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28 Marzo 2007 PALEONTOLOGIA
ALESSIA MANFREDI Repubblica.it
L'albero genealogico dei mammiferi. Una lenta evoluzione di oltre 4000 specie
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Non è stata l'estinzione dei dinosauri a determinare lo sviluppo e la diversificazione dei mammiferi sulla Terra. Il gigantesco meteorite caduto nella penisola dello Yucatan che circa 65 milioni di anni fa causò, secondo una delle teorie più note, la scomparsa degli animali preistorici non ha giocato un ruolo chiave sulla sorte dei mammiferi. Che già convivevano con i dinosauri e si sono poi diffusi sul pianeta in modo graduale e prolungato nel tempo, non improvvisamente dopo la loro fine.

Il mistero della scomparsa dei rettili preistorici continua ad affascinare e a far discutere la comunità scientifica e ora, a dare un nuovo contributo al dibattito, arriva una ricerca pubblicata su Nature. Il lavoro, che coinvolge diversi atenei internazionali fra cui l'Imperial College e la Zoological Society di Londra, e coordinato da Olaf Bininda-Emonds dell'Università di Tubinga in Germania, suggerisce che i mammiferi abbiano impiegato molto più tempo ad assumere le forme moderne, iniziando a diversificarsi già 100-80 milioni di anni fa e non di punto in bianco, una volta lasciato libero il campo dai dinosauri. A questa conclusione i ricercatori sono arrivati studiando le distanze genetiche e compilando un nuovo, ampio "albero della vita", che raccoglie la storia di oltre il 99 per cento delle 4.500 specie che esistono oggi sulla Terra.

Ci sono voluti dieci anni per mettere a confronto i dati, partendo dai fossili e utilizzando analisi molecolari di nuovo tipo. E il risultato indica che già 85 milioni di anni fa esistevano gli antenati genetici dei mammiferi che conosciamo oggi, anche se nel periodo del Cretaceo, dominato dai dinosauri, queste specie erano ancora poche.

I nostri progenitori, secondo i ricercatori, iniziarono effettivamente a diffondersi sulla Terra circa dieci milioni dopo la scomparsa dei dinosauri, ma in quel periodo si registrò un aumento improvviso della temperatura del pianeta, che potrebbe aver dato un impulso importante alla loro crescita.

Potrebbe essere stato una sorta di "surriscaldamento terrestre - e non la scomparsa dei dinosauri - a far sviluppare le diverse specie che conosciamo oggi" spiega il professor Andy Purvis, dell'Imperial College di Londra. Una scoperta, secondo il professore, che "riscrive il nostro modo di comprendere come ci siamo evoluti sul pianeta".

"La diatriba tra chi sostiene la teoria di un'improvvisa estinzione di massa dei dinosauri e chi invece è favorevole ad una ipotesi più articolata per spiegare l'ascesa dei mammiferi, è di vecchia data" commenta il professor Carmelo Petronio, docente di Paleontologia dei vertebrati all'Università La Sapienza di Roma.

Se negli Stati Uniti prevale la teoria di Alvarez, più spettacolare e scenografica, "questo studio molecolare conferma invece la posizione dei paleontologi diffusa in Europa, che propende per una spiegazione più graduale, che comunque non coincide con la fine del Cretaceo quando i dinosauri sono scomparsi".

"E' vero - continua il professore - che, nel Cenozoico, dopo l'estinzione della maggior parte dei dinosauri, c'è stata un'esplosione dei mammiferi, ma di quelli, come noi, Placentati. I più antichi fra questi, Insettivori come il toporagno, ad esempio, hanno convissuto per decine di milioni di anni con i rettili preistorici. Possiamo anche dire che un Primate americano, Purgatorius, il nostro più antico antenato, ha conosciuto i dinosauri". Che, del resto, non sono scomparsi in modo fulmineo. "Già da prima di 65 milioni di anni fa i dinosauri mostravano segni di decadenza e alcune forme continuarono ad esistere anche dopo quella data. E ancora oggi, in qualche modo sotto forma di uccelli, noi osserviamo i loro diretti discendenti".