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6 Aprile 2004 ARCHEOLOGIA
Reuters
RESTI DI UN GIUDEO OFFRONO INDIZI SULLA CROCIFISSIONE
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GERUSALEMME – La rappresentazione della crocifissione di Gesù nel film di Mel Gibson "The Passion of the Christ" ha portato sul grande schermo - in tutto il suo orrore - il metodo di esecuzione scelto per i peggiori criminali del mondo antico.

Gesù è la vittima più nota della crocifissione. Ma migliaia di altri giudei sono stati messi a morte sulla croce dai romani, che tentavano di contenere le ribellioni dei locali in Terra Senta nel corso del I secolo.

Eppure, stranamente, sono stati fino ad ora trovati i resti di una sola vittima. Si tratta di Yehohanan Ben Hagkol, un uomo giudeo il cui osso del tallone è state trovato dagli archeologi presso Gerusalemme nel 1968, con un chiodo ancora infitto.

"Questo è il solo caso al mondo in cui ci troviamo inconfutabilmente in presenza di una crocifissione" ha dichiarato Joe Zias, medico antropologo che ha esaminato i resti di Yehohanan Ben Hagkol.

"Abbiamo esaminato centinaia di scheletri a Gerusalemme. Alcuni erano stati decapitati. Altri mutilati. Ma non ne abbiamo mai trovato un altro che fosse stato crocifisso."

"Era certo una delle forme più oscene di morte inventate dall´uomo" ha dichiarato Zias a proposito del metodo di esecuzione praticato tra il 400 a.C. ed il 400 d.C. anche da Persiani, Greci, Assiri, Cartaginesi ed altri antichi popoli.

Il professore Martin Hengel, eminente studioso di crocifissioni presso l´Università di Tubinga in Germania, ha dichiarato che migliaia di ribelli giudei catturati furono crocifissi dai romani attorno a Gerusalemme nel corso del I secolo, quando visse Gesù. Le croci costellavano il paesaggio attorno alla città. Zias riporta che tra il 66 d.C. ed il 702 a.C., i romani crocifissero fino a 500 giudei al giorno, fino a che non riuscirono a sedare quella che viene conosciuta come la prima rivolta giudea, e a distruggere il Secondo Tempio.

"Probabilmente finirono le croci... o finì lo spazio" ha aggiunto.

Non si sa molto circa Yehohanan Ben Hagkol, il cui nome significa Giovanni figlio di Hagkol. Il nome era inciso in antiche lettere ebree su un ossario che conteneva le sue ossa, in una tomba a nord della Città Vecchia di Gerusalemme.

Al tempo della morte aveva tra 24 e 28 anni, era alto circa 170 cm ed in eccellente salute – fino a che fu appeso ad una croce tra il 50 ed il 70 d.C.

"Potrebbe essere stato un ladro, o un ribelle. Per la sua nazione potrebbe anche essere divenuto un eroe" ha dichiarato l´archeologo Vassilios Tzaferias, che ha scoperto i resti di Ben Hagkol nel corso dello scavo di un´antica tomba di una famiglia giudea.

Lo stato dello scheletro nella tomba reca testimonianza dei tempi turbolenti nei quali i Giudei di Gerusalemme vissero nel primo secolo. Nove delle 35 persone seppellite erano infatti morte di morte violenta. Altri di fame.

Quando si è proceduto all´esame dei resti di Ben Hagkol, gli archeologi hanno notato il chiodo confitto in quel che rimaneva dell´osso del tallone.

Gli archeologi ritengono di non avere scoperto altre evidenze fisiche della crocifissione perché le vittime erano talvolta legate piuttosto che inchiodata alla croce, ed i corpi erano spesso gettati in discariche di rifiuti dove gli animali se ne sarebbero potuti cibare.

I chiodi dei crocifissi erano anche un oggetto molto richiesto. La gente li considerava potenti amuleti, in grado di tenere lontano il male, così venivano rimossi dai corpi delle vittime.

Nel caso di Ben Hagkol, il chiodo conficcato attraverso l´osso del tallone si era infitto in profondità anche in un pezzo di legno, ed i parenti che avevano recuperato il corpo non erano stati in grado di rimuoverlo.

Come mostrato con cruda evidenza nel film di Gibson, le vittime erano spesso brutalmente percosse con fruste di cuoio e metallo, prima di essere condotte alla croce.

Le mani venivano legate o inchiodate alla barra orizzontale della croce. Erano quindi denudati, sollevati e lasciati, talvolta per giorni, appesi fino a che non fosse intervenuta la morte.

"Veniva utilizzata proprio perché era così spaventosa. Era molto dolorosa e tutti potevano vedere quanta sofferenza causava. Deve esser stata anche davvero umiliante, appesi nudi per giorni alla croce" ha spiegato Hengel.

Il film di Mel Gibson mostra Gesù inchiodato alla croce per le mani, in linea con l´immagine tradizionale ritratta nelle icone e nei dipinti religiosi sin dal Medio Evo. Zias ha dichiarato però che ciò riflette la teologia più che la realtà. Gesù, come le altre vittime della crocifissione, ebbe entrambe le mani legate alla croce, e fu inchiodato per i polsi.

"Non è possibile crocifiggere una persona attraverso le mani, perché non vi si trova altro che pelle e muscoli. Si strapperebbero. Deve essere fatto passando per le ossa del polso" spiega Zias.

La morte poteva essere relativamente rapida, sopraggiungendo in circa 10 minuti, per coloro le cui mani erano legate o inchiodate direttamente sopra le teste e i cui piedi erano pure costretti. Una persona crocifissa in questa posizione sarebbe stato incapace di respirare, ha spiegato Zias.

Questo sembra non essere stato il caso della crocifissione di Gesù, poiché i Vangeli narrano che gli ci vollero diverse ore per morire, conclude Zias.