Firenze - A pochi chilometri da Petra, in Giordania, sorge Shawbak, il più famoso castello crociato e uno degli insediamenti medievali più importanti dell'intero medioriente: sarà studiato, restaurato e valorizzato sulla base di un progetto dell'Università di Firenze. È questo il contenuto di un accordo con il Dipartimento di Antichità della Giordania, sottoscritto questa mattina dal rettore Augusto Marinelli e dal direttore generale del Dipartimento e vice ministro Dr. Fawwaz Khraysheh. La collaborazione nasce dalla presenza quasi ventennale nell'area di Petra di una missione archeologica dell'ateneo, guidata dal prof. Guido Vannini del Dipartimento di studi storici e geografici, che ha studiato il sistema dei castelli feudali nell'area corrispondente all'antica Signoria di Transgiordania.
"Il sito di Shawbak - spiega Vannini - è per la verità un immenso archivio materiale che si estende almeno per 1.600 anni, perchè abbraccia l'epoca romana e bizantina, fino a quella ottomana; ma soprattutto è uno dei rari esempi di castello crociato rioccupato, all'indomani della sconfitta inflitta all'esercito crociato dal Saladino. Per la nostra ricerca utilizzeremo le tecniche della cosiddetta archeologia leggera, cioè basata su letture stratigrafiche di superficie e degli elevati, con sondaggi mirati su aree campione".
La cittadella di Shawbak si presenta con una planimetria ellittica e con tre cinte di mura di età crociata, edificate a partire dal 1115 per volontà di re Baldovino I di Gerusalemme. Il castello di "Montreal" (come veniva chiamato Shawbak in epoca crociata) difendeva non solo i centri del potere politico e religioso, ma anche un cospicuo insediamento civile.
"Shawbak sta acquistando importanza crescente in Giordania - continua Vannini - come meta turistica, sia per l'imponenza delle sue architetture monumentali, sia per la straordinaria posizione su cui sorgono i resti della fortezza: per tale motivo, l'incarico affidato all'Università di Firenze mira anche a sviluppare un piano per la valorizzazione turistica e per formare lo staff tecnico-scientifico giordano impegnato nel progetto". Il programma di restauro avrà come obiettivo garantire statica, conservazione e sicurezza delle strutture e dell'ambiente fisico, utilizzando le informazioni prodotte dalla ricerca scientifica; punterà, quindi, sulla messa in opera di specifiche soluzioni per la scelta e il trattamento dei materiali che rendano visibile nelle sue varie fasi l'intera storia topografica, architettonica e culturale del castello. Il progetto Shawbak è sostenuto dal Ministero dell'Università, dal Ministero degli Affari Esteri e dall'Ambasciata d'Italia ad Amman e può contare su di un ampio apporto di partecipazioni e collaborazioni. L'equipe interdisciplinare, diretta da Guido Vannini, è composta da ricercatori provenienti sia dall'Università di Firenze, sia da istituti di ricerca e atenei europei, statunitensi e giordani.
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