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21 Settembre 2004 PALEONTOLOGIA
washingtonpost
NUOVI INDIZI SUI PRIMI UMANI
tempo di lettura previsto 6 min. circa

I progetti di "ricerca sul campo" spesso richiedono agli scienziati di sopportare disagi e pericoli per raggiungere i luoghi da esplorare, ma non molti possono dire di avere faticato quanto la spedizione che, quest´estate, ha raggiunto il più inaccessibile sito di fossili umani mai esplorato, in una grotta ai piedi delle Montagne rumene dei Carpazi.

Per il gruppo di sette membri, però, la posta in palio valeva i rischi corsi per raggiungere il sito - accessibile solo in immersione percorrendo stretti canali sottomarini.

La loro scoperta potrebbe aiutare a risolvere alcune delle questioni più dibattute sui primi umani: facevano l´amore o la guerra con i "cugini" Neanderthal?

E i Neanderthal erano intellettualmente inferiori ai nostri antenati umani?

Queste potrebbero essere le domande da porre ai resti fossili di tre individui, che vissero 35, 000 anni or sono – i primi moderni umani mai trovati in Europa. L´unicità del sito, scoperto nel 2002, era una motivazione sufficiente per il team, addestrato in modo specifico per raggiungere e scavare il sito conosciuto come Pestera cu Oase – La Grotta delle Ossa.

Il gruppo comprendeva un archeologo portoghese esperto di esplorazioni sottomarine, un esperto francese di Neanderthal, un biologo rumeno specializzato nella vita nelle grotte, e i tre speleologi rumeni che per primi scoprirono i resti fossili mentre esploravano le grotte sommerse.

All´inizio dell´escursione quotidiana, della durata di nove ore, i membri devono calarsi in un gelido fiume di montagna che scorre nella grotta, i faretti montati sopra i caschi di sicurezza penetrano la nebbia fitta, con livelli di umidità attestati attorno al 100%. Superata l´area delle stalagmiti, la grotta si fa più stretta e la temperatura dell´aria scende bruscamente di 90 ai 40 gradi Fahrenheit.

Ancora più in dentro, il soffitto si abbassa fino a costringere il gruppo, inizialmente a nuotare sul dorso, ed infine, ad infilare le maschere subacquee per infilarsi in uno stretto passaggio sottomarino chiamato "il pozzo nero". La visibilità subacquea è a circa tre piedi.

Il capo sommozzatore della spedizione, Stefan Milota mette in guardia i nuovi arrivati: "Sapete quanto tempo ci vuole a morire nel pozzo nero? Venti, trenta secondi, e siete andati."

Quando ha Milota raccontò alla biologa Oana Moldovan nel 2002, di aver trovato una mandibola umana in una camera chiusa, la Moldovan volle vederla con i suoi occhi – a costo di imparare come effettuare le immersioni subacquee per raggiungerla.

"Dovevo vedere la grotta" ha dichiarato Moldovan, ora coordinatrice del team. "Ero davvero motivata... ma molto spaventata nel contempo. La prima volta è stato orribile".

Nel riemergere in un´altra camera, i sommozzatori possono togliere le mute ed indossare abiti asciutti. Il passo successivo prevede la scalata della "fossa": una serie di fianchi di colline sotterranee a cui gli esploratori si arrampicano, aggrappandosi ad una successione di pioli da arrampicata piantati in precedenza.

Infine, per raggiungere la galleria delle ossa, si passa attraverso "l´ingresso" un´apertura che Milota aveva individuato percependo flussi d´aria più calda. Gli esploratori, l´hanno ampliata quanto basta perché il più magro di loro potesse scivolarvi attraverso. Ogni giorno, gli esploratori dovevano immergere testa e braccia prima di un angolo lievemente scosceso, quindi spostarsi rapidamente e risposare, a più riprese, per coprire i rimanenti, ventosi 10 piedi.

All´interno dell´ultima galleria si trova la sala che può contenere solo tre persone alla volta, perché il resto del pavimento è coperto di migliaia di fragili fossili. La maggior parte appartiene ad una specie di orso delle caverne che si estinse circa 10, 000 anni or sono – un animale grande due volte gli orsi di oggi.

