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29 Novembre 2010 ARCHEOLOGIA
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La ricerca della tomba di Alessandro IV, una straordinaria occasione per conoscere il patrimonio del sottosuolo di Viterbo
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La ricerca della tomba di Alessandro IV, una straordinaria occasione per conoscere il patrimonio del sottosuolo di Viterbo, ma anche un campanello d'allarme per le sue condizioni di potenziale instabilità

Tutti i centri storici delle antiche città della Tuscia che sorgono su depositi vulcanici sono interessati da un fitto e stratificato sistema di cavità sotterranee quasi completamente sconosciute ed inesplorate, fonte di grandi ed inedite informazioni sulla millenaria storia dei centri abitati, ma anche di pericolosità geologica, in quanto interessate da crolli che possono coinvolgere i sovrastanti edifici, con possibile perdita di vite umane e danni irreparabili, non solo economici, a monumenti storici che costituiscono il vero partimonio del nostro paese.

Il quartiere medievale di S. Pellegrino nella città di Viterbo è un esempio di come la conoscenza e l'interesse da parte di studiosi di tutto il mondo delle sue opere d'arte e dei suoi capolavori architettonici si limiti quasi escusivamente alla sola parte esposta delle strutture, mentre una notevole mole di informazioni storiche archeologiche ed urbanistiche rimangono sepolte nel sottosuolo.

I moderni metodi di indagine geofisica applicati alla ricerca archeologica permettono ormai con tecniche non distruttive di acquisire dettagliate informazioni sulle strutture sepolte.

Il programa internazionale ed interdisciplinare di ricerca della tomba del Papa Alessandro IV coinvolge anche ricercatori e docenti della Università della Tuscia ed in particolare lo scrivente, per quanto riguarda l'assetto geologico e stratigrafico, è rappresenta un primo contributo alla conoscenza dettagliata del sottosuolo del centro storico di Viterbo. E' auspicabile che esso sia un punto di partenza per un programma di indagini più esteso, che dalla zona del Duomo possa interessare almeno tutto il quartiere medievale. Ciò sarà possibile solo sensibilizzando l'opinione pubblica e convincendo le Amministrazioni, gli Enti locali e le Fondazioni private a coprire, sotto il profilo economico, le spese vive della ricerca, in quanto la tutela del nostro patrimonio culturale, per risultare efficace, non può basarsi esclusivamente sull'impegno volontario di singoli ricercatori.

Molti cittadini residenti nella zona del centro storico ignorano l'esistenza nel sottosuolo delle loro abitazioni di un articolato sistema di cavità sotterranee mai investigato o censito, purtroppo soggetto ad un progressivo ed ineluttabile degrado sotto il profilo della loro stabilità. La circolazione di acque sotterranee, talora rese particolarmente aggressive da perdite della rete fognaria, le vibrazioni prodotte dal traffico o da altre attività, lavori di ristrutturazione, nonché risentimenti di eventi sismici, sono tra le cause che concorrono all'ineluttabile e progressivo ampliamento dei sistemi di fratture ed al continuo crollo di diaframmi, volte e cunicoli di cui solo sporadicamente e spesso in modo catastrofico si rilevano gli effetti in superficie.

Tale situazione di pericolosità è purtroppo sottovalutata, ma la conoscenza, la mappatura e l'esplorazione speleologica dei sistemi di cavità presenti nel sottuosuolo, oltre che costituire una straordinaria fonte di conoscenza sulla storia urbana, dovrebbe rappresentare un impegno prioritario, soprattutto per le Amministrazioni locali, al fine di mettere in atto i necessari interventi volti a mitigare il rischio, garantire la sicurezza dei cittadini e la stabilità di edifici, chiese e monumenti di grandissimo pregio.

Sergio Madonna - Docente di Geologia presso il Dipartimento GEMINI - Università della Tuscia sermad@unitus.it