
Una delle frasi più famose del nuovo testamento che “avrebbe” pronunciato Gesù Cristo è: AMA IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO”. Per noi occidentali di 2000 anni dopo questa frase è l’emblema dell’amore disinteressato che ci consiglia di amare tutte le persone del mondo con lo stesso amore che rivolgiamo a noi stessi.
E se non fosse vero ?
Se questa frase fosse un errore di interpretazione nei vari passaggi dei vangeli dalla versione aramaica (lingua originale) a quella ebraica, greca ed infine latina?
La figura di Gesù Cristo, se la osserviamo senza preconcetti e come emerge nei racconti che ce lo hanno tramandato, era quella di un Giudeo intriso di cultura giudaica.
Mal sopportava che gli esponenti religiosi del suo tempo avevano perso la “purezza” del messaggio che veniva dai passi del vecchio testamento.
I farisei, un influente gruppo religioso e sociale del giudaismo del Secondo Tempio (circa 516 a.C. – 70 d.C.), erano noti per la loro rigorosa osservanza della Torah e per aver sviluppato un complesso sistema di interpretazioni e norme, spesso chiamate “tradizioni degli anziani”. Queste norme, che andavano oltre il testo scritto della Torah, avevano lo scopo di applicare la legge mosaica alla vita quotidiana.
Pur non esistendo un conteggio esatto delle “centinaia di imposizioni”, gli storici ci forniscono un elenco di 613 mitzvot (comandamenti) derivati dalla Torah, molti dei quali ampliati dai farisei con dettagli specifici.
Osservanza del sabato:
Restrizioni sul lavoro: I farisei definivano in modo dettagliato cosa costituiva “lavoro” proibito durante il sabato (Esodo 20:8-11). Ad esempio, identificavano 39 categorie di lavoro proibito (melachot), come trasportare oggetti, accendere fuochi o scrivere. Ogni categoria era ulteriormente dettagliata. Ad esempio:
Non si poteva percorrere una distanza superiore a circa 1 km (il “limite del sabato”).
Non si poteva trasportare un oggetto da un dominio privato a uno pubblico (es. dalla casa alla strada).
Oggetti e cibi: I farisei applicavano regole di purezza anche agli utensili da cucina e ai mercati, controllando che i cibi fossero conformi alle leggi della kasherutAlessia.
Separazione completa tra cibi lattiero-caseari e carne.
Controlli meticolosi sulla macellazione degli animali e sulla preparazione dei cibi per garantirne la conformità.
I farisei svilupparono formule di preghiera standardizzate, come lo Shemà (Deuteronomio 6:4-9), da recitare due volte al giorno.
Imponevano regole su come indossare i tefillin (filatteri) e le tzitzit (frange rituali), con dettagli su materiali, nodi e posizionamento.
..ed altre 600 disposizioni.
Gesù Cristo era contrario a questo castello di leggi e voleva riportare la fede ebraica alla purezza dei 10 comandamenti di Mosè.
In particolare, quando gli viene chiesto quale sia il comandamento più importante, Gesù risponde citando due versetti della Torah che unisce in un unico principio.
In Matteo 22:37-40
Gesù gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Due comandamenti: Il primo che si riferisce a Dio e l’altro agli uomini.
Ma se si legge la bibbia ebraica originale la parola PROSSIMO è scritta col termine ebraico di “REA”.
Per chi conosce il vecchio testamento, ed in particolare il levitico, sa perfettamente cosa vuol dire “REA”.
Nel Levitico 19:18, il termine ebraico rea’ si riferisce a un “compagno” o “membro del popolo d’Israele”. Nel giudaismo del Secondo Tempio (circa 516 a.C. – 70 d.C.), alcune correnti, come gli Esseni (rotoli del mar morto) o gruppi farisaici più rigorosi, interpretavano “prossimo” in senso ancora più ristretto, limitandolo agli ebrei osservanti o ai membri della propria comunità. Questo poteva riflettersi in pratiche endogamiche, dove i matrimoni erano preferibilmente contratti all’interno del gruppo per preservare la purezza religiosa e culturale.
Quindi nella dichiarazione sull’amore Gesù ha distinto tra l’amore spirituale che va rivolto a Dio e a quello che va rivolto ai membri della sua comunità. Cioè il comandamento di “amare il prossimo” era riferito ai membri del “suo” popolo a non odiarsi ma ad amarsi reciprocamente…e quando ci si univa in matrimonio lo si doveva fare con persone del proprio popolo.
Questi concetti erano universalmente accettati e condivisi da tutti coloro che lo ascoltavano ed erano ritenuti giusti e veri.
Quindi il “prossimo” era rivolto solo alle persone che ti sono “prossimi”… vicini, amici parenti e altre persone nate nella tua terra.
Questa visione che potrebbe essere considerata blasfema ha un riscontro in un altro passo della bibbia.
Matteo 18:15-17:
«Se il tuo fratello commette una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolta, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolta, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolta costoro, dillo alla comunità; e se non ascolta neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.»
Quindi anche qua si ribadisce che qualsiasi discussione che si avesse avuto con una persona del suo popolo andava risolta all’interno del loro gruppo. Se non si risolveva…il consiglio di Gesù è stato quello di TRATTARLO COME UN PAGANO.
Ma come? Ama il prossimo tuo come te stesso che fine ha fatto ?
