
I primi diretti antenati dei moderni umani potrebbero essere stati più simili a scimmie di quanto precedentemente creduto, suggerisce un nuovo studio.
Ma le scoperte, basate sulla ricostruzione di un cranio di 1.9 milioni di anni, sono altamente controverse in seno alla comunità degli antropologi. Nuove ricostruzioni generate al computer di quello che potrebbe essere l´antenato di un australopiteco, suggeriscono "che lo specimen avesse una cranio più piccolo di quanto gli scienziati avessero creduto finora, come anche una mascella nettamente protrudente" secondo Timothy Bromage, professore aggiunto al New York University College di Odontoiatria.
L´Australopiteco è una creatura estinta simile alla scimmia, strettamente imparentata agli umani, che visse attorno a quattro milioni di anni fa (la foto si riferisce al più antico cranio mai ritrovato di piccolo di Australopiteco).
Ma altri esperti esprimono scetticismo sulla riduzione delle dimensioni del cranio dello specimen.
"Probabilmente è giusto che avessero un mento più sporgente. Ma dire che cambiando l´angolo del volto, la dimensione del cranio diventa necessariamente più ridotta non ha senso" ha dichiarato Robert Martin, antropologo del Field Museum di Chicago, Illinois. "Le dimensioni del cranio dello specimen non sono certo piccole come sostiene Bromage".
Bromage ha presentato il suo studio la recente meeting annuale dell´Associazione Internazionale per la Ricerca Dentistica tenutosi a New Orleans, Louisiana.
Il cranio usato per la ricostruzione fu trovato nel 1972 da Bernard Ngeneo, membro di un team di antropologi guidato da Richard Leakey, presso il Lago Turkana nella Great Reaf Valley del Kenia.
Chiamato KNM-ER 1470, il cranio fossile è stato al centro di un fervido dibattito concernente la sua specie. Dopo la sua scoperta, il team di Leakey riassemblò i frammenti del cranio a mano. Il loro lavoro suggerisce che la specie avesse un cranio ampio ed un volto piatto, figure simili ai moderni umani ma dissimili da ogni altra antica specie umana esistente due milioni di anni or sono.
Originariamente ritenuto essere un membro della specie Homo habilis, lo specimen è stato successivamente catalogato come Homo Rudolfensis dagli scienziati che ritenevano rappresentasse una specie differente.
Per la nuova ricostruzione, Bromage ha utilizzato un calco deformabile ed un modello generato al computer per creare riproduzioni di crani. Ha applicato principi di biologia a cominciare dalla proporzione tra le distanze di occhi, orecchi e bocca nei mammiferi. Secondo Bromage, la capacità cranica di uno dei primi umani può essere stimata basandosi sull´angolo della mandibola. La sua ricostruzione ha ridotto la dimensione del cranio del fossile da circa 750 cm cubici a circa 525 cm cubici (i moderni umani oggi hanno una capacità cranica media di 1, 300 cm cubici).
Ma Martin, l´antropologo del Field Museum, sostiene che la misura del cranio non possa essere inferita dallo sporgere della mandibola.
"Sostenere che, per uno scivolamento in avanti del viso, la scatola cranica debba essersi ridotta di 225 cm cubici è ridicolo". Martin contesta anche la teoria secondo cui una specie vissuta 1.9 milioni di anni fa non potesse avere una capacità cranica di 750 cm cubici. Sottolinea che uno scheletro di Homo erectus risalente a 1.6 milioni di anni or sono, conosciuto come il Turkana Boy, aveva una capacità cranica di 900 cm cubici.
"Una capacità di 750 cm cubici dunque suona più che normale" ha dichiarato.






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