sei in Home > Archeologia > News > Dettaglio News
13 Febbraio 2004 ARCHEOLOGIA
La redazione di La Porta del Tempo
Il Giardino del Perdono offre tesori d´antichità
tempo di lettura previsto 6 min. circa

La fase iniziale della realizzazione dell´ambizioso Giardino del Perdono, nel centro della città di Beirut, si avvicina al completamento, ma la maggior parte dei lavori non è stata dedicata alla potatura delle piante, ma ad uno scavo archeologico.

Una delle scoperte più recenti include i resti di quello che si ritiene essere un tempio romano, e gli scavi in corso offriranno – si spera – nuovi indizi sulla sua reale storia.

"E´ stata fatta una nuova scoperta, ed il responsabile per la pianificazione del paesaggio lo ha integrato nel progetto definitivo" ha dichiarato Angus Gavin, Responsabile per la Divisione di Sviluppo Urbanistico di Solidere.

Il progettista, o meglio "la progettista" è Kathrine Gustafson, della Gustafson Porter Limited, vincitrice di una gara d´appalto internazionale per organizzare e sovrintendere la creazione del Giardino del Perdono.

L´idea del giardino, che si estende dalla Chiesa di San Giorgio a Place de l´Etoile, era stata originariamente proposta da Alexandra Asseily, che ha dichiarato che il suo obbiettivo era la creazione di uno spazio tranquillo e sopraelevato a Beirut, dove le persone potessero recarsi per trarre ispirazione o forza, e per incontrarsi.

Come simbolo dell´unità del paese, il giardino combina vari elementi del paesaggio libanese in un´area di montagne terrazzate con alberi da frutto ed olivi. Ciò che è ancora più pregevole, è che discendendo le scale del giardino, si percorrono circa 2, 500 anni di storia. In un´area complessiva di circa 2.3 ettari, il giardino rappresenta la vasta storia della zona, con un crescente numero di rovine. Straordinari reperti sono stati dissotterrati nel corso dell´ultima fase degli scavi - compreso un sito sotto la Moschea di Amin attualmente in costruzione - portati avanti da un gruppo di 10 studenti guidati da Muntala Saghieh Beydoun, professoressa all´Università del Libano.

Recenti scoperte includono elaborati mosaici bizantini con tasselli verde chiaro, giallo e rosso. Perfino più emozionante per l´archeologo è stata la scoperta lo scorso anno del Decumanus Maximus, la principale via Romana che corre da est ad ovest e che è stata dissotterrata sotto la moschea.

La strada è stata rimossa dal suo sito originario dopo essere stata scoperta, ma s´intende reinserirla ai piedi della Mosche di Amin.

L´altra via principale di Roma che corre da nord a sud, il Cardus Maximus, è stata parzialmente scoperta nel 1995, è già stata restaurata e sarà parte del giardino.

"La gente spesso chiede cosa ci sia di tanto importante in un´antica strada" ha dichiarato Beydoun, che vanta decenni di esperienza sul campo. Ha dichiarato che il Cardus ed il Decumanus, più probabilmente costruite nel 2 d.C., sono molto più che strade: "Queste due vie di comunicazione principali giocarono un enorme ruolo sociale, culturale ed economico."

Erano le principali arterie della città, ha dichiarato la Beydoun. Le vie che s´innalzavano sulle altre vie, allineate alle colonne e con pavimentazioni lisce e lucide. Qui era ove i mercanti esponevano i loro articoli più lussuosi, e la gente arrivava da tutte le località limitrofe per vederli. L´acqua scorreva lungo le strade nell´argilla e le tubazioni di piombo, e la gente poteva bere dalle fontanelle gorgoglianti.

"Sembra che il sito sia stato scavato in precedenza" ha continuato, camminando con cautela lungo il terreno irregolare, intercalato da ciottoli, fregi romani e pareti medioevali.

Ad ogni modo, ha aggiunto, si dovette trattare di un lavoro non autorizzato e non professionistico, probabilmente condotto da saccheggiatori durante la guerra.

