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14 Gennaio 2003 ARCHEOLOGIA
Newsday.com
Nuove teorie sull´Inondazione di Noè
tempo di lettura previsto 10 min. circa

Gli scienziati si stanno confrontando con una recente, affascinante teoria, secondo la quale l´epica storia di Noè – che si imbarcò su un´Arca piena di coppie di animali – si basa su una reale, catastrofica inondazione che riempì improvvisamente il Mar Nero circa 7500 anni or sono, costringendo i popoli ad evacuare la zona.

Ma, a seguito di una nuova, dettagliata analisi di rocce, sedimenti, correnti e conchiglie nel bacino e attorno alle coste del Mar Nero, un gruppo di ricerca internazionale ha screditato l´idea dell´Inondazione biblica, sostenendo che tutte le evidenze geologiche, ideologiche e biologiche le sono contrarie.

Il poco che la terra può dirci, sembra coincidere con la storia di Noè, sostengono gli autori della ricerca, due geologi dell´Università di Colombia, William Ryan e Walter Pitman, la cui teoria, nel 1997, creò grande interesse, e molte nuove ricerche nella storia e geologia del Medio Oriente.

Secondo Ryan e Pitman, le loro dettagliate indagini mostrano che un´improvvisa inondazione occorse nel Mar Nero, e ritengono si trattò di un evento talmente violento da diventare parte del folklore dei popoli antichi del Medio Oriente, così come vividamente descritto nella Bibbia.

L´ardita teoria di Ryan e Pitman, pubblicata per la prima volta su una rivista di geologia marina, sostiene che il livello del mare, in graduale crescita alla fine dell´Era Glaciale, probabilmente superò gli argini, e spazzò via la fragile barriera naturalistica di quello che è ora lo stretto del Bosforo. Una volta che questa barriera venne meno, aprì la via per una catastrofe di enormi proporzioni per gli abitanti dell´ampio bacino del nord-est.

Appena il Bosforo collassò, sostengono Ryan e Pitman, una massiccio massa di acqua marina si riversò dal Mediterraneo in quello che era allora un bacino di acque basse e stagnanti, l´ampia regione ora riempita dal Mar Nero. Secondo questo scenario, il sorgere del livello delle acque, continuò per circa due anni, fino a quando la maggior parte del mare interno raggiunse la sua attuale dimensione.

Prima dell´inondazione, calcolano Ryan e Pitman, il bacino conteneva un´ampia palude fangosa situata a circa 500 piedi al di sotto del livello del mare, arginata dalla barriera del Bosforo. Una volta che questa barriera fu frantumata, stimano, qualcosa come 10 miglia cubiche di acqua marina irruppero attraverso l´apertura ogni giorno, una cataratta rombante 200 colte più imponente dell´attuale caduta quotidiana delle Cascate del Niagara.

Questo, certamente, sarebbe stato un evento memorabile per le persone che vivevano attorno al bacino. Dovrebbero aver visto l´acqua salire inesorabilmente, spingendoli ad allontanarsi e trovare rifugio sulle alture, allontanandoli dalle loro case e campi.

Ma se tutto ciò accadde realmente, e se possa coincidere con le antiche scritture, sono questioni ancora aperte per un serio dibattito.

Ora, un team internazionale guidato da Ali Aksu sostiene che non vi fu alcuna inondazione nel Mar Nero a quel tempo, e che esistano davvero pochi elementi a sostegno della storia di Noè. Invece, essi hanno trovato prove che, 7500 anni or sono, il Mar Nero fosse già pieno, che non era effettivamente molto salato, e che più acqua usciva dal Mar Nero di quanta non si riversasse in esso tramite lo stretto del Bosforo. Come accade ancora oggi, sostengono, lo stretto conduceva una corrente a due direzioni 7500 anni or sono, con acqua salata che raggiungeva il fondo, e acqua meno salata che risaliva alla superficie. Così, non ci sarebbe spazio per alcuna inondazione.

Il piccolo stretto del Bosforo, è importante sia geologicamente che storicamente. E´ un piccolo canale che separa le due maggiori masse di terra, l´Europa e l´Asia. E´ stato un crocevia storico per millenni, punto d´incontro tra Est e Ovest, in quella che è attualmente la Turchia. All´estremità nord-orientale si trova il Mar Nero, e all´altra estremità è il Mare di Marmara, collegato al Mediterraneo, e così a tutti gli oceani del mondo.

Quello che Aksu ed i suoi collaboratori sostengono, è che per gli ultimi 12 000 anni, le acque salmastre sono state stabilmente condotte dalla corrente fuori dal grande mare interno e verso il Mediterraneo. I loro studi sui delta, sui sedimenti, sul fondo del mare e sui resti di vita marina all´estremità meridionale del Bosforo, non mostrano tracce dell´inondazione di Noè.

