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A COSA SERVIVANO I SPINTRIAE ?

Resta un mistero quale fosse l’uso reale degli Spintria, gettoni dell’antica Roma che, da un lato recano un numero, e, dall’altro una posizione precisa nell’ambito di rapporti etero. Buoni per acquisire prestazioni? Premi di produzione che qualcuno pagava ai propri dipendenti più fedeli, acquisendo i gettoni a cifre ribassate e con un valore nominale alto, un po’ come avviene – in maniera diretta o indiretta – per i ticket pranzo dei dipendenti? Doni ai clientes, che si trovavano così pagato un passaggio in quelle case? Oppure giochi? O ancora: fiches nell’ambito di specifici spazi ludici dei nostri antenati? Buoni per lanciare una data casa, contando sul fatto che quelle pratiche richiamavano gruppi di amici e che un gettone gratuito donato ad un uomo si moltiplicava in gettoni acquistati da parte degli amici stessi?

Non si esclude un uso misto dei bei gettoni. Che siano serviti anche per una sorta di circolazione monetaria parallela, legata a un particolare servizio, pratica divenuta anche una sorta di gioco da tavolo, che, come premio, offriva i servigi descritti dalle illustrazioni, non è escluso. Forse, all’inizio, nacquero per evitare che il cliente giungesse alla prostituta con il denaro contante. E questo per motivi di sicurezza – evitare i furti da parte delle ragazze – e per ridurre la possibilità che le donne potessero alimentare guadagni paralleli. La prevendita di gettoni avrebbe consentito peraltro un pre-finanziamento alla casa stessa e forse interventi speculativi. Poi, l’uso si moltiplicò.

Sugli sprintiae, usualmente, sono raffigurate scene eterosessuali da un lato e un valore (in assi?) dall’altro, talvolta indicato da un A ? assis?).

Su un lato vi era – in genere – la rappresentazione di scene dei 15 “modi” – con un gettone spesso caratterizzato dalla presenza di un organo anatomico – mentre sull’altro figurano i numeri da I a XVI, nella maggior parte dei casi- Davanti ai numeri II, IIII e VIII si trova a volte la lettera “A”. Si suppone che i numeri indichino il costo delle prestazioni in assi, che spiegherebbe la lettera “A”. In numero XVI corrisponderebbe quindi a un denario.

Ma il mistero permane. Proprio perchè, probabilmente, nel tempo l’uso dei gettoni assunse caratteristiche di piccola speculazione economica e di gioco – d’azzardo? – che la fantasia umana seppe declinare in più modi, attorno ad un valore ben preciso ed esigibile: quello di una data prestazione.

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