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22 Febbraio 2003 ARCHEOLOGIA
Il Messaggero
L´archeologa: il deserto custode del mistero
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Due nuove spedizioni tecnico-scientifiche sono pronte a partire alla ricerca della mitica civiltà di Atlantide. La prima a muovere le mosse la prossima primavera sarà quella guidata dall'archeologa inglese Carla Sage, convinta di poter trovare la città perduta sotto le sabbie del Sahara. Secondo quanto teorizzato da alcuni esperti già nell'Ottocento, la Sage è infatti certa che Atlantide non si trovi nelle profondità dell'oceano Atlantico come scrisse Platone, ma sotto le dune e che sia stata la capitale di un vasto impero nel nord Africa, con porti che si aprivano sul golfo di Sidra.

Per l'archeologa, inoltre, Atlantide non sarebbe stata distrutta, come ha dichiarato in una recente intervista a Weekly World News, da un violento terremoto o da un'eruzione vulcanica, né tantomeno, da un´inondazione, ma, seguendo la teoria espressa ai primi del novecento anche da Pierre Benoit, inghiottita dalle sabbie desertiche che coprirono la fertile pianura del Sahara in seguito a un cambiamento climatico.

Carla Sage, che conta di raccogliere un team di studiosi internazionali, tra cui esperti statunitensi, britannici, francesi, sauditi e egiziani, andrà a setacciare un territorio largo milioni di chilometri quadrati, armata delle più sofisticate tecnologie per cercare l'impero scomparso.

La seconda spedizione a partire, la prossima estate, sarà quella guidata dall'archeologo Jacques Collina-Girard dell'Università di Aix in Provence. La sua ricerca di Atlantide seguirà la strada tracciata da Platone nel Timeo e nel Crizia, puntando dritto oltre le Colonne d'Ercole, al largo dello Stretto di Gibilterra. La sua meta è la piattaforma nota col nome di Spartel, ricoperta da oltre cento metri d'acqua.