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18 Febbraio 2005 PALEONTOLOGIA
University of Washington
LE MAGGIORI DIMENSIONI DELL´ENCEFALO INDICANO MAGGIORE INTELLIGENZA?
tempo di lettura previsto 3 min. circa

Più grande uguale più intelligente. E´ questa la nozione tradizionale per cui il cervello umano divenne gradualmente tre volte più grande del cervello dei nostri primi antenati.

"Ma un cervello più grande non indica di necessità maggiore intelligenza" ha dichiarato il neurobiologo William H. Calvin, al Meeting annuale dell´Associazione Americana per l´Avanzamento della Scienza tenutosi il 18 febbraio a Washington. "Grazie agli archeologi, sappiamo che i nostri antenati attraversarono due diversi periodi, ognuno della durata di più di un milione di anni, nel corso dei quali la tecnica di produzione degli utensili non subì un graduale miglioramento, nonostante un graduale e consistente aumento delle dimensioni dell´encefalo."

Non vi è mancanza di altri elementi secondo i quali un cervello più grande sarebbe meglio. Calvin, professore associato di psichiatria e scienze comportamentali all´Università di Washington a Seattle, enfatizza la dettagliata pianificazione necessaria in attività come la caccia "Se devi catturare un animale, devi fare bene al primo colpo, non avrai una seconda opportunità, o il tuo pranzo scapperà via; ma vi sono altre situazioni importanti, come lo spazio di cervello necessario per usare le parole nelle frasi brevi" nota Calvin. "Si ha bisogno di qualcosa di simile in caso di ampie condivisioni. Si deve tenere il ricordo di chi possiede cosa, per evitare continue questioni. E questo è un po´ come dire ricordare sempre chi fa cosa".

Il problema è che, qualsiasi siano stati i determinanti della crescita, non hanno prodotto un´intelligenza globale, in grado di estrinsecarsi nella creazione di strumenti. Ciò che è perfino peggio per l´ipotesi "più grande è meglio" sostiene Calvin "è che dopo che l´Homo sapiens iniziò a vagare per l´Africa circa 200, 000 anni or sono con un cervello della nostra dimensione, i successivi 150, 000 anni sono trascorsi – con poche eccezioni – esattamente nello stesso modo".

"Così più grande è meglio può essere vero per qualcosa, ci dicono le grandi tappe associate con il protolinguaggio e la condivisione o il lancio di un´arma" ha dichiarato. "Ma per lunghi periodi nell´evoluzione umana, l´intelligenza generale non ha compiuto grandi avanzamenti."

Quando finalmente vi riuscì, i risultati furono spettacolari. A partire da 75, 000 anni a 50, 000 anni or sono circa, in Africa, vi fu un´esplosione di creatività. Apparvero inizialmente collane e pendenti, quindi figurine. Per 35, 000 anni or sono, vi furono pitture sulle pareti delle grotte europee, complete di prospettiva.

"Questa creatività probabilmente segna l´emergere dell´intera gamma delle più alte funzioni intellettuali, ognuna delle quali richiede una sorta di struttura generale che riesca ad armonizzarle" ha spiegato.

Più ovvia è la sintassi, l´elemento che rende possibile la comunicazione in frasi lunghe. Altri aspetti dell´intelletto includono la pianificazioni multi-livello, le conseguenze logiche, i giochi con regole arbitrarie, e la nostra passione per scoprire percorsi nascosti.

"Questa ricerca del modo in cui le cose si legano l´una all´altra, è quel che sperimentiamo quando facciamo i puzzle o le parole incrociate, quando facciamo scienza, e risolviamo un gioco" ha spiegato Calvin. "Le nuove funzioni intellettive furono davvero un modo nuovo di usare cose vecchie, ha spiegato Calvin, probabilmente il meccanismo mentale per la coordinazione dei movimenti. La difficoltà giungeva nel controllare la qualità del nuovo comportamento" ha spiegato.

"Si devono risolvere le ambiguità e migliorare la qualità dell´insieme, per essere sicuri che gli elementi si aggancino l´uno all´altro, nell´ordine appropriato, prima di passare all´azione" spiega Calvin. "Lo facciamo molte volte al giorno, come ad esempio quando pronunciamo una frase che non abbiamo mai pronunciato prima".

E´ quella combinazione di pensiero strutturato e dei miglioramenti nella sua qualità che, egli ritiene, costituiscono i livelli umani di consapevolezza contemplativa"