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20 Agosto 2003 ARCHEOLOGIA
Avvenire
Sui monti della Sila spunta dal passato l'elefante di pietra
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Se gli avessero detto prima che il grande elefante di pietra sarebbe diventato una attrattiva regionale, gli abitanti di Campana, un centro della Sila Grande cosentina, in Calabria, non ci avrebbero creduto. "Siamo talmente abituati a vederlo che non abbiamo mai pensato di sfruttarlo da un punto di vista turistico", dice una donna. E invece, da quando si è diffusa la notizia della "scoperta" della statua, nel paese è un via vai di curiosi e giornalisti. L'amministrazione comunale ha inserito la visita al colosso di roccia tra gli itinerari locali e presto partirà un progetto per il rilancio turistico della zona messo a punto dalla Provincia.

Un sito archeologico nel bel mezzo della foresta della Fossiata. Per chi viene dalla Sila non è difficile trovarlo. Oltrepassato di pochi chilometri il lago Cecita, quando la vegetazione comincia a cambiare e i boschi di faggio lasciano il passo ai castagni basta aguzzare un po' lo sguardo. Lì, su un terramento roccioso, un elefante di pietra alto quasi sei metri domina da secoli la campagna. Una statua dal fascino misterioso, imponente e dinamica, con le zampe flesse come se stesse camminando. Gli occhi e la proboscide sono marcati. Dietro una zanna, i resti di quella che sembra una gamba umana. "Forse in origine vi era un guerriero a cavallo. Questo spiegherebbe perché qui la chiamiamo la roccia di 'ncavallicata", fa notare un anziano.

Di fronte, a pochi metri di distanza, un'altra statua, anch'essa incompleta. Da vicino ricorda le gambe di un uomo, dal ginocchio in giù. E' alta 7, 50 metri. Intera doveva essere gigantesca. Tutt'attorno pezzi di roccia. Forse i resti mancanti dei due colossi. Alla base del terramento, due caverne.

"Il posto è talmente bello - dice il sindaco di Campana, Francesco Ioverno - che le coppie vi si recano per fare le foto del matrimonio". Eppure, per tanto tempo è rimasto sconosciuto. Fino ad aprile, quando un architetto cosentino, Domenico Canino, appassionato di archeologia, non l'ha "scoperto" per caso, mentre cercava monete antiche.

"Il fatto è che siamo talmente abituati a quelle due statue, che alla fine le abbiamo trascurate - dice il sindaco Ioverno - Tempo fa, quando abbiamo avviato un programma per promuovere il turismo culturale in paese, non le abbiamo considerate. Abbiamo dato più importanza alla valorizzazione del centro storico e dell'antica strada romanica che da Campana arriva fino al mare". "Ora le cose sono cambiate - aggiunge -. Il sito dell'elefante sta riscuotendo un tale successo che abbiamo inserito la zona tra gli itinerari turistici e stiamo studiando il modo di valorizzarla. Prima, però, bisognerà espropriare il terreno su cui sorgono le due statue, che è privato. Poi dovremo fare dei progetti, predisporre una segnaletica stradale, delle guide. Nei prossimi mesi avremo tanto da lavorare". Anche la Provincia si sta muovendo. "Come prima cosa - spiega l'assessore alla cultura, Franco Laratta - chiederemo l'intervento di un gruppo di esperti, che dovranno esaminare le due statue e stabilire se si tratta di opere della natura o dell'uomo e, soprattutto, a che epoca appartengono. Bisognerà anche studiare tutta una serie di iniziative a livello locale. L'elefante di Campana è rimasto nascosto per troppo tempo. È arrivata l'ora che tutti possano ammirarlo".