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30 Aprile 2008 PALEONTOLOGIA
galileonet.it
A pranzo con gli ominidi
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Il comportamento non si fossilizza. Ecco perché la forma dei reperti viene spesso utilizzata da paleontologi come strumento per desumere abitudini e dieta degli animali estinti. Ma Peter Ungar (University of Arkansas ), Frederick Grine (Stony Brook University) e Mark Teaford (Johns Hopkins University) hanno ora dimostrato che questo parallelismo tra anatomia e comportamento non è sempre affidabile.

Come riportato su Public Library of Science (Plos) One, i tre ricercatori hanno preso come modello il Paranthropus boisei, un´antica specie ominide appartenente al gruppo affine agli australopiteci cosiddetti "robusti". Questo ominide dell´Africa orientale era dotato di mandibole enormi, denti con uno spesso strato di smalto e muscoli masticatori possenti, agganciati a una protuberanza del cranio simile a una cresta che correva centralmente dalla fronte fino al retro della testa (come quella che si ritrova, oggi, nel gorilla maschio). Queste caratteristiche costituiscono degli adattamenti ottimali per macinare e triturare cibi durissimi, come semi, noci e bacche, tanto che sono valse al Paranthropus bosei gli appellativi di "ominide schiaccianoci" e di "macchina per masticare".

Tramite un´analisi al microscopio ad alta risoluzione e l´applicazione di procedure informatiche ad hoc, i ricercatori hanno però valutato l´usura (cioè numero, tipo e entità delle scalfiture) dei molari in vari reperti datati tra 2, 4 e 1, 3 milioni di anni fa, e l´hanno confrontata con quella di altri ominidi estinti e di primati tuttora viventi. Risultato: l´usura dei denti è decisamente minore di quella che avrebbe causato una dieta centrata su cibi duri. Secondo i paleontologi, quindi, la specializzazione estrema non sembra dare indicazione affidabili sulle reali abitudini alimentari di questo australopiteco, che probabilmente preferiva alimenti morbidi e succosi come i frutti con la polpa zuccherina molle (simili a pesche e susine) a cibi duri e indigesti.

I ricercatori precisano che una situazione simile si riscontra anche nei primati moderni, che, pur preferendo frutti a polpa molle, ripiegano su alimenti duri e meno "appetibili" nei periodi in cui il cibo scarseggia. E uno di questi è proprio il gorilla. La ricerca, oltre a chiarire le abitudini degli ominidi, pone le basi per un nuovo approccio nella ricostruzione degli "scenari comportamentali" riguardanti gli animali del passato. Un approccio secondo cui forma e sostanza non sempre procedono in tandem.

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