L´entrata originale, scavata molto tempo fa, sigillava le gallerie dall´esterno.

Dopo che due laboratori - in modo del tutto indipendente - hanno datato a 35, 000 anni or sono la mandibola trovata da Milota, altri scienziati si sono interessati alla cosa. In una spedizione del 2003, hanno trovato un volto completo e la regione auricolare di un cranio di due ulteriori individui, con tratti che suggerivano un misto di sembianze di Homo e Neanderthal, cosa che gli scienziati avevano sempre considerato impossibile.

L´antropologo Erik Trinkaus della Washington University di St.Louis e Joao Zilhao della Cidad University di Lisbona si sono uniti allo scavo, quest´estate, per cercare nuovi specimen e tentare di scoprire come i resti umani siano arrivati alla grotta. Poiché non sono state trovate tracce di torce, carbone o altri strumenti, hanno concluso che i resti umani siano penetrati là attraverso le fessure.

La più grande sorpresa dell´estate è stata la scoperta di più frammenti dei tre individui trovati in precedenza, che hanno aggiunto evidenze di tratti ibridi.

Trinkaus ha dichiarato che i fossili mostrano sembianze proprie dei moderni umani, mento sporgente, sopracciglio poco prominente, scatola cranica ampia e tondeggiante. Ma hanno nel contempo chiare sembianze arcaiche che li collocano all´esterno della gamma di variazioni dei moderni umani: un volto ampio, un ampio rilievo osseo dietro le orecchie ed enormi denti che diventano persino più larghi all´estremità delle arcate dentali.

Trinkaus ha effettuato una scansione tomografica del volto per misurare i denti non spuntati. "Per trovare denti del giudizio così grandi" ha dichiarato, "dobbiamo risalire a 500, 000 anni".

Il team sta valutando se i primi umani possano essersi incrociati con altri ominidi con sembianze simili ai Neanderthal, ma "in questo periodo di tempo" ha dichiarato Trinkaus, "i soli umani arcaici con cui questi umani moderni potrebbero essersi incrociati erano i Neanderthal". Il mosaico di tratti Neanderthal e moderni, ricordano a Trinkaus e Zilhao di tratti simili che hanno trovato nel fossile di 25, 000 anni or sono di un bambino in Portogallo.

I ricercatori che si domandano perché i Neanderthal si estinsero, hanno speculato sul fatto che i primi umani potrebbero averli sterminati, e Zilaho ha dichiarato che i segni di ibridazione non escludono quella possibilità. "Sappiamo che perfino quando i popoli combattevano, il vincitore avrebbe ucciso i maschi e preso con sé le femmine dei vinti" ha dichiarato. I segni di ibridazione sfidano il sapere comune, secondo cui i Neanderthal furono una specie distinta e meno intelligente.

"Se si guarda alle evidenze archeologiche" afferma Trinkaus, "ad esempio elementi come le pratiche funerarie, si nota una differenza davvero minima tra quello che abbiamo trovato associato ai Neanderthal e quello che abbiamo trovato associato ai primi moderni umani – dello stesso periodo di tempo".

Richard Kelin della Stanford University ritiene che una tale affermazione possa considerarsi provata fino a circa 50, 000 anni or sono, quando il comportamento dell´umano moderno mutò drammaticamente. "Vi possono essere state ibridazioni" concede Klein. "Ma tutte le evidenze genetiche ci hanno suggerito che, se anche accaddero, furono assolutamente rare."

Sei anni or sono, Zilhao e Francesco d´Errico, dell´Università di Bordeaux, pubblicarono le prove che i Neanderthal inventarono ed usarono indipendentemente armamentario ad uso personale. Zilhao ha dichiarato che queste scoperte hanno alterato la visione che considerava i Neanderthal specie inferiore.

Klein ha dichiarato che il quadro sta cambiando, ma non in quella direzione. La reale questione, oggi, ha dichiarato, è "se i moderni umani spazzarono via i Neanderthal o semplicemente li rimpiazzarono" geneticamente, con la loro superiorità numerica. "E questa domanda potrebbe non trovare risposta".