Gli scienziati hanno scoperto un rettile marino dal lungo collo con denti che probabilmente servivano per catturare pesci e calamari nelle acque poco profonde del sud-est della Cina, più di 230 milioni di anni or sono.
La creatura era dotata di un collo relativamente rigido, della lunghezza di circa 1.7 metri, lungo quasi due volte il suo busto che misurava meno di un metro di lunghezza.
Questa scoperta appare come un articolo "Brevia" nel numero della rivista Science del 24 settembre 2004.
La creatura è il primo esemplare completo di un gruppo di rettili marini chiamati Protosauri, caratterizzati dai loro lunghi colli e vertebre cervicali allungate. Comparazioni di questa nuova creatura ai famosi rettili dal lungo collo e ad un simile esemplare proveniente da Europa e Medio Oriente chiamato Tanystropheus, offre nuovi elementi sullo studio delle strategie di caccia dei protosauri come anche sulla loro evoluzione e diversità nel corso del Triassico.
La particolare conformazione del collo potrebbe avere aiutato la caccia del rettile acquatico. Le strategie di caccia di questo predatore del mare, come proposto dagli autori, potrebbero portare a rivisitare alcune conclusioni circa il modo in cui il Tanystropheus ed altri Protosauri usassero il loro collo durante la caccia, ha dichiarato il co-autore Olivier Rieppel del Field Museum di Chicago, Illinois.
L´autore Chun Li dell´Accademia Cinese di Scienze di Beijing, Cina, ha scoperto il rettile in due fasi.
Li aveva chiamato la creatura Dinocephalosaurus orientalis, che significa "lucertola dell´Oriente dalla piccola testa" dopo aver scoperto il cranio di 23.5 cm nell´autunno del 2002, presso la Formazione Guanling nella Provincia Guizhou della Cina. Tre denti sporgenti sulla mandibola superiore del suo cranio sono ancora intatti: dal fronte al retro misurano 1.5 centimetri, 2.8 e 2.3 centimetri di lunghezza.
In un momento successivo, nello stesso calcare marino, Li ha scoperto uno scheletro pressoché completo del primo protosauro cinese. Questo cranio misurava 15.5 cm di lunghezza.
Mentre il Tanystropheus aveva un collo stile giraffa, che comprendeva un piccolo numero (12) di vertebre cervicali estremamente allungate, il lungo collo del nuovo fossile contiene 25 vertebre cervicali in qualche modo meno allungate.
Per respirare, il Dinocephalosaurus probabilmente teneva il collo parallelo alla superficie dell´acqua. Allungando la testa ed il collo verticalmente per ingoiare aria, la pressione del volume d´aria circostante avrebbe reso impossibile dilatare i polmoni per inspirare.
Sia il Dinocephalosaurus che il Tanystropheus avevano le ossa degli arti che si estendevano parallele alle vertebre del collo, unendo lo spazio tra le vertebre e restringendo il movimento del collo. (Questi arti limitavano un´estrema flessibilità del collo vista negli, per esempio, negli aironi.) Gli autori riportano che il lungo collo del Dinocephalosaurus presumibilmente avesse un ruolo funzionale nella caccia e offrisse due possibili strategie.
Con il suo lungo ed esile collo e la piccola testa, il rettile avrebbe potuto essere in grado di allungarsi ed afferrare pesci o altre prede acquatiche nelle acque torbide lungo la costa, prima che il profilo completo del predatore spaventasse il potenziale pasto e lo mettesse in fuga.
Basandosi sulla conformazione di denti e zanne del Dinocephalosaurus, del tutto atipica per gli altri protosauri, la creatura potrebbe avere attaccato con le mandibole aperte come un coccodrillo.
Il co-autore Michael La Barbera dell´Università di Chicago, a Chicago, Illinois, ha proposto una seconda strategia che avrebbe richiesto la partecipazione degli arti pieghevoli che correvano ai lati del collo. La contrazione dei muscoli del collo del Dinocephalosaurus avrebbe potuto rapidamente stringere il collo e spingere in avanti gli arti. Ciò avrebbe aumentato il volume della gola, abbastanza da permettere all´animale di ingoiare l´onda di pressione che aveva appena creato, e di spingere la testa in avanti malgrado l´acqua. Ingoiando la pressione che avrebbe altrimenti segnalato il suo approccio, il predatore poteva mettere a segno colpi imprevedibili ai danni di pesci del tutto ignari.
Seppure sia difficile aggiungere i muscoli ad un fossile quando esso è piccolo o quando non vi sono tracce di muscoli sul reperto fossile, e perfino più difficile quando il fossile non ha alcuna controparte vivente, Rieppel ha spiegato che le loro idee sono basate sulla struttura ossea preservata e sulla complessità biomeccanica della caccia nell´acqua, un mezzo denso che può allertare la preda della presenza del predatore molto prima del suo arrivare.
Chun Li lavora presso l´Istituto di Paleontologia Vertebrata e Paleoantropologia, presso l´Accademia Cinese della Scienza di Beijing, Cina; Olivier Rieppel è del Field Museum di Chicago, Illinois; Michael LaBarbera dell´Unmiversità di Chicago, a Chicago, Illinois.
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