"Abbiamo trovato buste di plastica e pietrisco e poco più che cocci di ceramiche".

Su una scala potenzialmente superiore, il gruppo della Beydoun è attualmente impegnato a scoprire quello che si ritiene essere un tempio romano probabilmente databile ai tempi Ellenistici, situato presso le rovine più cospicue, le colonne romane, restaurate dai bizantini.

"I mutamenti nel colore delle colonne ci porta a pensare che si trattasse di un tempio" ha spiegato. "Tutte queste colonne circostanti, probabilmente provenienti dalle miniere di granito di Assuan sono rosse, ma qui invece sono grigie, ha aggiunto, indicano una colonna con un colore evidentemente differente.

"Abbiamo trovato una probabile sala del tempio, e speriamo che il nostro scavo ne scopra delle altre" ha aggiunto la Beydoun. Ulteriori scavi saranno intrapresi quando gli operai al sito di costruzione rimuoveranno pietrisco e detriti, così che la Beydoun potrà continuare la sua ricerca negli strati nascosti.

Sono stati trovati resti di figurine di argilla rotti, e la Beydoun sostiene si trattasse probabilmente di oggetti sacri distrutti tanto tempo fa per evitare che li distruggessero gruppi di religione differente. Figurine simili erano spesso state trovate in altri siti archeologici.

Come richiesto dalla legge Libanese, Solidere sta finanziando lo scavo del progetto. In ogni modo, la compagnia incaricata della ricostruzione del centro cittadino non è tenuta a finanziare la ricerca. I fondi relativi provengono in larga misura dal Consiglio Nazionale Libanese per la Ricerca Scientifica.

Dopo avere scavato l´area per oltre un decennio, la Beydoun ha scoperto un museo virtuale all´aria aperta, con ritrovamenti come un´area sacra ellenistica presso la sorgente perenne del sito, un nymphaeum (una fontana una volta sgorgante acqua, circondata da statue ornate) ed i resti del palazzo del XVII secolo di Fakhreddine.

Sopra i resti di un antico negozio di olio di oliva romano, identificabile per via della macina e per le migliaia di semi sparsi intorno, la Beydoun indica una serie di altri negozi nell´area: una profumeria, un panettiere, ed un negozio di materiale dove gli abiti venivano tinti di un color porpora carico, ricavato dalle conchiglie di murice.

"Una volta ho avuto un incubo, cadevo in una di queste fosse" ha dichiarato, mentre camminava cautamente lungo il bordo di una parete di 2, 000 anni, coperta di erbacce e trifogli, che nascondono spaccature ampie abbastanza da spezzarsi una caviglia.

Su scala ridotta, ma certamente dello stessa rilevanza storica, Beydoun ha anche scoperto una collana d´oro, un anello, monete bizantine e due dinari iracheni di 1, 000 anni or sono che sono ora in mostra al Museo Nazionale.

"Erano stupefatti al museo quando ho portato questi oggetti" ha ricordato la Beydoun, aggiungendo che il saccheggio della città, nei tempi romani, rese raro trovare tali oggetti personali. Con l´eccezione delle colonne romane, una delle poche scoperte archeologiche visibili dalla strada sono gli archi ottomani. Questi archi furono usati come fondazioni della costruzione che portarono la Beirut ottomana allo stesso livello del centro cittadino odierno.

Beydoun ed i suoi studenti con esperienza in ceramiche, architettura, e ricostruzione, ed in vari periodi storici, stanno lavorando sei giorni la settimana per completare lo scavo quest´estate.

Non appena il loro lavoro sarà terminato, anche le fasi del progetto per il giardino potranno procedere.

Secondo Gavin, la parete lungo la terrazza occidentale e la via pedonale dovrebbero essere concluse entro questa settimana.

"L´intero progetto dovrebbe essere completato entro il Giugno o Luglio 2005, e la grande apertura, per dare alle piante il tempo di crescere, dovrebbe avvenire nella primavera del 2006."