L’endogamia era infatti comune nella Palestina del I secolo d.C., soprattutto per mantenere l’identità ebraica.
Testi giudaici: Fonti come i libri dei Maccabei e gli scritti di Giuseppe Flavio indicano che i matrimoni con non ebrei erano visti con sospetto, soprattutto dopo le riforme di Esdra e Neemia (V secolo a.C.), che incoraggiarono gli ebrei a separarsi dai coniugi stranieri per preservare la purezza religiosa (Esdra 10:10-11).
Rotoli del Mar Morto:
I testi della comunità di Qumran (Esseni), trovati tra i Rotoli del Mar Morto, mostrano un’interpretazione rigorosa della legge mosaica, inclusa una visione restrittiva del “prossimo” come membro della comunità settaria. Documenti come la Regola della Comunità sottolineano la separazione dai non ebrei e dagli ebrei non osservanti, il che si estende alle scelte matrimoniali.
La società ebraica dell’epoca era quindi fortemente endogamica, soprattutto tra le famiglie più devote e tra i gruppi religiosi come i Farisei e gli Esseni, che enfatizzavano la purezza rituale e l’identità ebraica.
I “pagani” potevano convertirsi al giudaismo attraverso un processo che includeva la circoncisione (per gli uomini), l’accettazione della Torah e, in alcuni casi, un bagno rituale (precursore del battesimo). Una volta convertiti, questi individui (chiamati gerim o proseliti) erano considerati ebrei a pieno titolo e potevano sposarsi con altri ebrei senza violare le norme religiose.
Un esempio biblico è Rut, la moabita, che si convertì al giudaismo e sposò Boaz, diventando un’antenata del re Davide (Libro di Rut).
Ma abbiamo un’altro passo che ci conferma in questa analisi:
Matteo 10:5-15:
“Questi dodici, Gesù li inviò, dando loro queste istruzioni: «In qualunque città o villaggio entriate, informatevi chi vi sia degno, e lì rimanete finché non partiate. Quando entrerete in una casa, salutatela. Se quella casa è degna, la vostra pace venga su di essa; ma se non è degna, la vostra pace torni a voi. Se qualcuno non vi riceve e non ascolta le vostre parole, uscendo da quella casa o da quella città, scuotete la polvere dai vostri piedi. In verità vi dico che nel giorno del giudizio la sorte di Sodoma e Gomorra sarà più tollerabile di quella di quella città.”
Quindi la prima cosa che ha detto Gesù agli apostoli è NON ANDATE DAI “GENTILI” NE’ DAI SAMARITANI (due popolazioni che adoravano altri Dei)…rafforzando le cose raccomandandosi di rivolgersi solo alle “pecore perdute della CASA DI ISRAELE ! “ ….Quando entrerete in una casa, salutatela. Se quella casa è degna, la vostra pace venga su di essa; ma se non è degna, la vostra pace torni a voi. Per casa “degna” si intende una casa dove vivevano gente “DEGNA”, cioè credente nella legge ebraica. “Se qualcuno non vi riceve e non ascolta le vostre parole, uscendo da quella casa o da quella città, scuotete la polvere dai vostri piedi”. Un consiglio simile a quello che aveva già dato Matteo 18:15-17 “Sia per te come il pagano e il pubblicano”. Ma finiscono le raccomandazioni con la disposizione che…. nel caso quelle genti o quelle città rifiutassero la parola degli Apostoli…”scuotete la polvere dai vostri piedi. In verità vi dico che nel giorno del giudizio la sorte di Sodoma e Gomorra sarà più tollerabile di quella città.”… ribadendo il concetto che si poteva rivolgere la parola solo a chi avesse la stessa fede. In seguito il concetto di “PROSSIMO” si restrinse ulteriormente ai CRISTIANI che erano anche CIRCONCISI.
Anche “DOPO” la situazione non è cambiata. Quando Paolo di Tarso si è unito agli apostoli per predicare il “verbo” sin da subito nacquero dissidi tra Paolo e Pietro. Ne abbiamo una traccia in Galati 2,11-14 dove Paolo racconta di aver “resistito in faccia a Pietro” ad Antiochia, accusandolo di ipocrisia.
Il motivo del contendere era che Pietro all’inizio frequentava i “cristiani ma NON ebrei”, ma in breve cambiò la sua opinione a seguito della reazione degli altri Apostoli e dei “circoncisi”, cioè dei cristiani ma “circoncisi”. Pertanto si rifiutò di “evangelizzare” chi non era “circonciso”.
Paolo senza mezze parole, ad Antiochia, lo affronta di petto e lo chiama “IPOCRITA”.
Questa tesi di Pietro ( che si poteva evangelizzare solo i “circoncisi”) fu sposata in seguito anche dagli Esseni che ne hanno lasciato testimonianza nei rotoli del mar morto.
Dopo quella schiarita di idee Pietro è rimasto in Galilea a annunciare il suo Vangelo ai SUOI conterranei “circoncisi” e Paolo ha deciso di andarlo ad annunciare a tutto il resto del mondo. Da allora Paolo di Tarso è stato chiamato “l’apostolo delle genti”.
Pertanto la ricerca della tomba di Pietro sotto il Vaticano è una ricerca vana perché Pietro non è mai andato a Roma preferendo il SUO territorio…ribadendo il concetto di “AMA IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO”.
V.Di Gregorio