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29 Gennaio 2011 PALEONTOLOGIA
Le Scienze
Colpa dei vulcani la grande estinzione di massa del Permiano
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La grande estinzione di massa che circa 250 milioni di anni fa spazzò via il 95 per cento dele forme di vita marine e il 70 per cento di quelle che vivevano sulle terre emerse sarebbe stata una conseguenza di una serie di imponenti eruzioni vulcaniche che avrebbero riversato prima in atmosfera e quindi negli oceani imponenti quantitativi di ceneri carboniose. Lo sostiene uno studio condotto da ricercatori dell'Università di Calgary, in Canada, pubblicato su Nature Geoscience.

I ricercatori hanno infatti scoperto nelle rocce dell'attuale regione artica del Canada significativi strati di ceneri di carbone proprio in corrispondenza delle stratificazioni geologiche risalenti a quell'epoca. "Questa potrebbe essere, letteralmente, la 'pistola fumante' che spiega l'ultima estinzione del Permiano", dice Steve Grasby, uno degli autori della ricerca.

"Il nostro lavoro è il primo a portare prove dirette di massicce eruzioni vulcaniche, le più imponenti di cui si abbia testimonianza, con una imponente emissione di polveri di carbone combusto, così da supportare con un dati diretti il modello che ipotizza un intenso effetto serra."

A quell'epoca sulla Terra vi era una enorme massa continentale, il supercontinente di Pangea, che ospitava un'ampia varietà di ambienti abitati da anfibi primitivi, dai primi rettili e dai sinapsidi, il gruppo da cui avrebbero in seguito avuto origine i mammiferi.

I vulcani all'origine della catastrofe erano quelli della formazione nota come Siberian Traps, un'area che attualmente ha il suo centro nella città siberiana di Tura e si estende fino a Yakutsk, Noril'sk e Irkutsk per circa due milioni di chilometri quadrati complessivi, all'incirca la superficie dell'Europa.

"Le ceneri, osservano gli autori, devono aver ancor più aggravato la situazione già preceria di un pianeta alle prese con il riscaldamento. Anche perché queste ceneri erano altamente tossiche e la loro diffusione su terre e mari può avere significativamente contribuito a questa catastrofica estinzione", ha concluso Hamed Sanei, anch'egli co-autore dello studio.

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