Gubbio - La scoperta che le sette Tavole eugubine che sarebbero state di avorio e non di bronzo come sostenuto da due ricercatori (Mario Farneti giornalista e scrittore e Bruno Bartoletti, editore e consulente aziendale) nel mensile Hera, non mette affatto d'accordo gli studiosi. Anzi alcuni docenti universitari sostengono che e' sulla interpretazione linguistica latina che si basa la certezza sulle tavole esposte oggi allo interno del museo del palazzo dei Consoli a Gubbio. Augusto Ancillotti, docente di linguistica e di glottologia alla Universita' di Perugia, uno dei piu' noti studiosi delle tavole Eugubine, non e' d'accordo con la teoria di Farneti e Bartoletti. Il docente perugino, difende l'autenticita' degli oggetti, sostenendo che i due ricercatori sono stati tratti in inganno "dalla cattiva conoscenza del latino di ser Gueriero, che confuse il termine eburno con bronzo. Secondo gli autori dell'articolo, tuttavia non e' dimostrabile che il cancelliere (appunto sor Gueriero in un atto del 25 agosto 1456) abbia errato nel descrivere la tavole acquisite per conto del comune di Gubbio. L'atto di cessione fu redatto infatti con una procedura ineccepibile in tutte le sue forme, in presenza di testimoni e di notai affinche' fosse garantita l'attendibilita' di quanto dichiarato. La recente notizia della scoperta di un'eccezionale copia lignea delle tavole Eugubine - ha aggiunto il prof. Ancillotti - annunciata da Aldo Prosdocimi dell'universita' di Padova, conferma l'esistenza di riproduzioni fedeli realizzate in passato con grande cura dei dettagli". La presa di posizione dello studioso perugino, ha trovato immediata risposta da parte dei due ricercatori; "i glottologi come Ancellotti - hanno detto Farneti e Bartoletti - non possono affermare che le tavole eugubine di bronzo sono autentiche, perche' non ne hanno la competenza; la parola definitiva spetta agli archeologi che sono in grado di verificare in maniera scientifica in quale epoca sono state effettivamente scritte".