Questo studio dettagliato sul Bosforo e sulla regione del Mar di Marmara, è stato condotto da Asku e Richard Hiscott alla Memorial University di Terranova, Canada; Peta Mudie e Andre Rochon della Geological Survey del Canada; Michael Kaminski dell´University College di Londra; Teofilo Abradano dell´Rensselaer Polytechinc Institute di Troy, New York; e Dogan Yasar all´Università di Dokuz Eyul in Turchia.

Il loro nuovo livello di ricerca nella storia della regione è stato condotto in risposta alla controversa teoria di Ryan e Pitman, al Lamont-Doherty Earth Observatory presso la Columbia University a Palisades, New York.

Ryan e Pitman hanno annunciato le loro sorprendenti scoperte nel 1997, proponendo audacemente che le antiche storie sul diluvio biblico ed altri antichi testi fossero reali, e che si trattò indiscutibilmente di un evento di gigantesche proporzioni.

A dispetto delle nuove prove raccolto dal gruppo di Aksu, Ryan e Pitman non retrocedono. Ryan puntualizza in un´intervista che il gruppo di Aksu ha svolto la maggior parte della ricerca al di fuori del Mar Nero, mappando le correnti d´acqua, ed esaminando i sedimenti depositati ed altre prove, oltre l´estremità meridionale del Bosforo.

"I loro scritti sono fortemente orientati" sostiene Ryan, secondo "una teoria preconfezionata sul moto delle masse d´acqua. Ma il nostro lavoro è direttamente campionato e concentrato sui sedimenti del Mar Nero".

"Inoltre" dice Ryan "concederò loro che vi fosse un trasbordo d´acque" dal Mar Nero "tra 11, 000 e 10, 000 anni or sono. Ma dopo di ciò si verificò un´altra esondazione, e il Mar Nero tornò ad abbassarsi" in tempo per permettere lo spostamento dell´enorme massa d´acqua che è parte della storia di Noè.

Ryan ha anche dichiarato che le conclusioni di Aksu secondo cui certe spiagge e il delta del Mar Nero siano più antiche di quanto suggerisca la storia di Noè... "è piuttosto azzardata, poiché noi abbiamo osservazioni veramente dirette"con accurata documentazione. "Sarebbe veramente interessante sapere come potrebbero giustificarle scientificamente".

Aksu ed il suo gruppo di ricerca internazionale, chiaramente, dissentono. "Molti delle nostre osservazioni sono interamente incompatibili con una tarda inondazione catastrofica del Mar Nero" hanno annunciato in un dettagliato rapporto sulla rivista della Società Geologica d´America.

Essi sostengono perfino di avere abbastanza dati per "screditare qualsiasi ipotesi" relativa ad un´inondazione.

La nuova ricerca di Aksu e dei suoi colleghi, si è articolata in: rilevazioni a scansione sismica dei sedimenti sui fondali oceanici lungo una linea di 7500 chilometri; raccolte di residui di sedimenti molli dal fango sul fondo del mare in 65 siti; e datazioni al radio carbonio in 43 località. Ma, nonostante questa volume di lavoro sia stata svolta al di fuori dello stesso Mar Nero, il team internazionale ha concluso:

Che i sedimenti nel delta sud del Bosforo si sono depositati progressivamente per circa 12 000 anni dalla superficie dell´acqua salmastra che scorreva fuori dal Mar Nero. Questi strati indicano che il flusso esterno è stato relativamente stabile per la maggior parte del tempo. In altre parole, nessuna grande inondazione nel Mar Nero.

I resti di organismi intrappolati nei sedimenti mostrano che si trattava di acqua salmastra, e non di acqua salata marina, che scorreva – e scorre— attraverso il Bosforo per il Mar di Marmara ed il Mediterraneo. Infatti, vi è un flusso verso l´esterno nel Mediterraneo poiché il Mar Nero riceve continuamente grandi quantità di acqua dolce dai fiumi affluenti.

"Oggi il Mar Nero è ingrossato dall´afflusso di alcuni dei maggiori fiumi d´Europa, " scrive il ricercatore in GSA Today, pubblicato dalla Società Geologica d´America. Questi ampi fiumi sono il Danubio, il Don, il Dnieper, Dniester e il Bug meridionale. Come risultato, circa 300 chilometri cubici d´acqua – acqua salmastra – fuoriescono dal Mar Nero annualmente.

Così l´attuale scambio di acqua attraverso il canale del Bosforo "è un flusso a due livelli. Un livello più freddo, a bassa salinità superficiale esce dal Mar Nero; ed una corrente Mediterranea più calda, ad alta salinità, scorre verso nord attraverso lo stretto in profondità" nel Mar Nero, ha spiegato il ricercatore.

