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   NURAGHI, misteriose Torri di Sardegna
Pare che gli edifici siano circa 7.000, sparsi in tutto il territorio dell'isola. Semplici costruzioni di difesa o primordiali luoghi di aggregazione sociale?


fig.1 Protonuraghe Brunku Madugui
a Gesturi (Medio Campidano)


fig.2 Ambienti sulla sommità
di Albucciu di Arzachena (OT)
Sardegna - Il Nuraghe è l'edificio caratteristico della Sardegna, che ha dato il nome alla sua più antica civiltà, detta appunto "Nuragica". Il nome deriverebbe da una parola, "Nur", di origine primitiva paleomediterranea, comunque precedente alla prima dominazione dell'isola da parte dei Fenici, che può assumere due significati, ossia cumulo di pietre e cavità. Le due parole unite insieme indicherebbero quindi cumulo cavo di pietre. La sua forma è tipicamente di torre troncoconica, ottenuta posando le grosse pietre squadrate in aggetto. Si parte quindi da pietre più grosse alla base fino ad arrivare alla sommità con pietre sempre più piccole e meglio lavorate, fino ad ottenere la forma di torre, senza uso di malte, a secco. E' necessario però fare delle distinzioni, infatti i Nuraghi si possono suddividere in due tipi principali, i"protonuraghi" e i nuraghi a "tholos". La distinzione serve anche per identificare gli edifici nel tempo, azzarderemmo quasi che i protonuraghi possono essere considerati come i padri dei nuraghi a tholos. Essi compaiono nella prima fase dell'età nuragica che va dal 1800 al 1500 A.C., il nuragico I. Classici esempi di protonuraghe li troviamo in quello di "Sa Korona" di Villagreca in provincia di Cagliari, nel "Brunku Madugui" di Gesturi nella nuova provincia del Medio-Campidano fig.1.

In quest'ultimo sono stati individuati resti di lastre in sughero datate 1820 a.c. al test del carbonio 14 (C14). In questi edifici che danno appunto l'impressione di nuraghi arcaici, la vita si svolgeva prevalentemente sulla sommità della costruzione megalitica fig.2. In particolare sono presenti gli ingressi architravati che immettono immediatamente al piano superiore per mezzo di scale di pochi gradini, fig.3. Nel Brunku Madugui vi restano le tracce di due ambienti circolari presumibilmente chiusi da tetti di frasche, che ricorderebbero le tipiche costruzioni utilizzate ancora oggi dai pastori, le "Pinnettas" o "Pinnettus", fig.4.


fig.3 Scale di accesso al piano
superiore di Albucciu

fig.4 Su Pinnettu, tipica costruzione
ancora in uso, con base in pietre
e tetto di pali e frasche
I protonuraghi o pseudonuraghi vengono anche definiti nuraghi a corridoio per via della particolarità in essi di avere all'interno della costruzione dei corridoi coperti in genere da grossi filari di pietre. Tali corridoi, nella maggior parte dei casi, finiscono in maniera cieca, anche se in qualche caso possono terminare su un'altro lato della costruzione, cosiddetti quindi a corridoio

passante. Talvolta i corridoi presentano anche cellette o nicchie lungo il percorso. Altro esempio molto importante, è il nuraghe misto a corridoio e a tholos dell'Albucciu di Arzachena in provincia di Olbia-Tempio fig.5.Test al C14 di strati presenti in una camera di Albucciu datano lo stesso alla fase II nuragica del bronzo medio che va dal 1500 al 1200 a.c. Recenti studi focalizzano l’attenzione sul fatto che nuraghi a corridoio e nuraghi a tholos potessero essere facenti parte di medesimi cantoni o organizzazioni tribali. E’ doveroso notare però che, ragionando dal punto di vista dell’uomo nuragico, i protonuraghi non dovevano rivestire la medesima importanza e/o funzione di quelli a tholos. Infatti tutti i modellini di nuraghe, come vedremo più avanti, giunti fino a noi ad oggi, sembrano rappresentare esclusivamente nuraghi a tholos, quindi nessun ritrovamento finora di modellini di nuraghi a corridoio.

