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20 Gennaio 2006 ARCHEOLOGIA
La redazione di La Porta del Tempo
Murales coloniali ritrovati in Messico
tempo di lettura previsto 4 min. circa

CITTA' DEL MESSICO – Una pittura murale risalente al XVI secolo è stata ritrovata dall´archeologo Salvador Guilliem sotto il pavimento di un antico convento spagnolo. La vivida scena di animali reali e mitologici, lungo le rive del lago che una volta luccicava vicino a Città del Messico, fu dipinta dagli Indiani Aztechi attorno al 1530, durante un raro, breve momento di tolleranza, in un´era in cui gli Spagnoli procedevano alla sistematica demolizione della cultura Azteca al fine di imporre le proprie regole e costumi.

Guilliem esamina il murale sospeso su una trave per evitare di calpestare o toccare la pittura, realizzata lungo i lati di una vasca che fu in seguito ritualmente distrutta e seppellita.

Proprio per via del seppellimento, la metà inferiore del murale è giunta fino a noi. Ma la parte superiore, circa una iarda in altezza – si è rotta in circa 25, 000 frammenti che gli archeologi stanno al momento tentando di rimettere insieme.

Una missione così faticosa è giustificata dalla posta in palio. La stessa società messicana è un misterioso puzzle di influenze indiane e spagnole, ed il murale è come un´istantanea della nascita di questo ricco incontro culturale.

Al centro della pittura, lunga 16 iarde, si trova un´austera croce Cristiana in bianco e nero, sospesa su una scena molto più colorata di pescatori, rane, pesci ed altre creature sulle rive del lago.

A destra della croce, e sotto di essa, gli indiani dipinsero un Ahuizotl, un mitico animale azteco con due zampe simili a mani, che era considerato un servitore o un rappresentante del dio della pioggia azteco, Tlaloc. Alla destra si vede un giaguaro, con una pianta stilizzata sulla schiena, sopra la quale riposa un´aquila – un riferimento ai nomi dei luoghi e dei regni pre-ispanici.

Gli indiani riprodussero anche, con dovizia di dettagli e grande abilità tecnica, le piante del lungo lago, alcune delle quali usate tradizionalmente nella medicina Azteca.

Gli archeologi avevano a lungo sospettato la presenza del murale, da quando, nel 2002 alcuni operai che scavavano un canale di scolo, riportarono alla luce pezzi di gesso colorato. Dopo un anno e mezzo di lavoro, è stato scavato il 75% dei resti.

L´archeologo Eduardo Matos lo ha definito una delle opere più antiche sopravvissute dal periodo, sostenendo che fu probabilmente realizzato da artisti aztechi educati in un insolito collegio di monaci francescani per i figli dei nobili indiani.

I pittori aztechi raggiunsero indubbiamente un notevole grado di espressività per quel tempo. Gli spagnoli solitamente chiedevano agli indiani che dipingessero secondo uno stile quanto più europeo gli fosse possibile.

Ma i monaci francescani a Tlatelolco tentarono di difendere gli indiani dalla riduzione in schiavitù e si mostrarono disponibili ad imparare la storia, i costumi ed il linguaggio aztechi. I monaci potrebbero anche non avere colto alcuni dei riferimenti a più antiche divinità e simboli culturali contenuti nel murale.

Nonostante la tolleranza dei francescani, Guilliem sostiene che alcuni dettagli nel murale riflettono un "conflitto tra i sacerdoti ed i pittori". La maggior parte delle figure umane – per quanto alcune indossino abiti indiani – sono ritratti con caratteri europei e secondo lo stile della prospettiva europeo, invece che secondo i profili monodimensionali aztechi. Ma i volti europei sono semplicemente abbozzati nel disegno – nemmeno riempiti, colorando la pelle con le tinte vivaci che caratterizzano il resto del murale.

"Il sacerdote che dirigeva i lavori diceva << Fai così >> " spiega Guilliem, "ed il pittore Tlacuilo o Indiano, rispondeva << Sì >> ma poi si concentrava sugli elementi che lo interessavano realmente, e non concludeva i volti".

La relativa indipendenza dei monaci di Tlatelolco fu tollerata per soli pochi decenni dai regnanti spagnoli, che iniziarono ad contestare i metodi di insegnamento dei francescani, ed i loro tentativi di apprendere la cultura dei locali, mentre tentavano di convertirli al Cristianesimo.

Quando la vasca cadde in disuso ed il murale fu seppellito attorno al 1600, gli indiani svolsero quel che sembrerebbe un rituale azteco per compiacere gli spiriti preispanici del dipinto.

Depositarono accuratamente i frammenti sparsi della metà superiore del dipinto sulla metà inferiore della vasca, insieme ai resti di centinaia di animali sacrificati. Bruciarono i resti degli animali e li seppellirono con il simulacro di una divinità femminile della fertilità e la statua di Napantechutli, un dio Azteco.