La crescita dei molluschi amanti dell´acqua marina del Mediterraneo sugli strati sottomarini nel Mar Nero – che Ryan e Pitman hanno citato come maggiore evidenza per l´inondazione di acqua salata di biblica memoria — probabilmente non è stata determinata da un improvviso afflusso di acqua salata. Invece, sostiene il team di Aksu, i molluschi sono proliferati per via di una graduale intrusione di acqua salata lungo i fondali del canale del Bosforo. Questo può spiegare perchè i molluschi furono capaci di vivere là, senza alcuna necessità di una più devastante inondazione di acqua marina.

Mentre la spiegazione dell´inondazione proposta da Ryan e Pitman era, per loro stessa ammissione, speculativa, ha trovato una vera e propria audience. Hanno scritto presto un libro popolare "L´inondazione di Noè", pubblicato nel 1999, che spiegava l´idea e la profondità delle loro ricerche. Hanno pubblicato articoli sulla Rivista del National Geographic, su Scientific American e New Scientist, oltre ad un documentario televisivo per la BBC. Inoltre, diverse spedizioni sono state organizzate nel Mar Nero, nella speranza di individuare tracce di antichi insediamenti sulle antiche linee di costa che sono ora sommerse.

Alcuni resti di antiche dimore, sono effettivamente state trovate sotto le acque del Mar Nero. Tali indizi indicano che i livelli delle acque del Mar Nero sono mutati, anche se ciò non prova l´ipotesi dell´inondazione.

Alcune delle recenti spedizioni nel Mar Nero sono state condotte dal famoso esploratore e Geologo Robert Ballard, autore della scoperta del relitto del Titanic nel 1985. Il suo gruppo di ricerca nel Mar Nero ha riportato le scoperte di alcuni spettacolari siti archeologici, inclusi parecchi relitti sommersi che si datano ai tempi romani, come anche alcuni resti di piccoli edifici nelle aree che sono ora sommerse a largo delle coste turche. Questi segni di strutture hanno scatenato l´immaginazione, e intensificato l´interesse per ulteriori esplorazioni.

Il principale interesse di Ballard, ad ogni modo, è la scoperta di antichi relitti. Ha dedotto che alcuni dei vascelli da carico che percorrevano le acque del Mediterraneo e del Mar Nero debbono essere affondate, e molti di essi debbono trovarsi in acque così profonde che si presume siano ancora intatti.

Questa intuizione si è già provata vera.

Ballard, prendendo parte ad un recente meeting di archeologia subacquea al Massachusetts Institute of Technology, ha dichiarato che la sfida all´idea dell´inondazione biblica da parte del team di Aksu, potrebbe generare un nuovo dibattito.

"Sarà interessante vedere come si potrà contrastare questa teoria, e sostenere che non vi fu una massiccia inondazione. In ogni caso infatti -aggiunge Ballard- i risultati Aksu, non implicano che non valga la pena studiare comunque il Mar Nero. Gli antichi relitti già trovati sono così ben preservati che danno adito a ricerche e studi molto emozionanti.

Per esempio, ad un recente meeting al MIT, l´archeologo Cheryl Ward, della Florida State University, ha riportato notizia di quattro antichi vascelli recentemente trovati sul fondo del Mar Nero. Uno è in condizioni talmente buone che il suo albero maestro è ancora eretto, nonostante si trovi sott´acqua da più di un millennio.

I relitti sono ben preservati, dicono gli scienziati, poiché l´acqua presso il fondo del Mar Nero è anossica, ovvero dotata di una concentrazione molto bassa di ossigeno. Ciò significa che molti dei materiali delle navi sommerse non marciscono e non si disintegrano rapidamente come farebbero in altre condizioni.

Per via della mancanza di ossigeno, nelle acque in profondità, vi sono "condizioni tossiche sul fondo" ha riferito la Ward. Come risultato, al di sotto di una certa profondità "vi è l´opportunità di un´eccellente preservazione" degli oggetti depositati sul fondo. In alcuni dei relitti il legno è ancora presente, sono stati trovati alcuni tessuti, e vi sono spesso intere collezioni di contenitori di argilla – anfore – impilate attorno ed all´interno dei siti dei naufragi.

"Tra i relitti ritrovati" - ha aggiunto – "il quarto era molto interessante. E´ in uno straordinario stato di preservazione" ed offre agli archeologi "un´eccellente opportunità di conoscere le antiche imbarcazioni".

Ed è in condizioni talmente buone, che "la prima cosa che abbiamo visto è stato l´albero maestro" non appena il sommergibile è passato sopra il relitto. "Un albero alto 11 o 14 metri, grande quasi quanto la nave" stessa.