I nuraghi cosiddetti a tholos, fig.6, che come dicevamo rappresentano in tutto e per tutto la civiltà nuragica, hanno nel loro percorso costruttivo alcune tappe che si evolvono con il passare del tempo e della tecnica nel costruire in modalità megalitica.Si presentano infatti inizialmente con una semplice struttura a forma di tronco di cono, fig.7.


fig.5 Nuraghe misto Albucciu

fig.6 Tholos di Su Nuraxi

fig.7 Nuraghe a tholos Rumanedda, Tottubella (SS)

fig.8 Finestra di scarico sull'architrave
d'ingresso al Nuraghe Lugherras di Paulilatino (OR)


L'ingresso alla torre è architravato, con triangolo o finestra di scarico appena sopra per la distribuzione dei pesi, fig.8. Appena varcata la soglia generalmente ci si trova in un andito. Si presenta subito sulla sinistra la scala di accesso ai piani superiori, che corre ricavata nella struttura muraria salendo con movimento elicoidale, dove spesso è illuminata da apposite feritoie. Abbiamo anche esempi in cui la scala di accesso va invece in senso antiorario, sulla destra, ma in misura minore, fig.9.

Sempre all'ingresso opposta alla scala, spesso si trova la garetta o nicchia d’andito, uno spazio ricavato nella struttura, quale la sua funzione? Viene identificata come uno spazio che poteva ospitare qualcuno di guardia o comunque a controllo. La torre al suo interno può avere una o più camere coperte a tholos, o falsa cupola appunto, perchè dal suo interno la tholos ricorda una volta, ma che invece al suo esterno non ha la cupola in quanto la costruzione è parte integrante del nuraghe a cono tronco. Nelle torri più alte possiamo trovare fino a tre camere voltate a tholos più il terrazzo al piano più alto. Spesso le tholos hanno all'interno delle nicchie di forma generalmente ogivale, dove all'interno può stare una persona in posizione eretta fig.10.


fig.9 Scala di accesso a destra nel
Nuraghe Corvos, Florinas (SS)

fig.10 Nicchia nella camera a piano
terra del mastio di Su Nuraxi

Abbiamo detto che la torre si presenta su più piani, ma come era fatto un nuraghe alla sommità? Il ritrovamento di modelli di nuraghe in bronzo e in pietra, fig.11, oltre che la testimonianza della presenza di grosse pietre a forme di mensola, i cosiddetti mensoloni, ci forniscono la risposta.I mensoloni erano posizionati in cima al nuraghe e presumibilmente facevano parte della struttura muraria insieme a delle impalcature lignee, formando così dei veri e propri terrazzi, fig.12. Gli stessi mensoloni potevano trovarsi inoltre lungo la cinta muraria che raccordava più torri nei nuraghi complessi che vedremo più avanti, fig.13.


fig.11 Modello di nuraghe, ritrovato all'interno
della capanna delle riunioni di Palmavera

fig.12 Mensoloni dal crollo del nuraghe Nuraddeo

fig.13 Ricostruzione ipotetica dei mensoloni
in posizione sui bastioni di Su Nuraxi

fig.14 Mensolone in marna bianca ancora
in posizione a Su Nuraxi


fig.15 Cinta muraria aggiunta di fronte
alla torre centrale del nuraghe Orolo
Qui abbiamo l'esempio più monumentale di nuraghi polilobati o complessi. Le torri aggiunte vanno da un minimo di una fino ad un massimo di sei, nei nuraghi finora scavati, fig.17.

L'aggiunta non si limita però solo alla torre primitiva, spesso infatti un'ulteriore cinta muraria, definita antemurale, viene costruita a protezione del bastione turrito polilobato, racchiudendo spesso al suo interno un villaggio di capanne, fig.18.

Ecco quindi che i nuraghi complessi assumono dimensione di luoghi di aggregazione sociale, villaggi di capanne vengono eretti intorno ad essi, possono essere completamente autosufficienti, garantendo protezione a chi li abita, ma anche preziosa riserva idrica fornita da pozzi ricavati all'interno del bastione stesso oppure muniti di cisterne, figg.19-20-21.

I corpi aggiunti ci aiutano ancora di più ad ammirare queste costruzioni megalitiche, facendoci immaginare la forza e l'ingegno dei nostri antenati costruttori, fig.22.

