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3 Agosto 2010 ARCHEOLOGIA
LaStampa.it
La Venere di Tell Halaf rinasce dai frantumi
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Gli archeologi tedeschi hanno restaurato 30 statue del museo distrutto nel '43. Saranno esposte a gennaio.

Immaginate di trovarvi di fronte un puzzle enorme, formato da 27 mila tasselli fragilissimi e per di più non numerati. E immaginate che, per ricomporlo, non possiate contare su nessun computer, ma soltanto sull'aiuto delle vostre mani e di alcune foto in bianco e nero scattate un secolo fa. Un compito impossibile? Un team di archeologi e restauratori tedeschi guidato da Nadja Cholidis e Lutz Martin c'è appena riuscito, riportando alla luce un tesoro vecchio di tremila anni: le monumentali statue del Tell Halaf Museum di Berlino, un tempo meta obbligatoria per gli appassionati d'arte in visita in Germania, al pari di quel Pergamonmuseum a cui erano destinate ma in cui non sono mai state esposte. Almeno finora: le sculture, ridotte a un cumulo di macerie da un bombardamento alleato durante la Seconda guerra mondiale e dimenticate per decenni in uno scantinato, verranno esposte nell'ala nord del Pergamon dal 28 gennaio al 14 agosto 2011, per la prima volta dopo quasi settant'anni. Sarà come un cerchio che si chiude e come un regalo postumo per Max von Oppenheim, l'intraprendente archeologo tedesco che le scoprì all'inizio del Novecento.

Von Oppenheim, figlio del co-proprietario del prestigioso istituto privato Sal. Oppenheim, era destinato alla carriera in banca. Cedendo alla sua passione per il mondo arabo, però, preferì imboccare la strada diplomatica e fu inviato nel 1896 al consolato tedesco al Cairo. Tre anni dopo, seguendo l'indicazione di una guida beduina, scoprì i resti di un palazzo aramaico su una collina del nord della Siria chiamata Tell Halaf e situata nei pressi dell'antica città di Guzana (citata anche nell'Antico Testamento). Non avendo una licenza per gli scavi archeologici, tuttavia, fu costretto a desistere. Ci vorranno altri 12 anni perché Max von Oppenheim - che nel frattempo aveva lasciato il corpo diplomatico, visto che le sue origini ebree gli impedivano di far carriera - riportasse alla luce a Tell Halaf i resti di un palazzo principesco risalente al primo millennio a. C. e diverse imponenti statue raffiguranti divinità, animali e sfingi.

Tra queste spicca "la bella Venere", un'enorme figura di donna seduta, il volto stretto tra due massicce trecce, accanto alla quale von Oppenheim si lascerà fotografare più volte. L'arrivo della Prima guerra mondiale bloccò nuovamente i lavori, così che le sculture furono trasferite in Germania solo nel 1930. Le trattative per esporle sull'Isola dei Musei a Berlino, tuttavia, fallirono per ragioni finanziarie (l'archeologo aveva investito di tasca propria negli scavi l'equivalente di 8 milioni di euro) e così von Oppenheim decise di creare in un vecchio padiglione industriale un museo privato, il Tell Halaf Museum, che acquisterà presto fama internazionale.

Nel novembre del 1943 l'edificio fu centrato da una bomba al fosforo: il fuoco distrusse tutti i reperti in pietra calcarea, mentre l'acqua usata dai pompieri fece esplodere le sculture in basalto. In pochi minuti una collezione che aveva affascinato visitatori del calibro del re iracheno Faysal I, dello scrittore Samuel Beckett e dell'archeologo Max Mallowan e di sua moglie Agatha Christie, finì in mille pezzi. I frammenti vennero trasferiti nei sotterranei del Pergamonmuseum e, nella Germania divisa a metà, furono dimenticati. Nel 1954, ad esempio, i funzionari del Ministero federale per le questioni pantedesche catalogarono le sculture tra le "perdite di guerra".

Le rovine del Tell Halaf Museum vennero riscoperte dopo la riunificazione. È soltanto nel 2001, però, che nasce l'idea di ricomporre il gigantesco puzzle, coi suoi 27 mila frammenti. Dopo nove anni di lavori il team di Nadja Cholidis e Lutz Martin è riuscito a rimettere insieme oltre 30 tra sculture e rilievi. E a esaudire in un colpo solo due desideri di Max von Oppenheim. Anzitutto ridar vita alle statue: "sarebbe straordinario se i pezzi venissero portati ai Musei statali e un giorno fossero ricongiunti", scrisse il diplomatico prestato all'archeologia nel 1944. E poi esporli sull'Isola dei Musei, non solo in via provvisoria: dal 2025, quando verranno completati i lavori di restauro e rinnovamento dell'Isola, le sculture di Tell Halaf faranno da ingresso al Museo dell'Asia Anteriore presso il Pergamonmuseum.