non c'era ancora
mentre il nostro "cugino", l'Homo Sapiens Neanderthaliensis, esisteva
già da qualche decina di migliaia di anni e si comportò veramente
da "duro" quale era perchè affrontò la glaciazione senza praticamente
spostarsi e rimanendo dove era sempre stato, in Europa. Quest'ultima
Era Glaciale non fu ininterotta ma ebbe una fase "interglaciale"
abbastanza lunga e calda,da circa 40.000 a 30.000 anni fa. Fu proprio
questa la fase in cui l'Homo Sapiens Sapiens prese il sopravvento
sulla Terra, contribuendo di fatto all'eliminazione dell'ingombrante
"cugino" Neanderthal il quale stava già scomparendo per conto suo
perchè incapace di sopportare questi forti cambiamenti climatici.
Diciamo, senza mezzi termini, che il nostro istinto assassino cominciò
purtroppo da allora a manifestare tutta la sua potenzialità a spese
di un nostro parente umano concorrente. Da allora, evidentemente,
ci abbiamo preso gusto, ma è forse meglio per ora non farsi prendere
troppo da questi pensieri ed andare avanti.
A partire da questo momento in poi le mie ipotesi divergono notevolmente
dalla storiografia ufficiale pertanto tenetevi forte.
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La Pedra Pintada in Nord Brasile: miniera archeologica dimen-ticata per 50 anni |
Io parto da un semplice presupposto, per altro enunciato e sostenuto
dal rappresentante mediatico italiano più famoso della scienza ufficiale,
Piero Angela (3), e cioè che in termini puramente probabilistici
si pensa che esseri intelligenti, in condizioni favorevoli, siano
in grado di costituire una sorta di "civiltà "- non parlo di civiltà
tecnologica pari alla nostra ma comunque di tipo "organizzato" come
quella Egizia, per esempio, - in circa 15-20.000 anni. Fantastico!,
dico io. Questo vuol dire che, in termini probabilistici, l' Homo
Sapiens Sapiens avrebbe potuto raggiungere un grado di civilizzazione
di tipo "evoluto" almeno già tre volte (oggi, 15-20.000 anni fa,
30-40-mila anni fa) e non solo nell'attuale era post -glaciale!
Questo ragionamento molto semplice ha messo letteralmente in crisi
più di un luminare: oltretutto, dato che la "data di nascita" dell'Homo
Sapiens Sapiens, con i più recenti ritrovamenti, sta lentamente
arretrando fino quasi a 100.000 anni fa (4), ci potrebbe
essere spazio per un'altro paio di possibilità di civilizzazioni
in più (da tre volte a cinque). Certo la Statistica ci parla di
probabilità e non di certezza però grazie a questa disciplina siamo
ora pronti a rispondere nei giusti termini quando gli ortodossi
ci contestano la possibilità dell'esistenza di una Civiltà evoluta
in Epoca Glaciale. Altro che eventualità "inverosimile", come ci
viene propinato continuamente! E' un'ipotesi PLAUSIBILISSIMA, e
lo abbiamo dimostrato utilizzando proprio le informazioni che ci
forniscono gli storici ufficiali.
Ma proseguiamo nel nostro ragionamento. Appare pertanto quanto mai
plausibile che, nel corso dell'Era Glaciale di Wisconsin - Wurm,
ci fossero le basi perchè si sviluppasse una prima forma di civiltà
umana evoluta: ma quando e, soprattutto, dove? Sono domande a cui
non è facile rispondere, ma noi ci proveremo lo stesso.
Ci sono fondamentalmente due correnti di pensiero tra gli studiosi
favorevoli all'esistenza di una civiltà " glaciale ": cominciamo
con la prima.
E' "L'Ipotesi Polare": potrebbero essersi create le condizioni per
la nascita di una cultura evoluta già 30.000 anni fa nelle zone
Nord del Mondo,allora calde, durante la FASE INTERGLACIALE del Wurm.
Parliamo di Zone Artiche ma in realtà i ghiacci ci sono ora, non
allora, in primo luogo perchè eravamo, come ho detto, in una fase
calda-interglaciale, ed in secondo luogo, probabilmente, per una
differente collocazione dell'Asse Terrestre (questa seconda ipotesi
però è più debole). In sostanza si tratta della teoria supportata
da quel grande precursore dell'Archeologia di Frontiera che è stato
Bal Gangadhar Tilak, già descritta magistralmente all'inizio del
'900 (5), con la differenza però che gli studi più recenti
degli appassionati hanno anticipato di molto temporalmente questa
possibilità rispetto al periodo ipotizzato dal grande studioso indiano
(10.000 A.C.) E' l'"Atlantide del Nord", è "Thule".
Con la fine della fase interglaciale e la ripresa improvvisa di
una glaciazione terribile (dal 25.000 A.C fino a circa il 10.000
-8.000 A.C, la più fredda che si conosca) gli Ario- Thuleiani furono
costretti ad abbandonare la loro dimora artica e a migrare nelle
zone più a Sud: In Asia, in Europa, in America del Nord e del Sud.
Sono le migrazioni degli Ario Nordici descritte nei romanzi del
dimenticato scrittore -esploratore tedesco Edmund Kiss (6),
mai tradotti nella nostra lingua.