Si ricavano cortili antistanti la torre centrale, le torri aggiunte vengono raccordate da corridoi eretti sempre con tecnica ad aggetto di pietre, utilizzando spesso massi di notevoli dimensioni, figg.23-24-25-26.


fig.16 Strutture murarie addossate alla
torre centrale di Su Nuraxi

fig.17 In primo piano una delle cinque torri
aggiunte alla torre centrale del nuraghe Arrubiu

fig.18 Accesso all'antemurale del nuraghe Losa

fig.19 Il pozzo della torre "D", recentemente
riportato alla luce nel nuraghe Santu Antine

fig.20 Corridoio di accesso alla torre "E" che
ospita il secondo pozzo a Su Nuraxi

fig.21 Pozzo nella torre "E" di Su Nuraxi
visto dal suddetto corridoio

fig.22 Cortile con pozzo e accessi ai corridoi
di raccordo fra le torri a Santu Antine

fig.23 Accesso alla torre "C" a dx e galle ria di
raccordo tra il cortile e il corridoio di unione
fra le torri "C" e "D" a Santu Antine


fig.24 L'immagine precedente vista dall'interno
Per quanto riguarda il metodo di costruzione dei nuraghi, si ipotizza la stessa tecnica usata per le piramidi egizie, ossia l'utilizzo di terrapieni che andavano a salire man mano che si tiravano su i filari di pietre, facendo scorrere i massi su tronchi lignei. Ci sono anche testimonianze, in qualche nuraghe, di fori in posizioni tali che fanno pensare a sistemi di gru azionate da leve per portare su i massi. Il periodo di costruzione dei nuraghi a tholos, o semplici, tendenzialmente lo si fa corrispondere tra il 1500 e il 900 A.C., concentrando nel periodo dell'età del bronzo medio e finale la maggior parte di essi. Abbiamo comunque casi di costruzione risalenti al bronzo antico, tra il 1800-1500 a.C.

Per concludere una riflessione doverosa sulla destinazione d'uso dei nuraghi, che ci riporta all'interrogativo del titolo. Fortezze militari o luoghi di aggregazione sociale? Tutto ci farebbe pensare ad una fase iniziale in cui, protonuraghi prima e nuraghi semplici monotorri dopo, sembrerebbero destinati a compiti di controllo sul territorio, torri vedetta che possono ospitare un numero esiguo di persone. Abbiamo poi una fase successiva in cui i nuraghi, da semplici monotorri, si evolvono in costruzioni polilobate estendendo quindi la superficie che adesso può ospitare sia all'interno dell'antemurale, sia nel villaggio stesso che si addossa alla cinta muraria turrita, un numero maggiore di persone che non necessariamente devono essere tutte impegnate al solo scopo di controllo e difesa. Nei villaggi si sono trovati ambienti come forni sia per alimenti che per fusione di armi, capanne con bacili lustrali per il culto delle acque, capanne delle riunioni con idoli di modelli di nuraghe, tutti ambienti che hanno lasciato testimonianze di vasi e oggetti di uso quotidiano.


fig.25 Il suggestivo corridoio galleria fra le
torri "C" e "D" di Santu Antine

fig.26 Ancora un corridoio, munito di
feritoie, fra le torri "D" e "B" di Santu Antine

fig.27 Villaggio di capanne a Su Nuraxi

fig.28 Interno con nicchie del vano zz,
o Sala del Capo a Su Nuraxi


C'è da dire inoltre che purtroppo ancora tanti monumenti sono in attesa di indagine e scavo, e che potrebbero fornire ancora dati preziosi per aiutarci a schiarire questo alone di mistero che comunque rende fascino alle magnific enti ed eterne torri di Sardegna.

Bibliografia:
- Giovanni Lilliu - I nuraghi Torri preistoriche di Sardegna - Ed. Ilisso
- Giovanni Lilliu - La civiltà nuragica - Ed. Carlo Delfino Editore
- Giovanni Lilliu - Sardegna nuragica - Ed. Il Maestrale
- Giovanni Lilliu, Raimondo Zucca - Su Nuraxi di Barumini - Ed. Carlo Delfino Editore
- Ercole Contu - Il nuraghe Santu Antine - Ed. Carlo Delfino Editore
- Giovanni Ugas - L'alba dei nuraghi - Ed. Fabula
- Figg.2-3-5 Su gentile concessione di Gianluca Casu - Figg.1-28 neroargento.com

Paolo Lombardi
neroargento.com