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17 Marzo 2003 ARCHEOLOGIA
Newsday.com
La polizia israeliana rompe un´antica tavola
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Gerusalemme - Un´antica tavola di pietra che gli esperti ritengono possa datarsi al IX secolo a.C. e che offrirebbe una rara conferma della narrazione biblica, si è rotta a metà nel corso del trasporto verso una stazione di polizia israeliana.

Un collezionista di antichità si è imbattuto nella tavola, della dimensione di una scatola per scarpe, a Tel Aviv. La polizia che riportava il reperto all´Autorità per le Antichità Israeliane a Gerusalemme, ne ha provocato la rottura, malgrado fosse avvolta in due strati di plastica da imballaggio e si trovasse all´interno di una scatola, ha dichiarato Amir Ganor, capo della divisione anti-furto dell´Autorità.

Gli ufficiali non hanno spiegato come l´incidente si sia potuto verificare, ma un portavoce dell´Autorità per le Antichità, Osnat Guez, ha dichiarato che essa potrebbe comunque aiutare gli scienziati nelle ricerche, poiché saranno in grado di controllare gli strati più interni per determinare la vera età della pietra.

L´autorità formerà una commissione per studiare la tavola, che reca 15 righe di antiche iscrizioni ebree che richiamano i passaggi del Libro dei Re della Bibbia.

Gli esperti dell´Istituto Geologico Israeliano, che hanno studiato la pietra su richiesta di un collezionista, ritengono sia autentica e che si possa datare al IX secolo a.C. Microscopiche pagliuzze d´oro fuse con la pietra, potrebbero significare si trovasse insieme ad oggetti d´oro in un edificio che andò a fuoco – probabilmente il Primo Tempio, che fu distrutto dai Babilonesi nel 586 a.C., secondo quanto gli ufficiali hanno dichiarato.

Ma gli esperti di scrittura antica al Museo di Israele, che hanno studiato a loro volta la tavola, ritengono che l´iscrizione ebrea, che richiama i passaggi del Secondo Libro dei Re, 12:1-6 e 11-17, potrebbe essere un falso.

La tavola è stata mostrata al pubblico per la prima volta ad una conferenza al Ministero dell´Educazione e della Cultura nella scorsa settimana.

La sua esistenza era stata resa nota dal quotidiano israeliano Haaretz, sei mesi or sono.

Il collezionista, Oded Golan, ha rifiutato di dire dove ha trovato la tavola. Ha negato che gli appartenesse, ma si sospetta che cercasse di aggirare le leggi sulle antichità israeliane, avendo atteso così a lungo per renderne nota l´esistenza.

Ganor ha dichiarato che la tavola fu probabilmente trovata dai Musulmani che scavavano sotto il complesso della Moschea di Al-Aqsa nella Città Vecchia di Gerusalemme, lo scorso anno. Gli ebrei ritengono che la moschea insista su rovine del primo e secondo Tempio di Gerusalemme, e lo considerano il sito come sacro, come anche la cinta di mura che si ritiene abbiano circondato i santuari.

I musulmani dicono invece che niente è mai esistito sulla collina prima della moschea.

Se la tavoletta fosse provata autentica, essa "proverebbe l´esistenza del tempio" ha dichiarato il Ministro per l´Educazione e la Cultura Limor Livnat.

Hershel Shanks, della Rivista di Archeologia Biblica con base a Washington, ha dichiarato che la tavola, se provata autentica, sarebbe una "prova visibile e tangibile che ci raggiunge dalla distanza di 2800 anni".

L´iscrizione sulla tavola racconta in dettaglio i lavori di rinnovamento del Tempio Ebraico di cui si parla nell´Antico Testamento.

Re Joash dice ai sacerdoti di prendere: "denaro sacro... per acquistare pietre di miniera e tronchi e rame e lavorare per portare avanti il compito con fede". Se l´opera fosse stata completata nel modo dovuto "il Signore avrebbe protetto il suo popolo con la benedizione" riporta l´ultima riga dell´iscrizione.

La tavola era probabilmente custodita nel tempio, a dimostrazione che l´opera si fosse svolta secondo le indicazioni dell´Antico Testamento, ha dichiarato Guez.

Le autorità musulmane hanno negato che la tavola sia stata trovata nel corso della costruzione della moschea sotterranea al sito.

Gli archeologi israeliani sostengono che i lavori in loco provochino la continua distruzione di artefatti preziosi.

Il caso ricorda quello di una cassa di pietra, o ossario, ritenuto aver contenuto le ossa della figura biblica di Giacomo, che alcuni cristiani ritengono fosse il fratello di Gesù.