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Il volto barbuto di Ollantaytambo |
La seconda ipotesi è la tradizionale "Atlantide" di Platone, collocabile
tra 12- 10.000 anni fa, in un periodo geologico appena precedente
la fine dell'era Wurmiana. Proprio la repentina e burrascosa fine
dell'Era Glaciale, provocata forse da un evento catastrofico esogeno
il nostro pianeta (Impatto della Terra con una Cometa od un Asteroide
di dimensioni considerevoli) avrebbe provocato il crollo della civiltà
atlantidea, già duramente provata dal disastroso fallimento della
spedizione volta alla conquista del Mediterraneo. Anche in questo
caso si verificarono delle migrazioni da parte dei sopravvissuti,
i quali dalle zone "Atlantiche "avrebbero raggiunto L'Africa, e
l'America.
Come avete potuto leggere, entrambe le ipotesi prendono in considerazione
un popolamento delle Americhe in senso "alternativo" all'usuale
migrazione proveniente dallo Stretto di Bering: questo non esclude
naturalmente questa via asiatica di immigrazione, che sicuramente
ci fu, però dà credito anche ad un'ipotesi di immigrazione in America
di Homo Sapiens Sapiens Nordico /Atlantico-Europei.
Indipendentemente dalla volontà di accettare o la prima o la seconda
ipotesi (Thule o l'Atlantide platoniana), e già questo sarebbe forse
un falso problema perchè a mio modo di pensare un'ipotesi non esclude
l'altra, come vedremo dopo, il punto fondamentale è raccogliere
seri indizi di queste plausibili migrazioni Atlantico-Nord Europee
in America.
In effetti, tra il Centro ed il Sud America è possibile trovare
petroglifi e pittogrammi preistorici le cui rappresentazioni (in
genere raffigurazioni cosmologico -cosmogoniche e simboliche) sono
molto simili ai pittogrammi ed alle incisioni su roccia che si ammirano
tra l'Inghilterra e la Francia. Un eclatante esempio riguarda la
famosa Pedra Pintada in Brasile ed i petroglifi di Pusharo in Perù,
gia descritti nel mio saggio (7). Inoltre, recentemente,
lo studioso Andrew Collins ha trovato altri pittogrammi molto simili
a questi presso l'Isola di Cuba (8). Considerando anche le
enigmatiche raffigurazioni di uomini indiscutibilmente bianchi e
barbuti rinvenute in diverse zone tra il Centro ed il Sud America,
anche di notevoli dimensioni, esistenti sulle rocce delle montagne
Andine (vedi come esempio il volto barbuto di Ollantaytambo che
appare sulla copertina del mio libro) ed il recente aiuto dato dagli
studi del DNA degli amerindi che hanno riscontrato almeno un aplogruppo
di antichissima derivazione Caucasico/Europea (dal 30.000 al 15.000
A.C.) (9), ecco che è possibile ipotizzare una forte migrazione
"glaciale "proveniente anche dal contesto Atlantico/Europeo.
Possiamo quindi pensare ad una soluzione soddisfacente per tutti:
l'insediamento dei "Polari" nordici dovette essere abbandonato per
forza con il sopraggiungere della nuova, ultima fase glaciale (25.000
A.C). Questa migrazione durata millenni portò questi popoli a raggiungere
territori liberi dai ghiacci nelle zone Atlantiche (dove il mare
era più basso di almeno cento metri e si poteva trovare ampio spazio
ed isole sufficienti per instaurare una sorta di cultura "Atlantide").
La successiva catastrofe che provocò la fine della glaciazione e
l'innalzamento repentino dei mari costrinse i sopravvissuti a tentare
di costituire un nuovo ordine sociale anche in Centro ed in Sud
America. Con i fratelli indiani provenienti da Bering si costituì
così quell' "Impero Amazzonico", a lungo cercato dagli esploratori
e dal sottoscritto, descritto nel mio saggio e contemporaneo delle
altre culture post glaciali che si erano formate in altre parti
del mondo nel corso dei millenni, per opera di altri scampati al
diluvio: in India, in Cina, in Medio Oriente ed in Egitto.
Note:
(1) Marco Zagni: "L'Impero Amazzonico", Mir Edizioni,
Firenze, 2002.
(2) In questo caso specifico considero incredibile che il
saggio su Tiahuanaco di Posnansky non sia mai stato tradotto. Vedi
Arthur Posnansky: "Tiahuanacu: Cradle of American man",
ed. J.Augustin, New York, 1945.
(3) Piero Angela:"Nel cosmo alla ricerca della vita",
ed. Garzanti, Milano, 1983.
(4) Alan Alford: "Il mistero della genesi delle antiche
civiltà", Newton-Compton editori, Roma, 2000.
(5) B.G.Tilak: "La dimora artica nei Veda", Ecig,
Genova, 1994.
(6) Vedi per esempio il libro di Edmund Kiss: "Die letze
Konigin von Atlantis ", Koehler &Amelang, Lipsia, 1931.
(7) "L'Impero Amazzonico", op. cit., cap.4 e 6.
(8) Andrew Collins: "Le porte di Atlantide", Sperling
e Kupfer ed., Milano, 2000.
(9) Vedi l'articolo di Antonio Aimi: "Quei navigatori
della Preistoria", sul Sole 24 Ore del 25 giugno 2000.
di Marco Zagni
nfuwza@tin.it
www.imperoamazzonico.it
di Michael A. Cremo, Richard L. Thompson2. Archeologia Misterica
di Luc Bürgin3. Archeologia dell'impossibile
di Volterri Roberto4. Archeologia eretica
di Luc Bürgin5. Il libro degli antichi misteri
di Reinhard Habeck6. Rennes-le-Château e il mistero dell'abbazia di Carol
di Roberto Volterri, Alessandro Piana7. Il mistero delle piramidi lombarde
di Vincenzo Di Gregorio8. Le dee viventi
di Marija Gimbutas9. Come ho trovato l'arca di Noè
di Angelo Palego10. Navi e marinai dell'antichità
di Lionel Casson
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