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4 Settembre 2003 PALEONTOLOGIA
Tom D. Dillehay nature.com
Paleoantropologia: seguendo le tracce dei primi americani
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Uno studio condotto su 33 antichi crani dissotterrati in Messico, ci porta a riconsiderare la nostra comune visione degli antenati dei Primi Americani. A differenza della maggior parte degli altri resti di Primi Americani rinvenuti finora, i teschi ricordano quelli delle popolazioni del sud dell´Asia.

La questione di quale popolazione umana sia arrivata per prime nelle Americhe, e quando, dove e come questo accadde, è stata dibattuta per decenni dagli scienziati. E´ stato a lungo presunto che il primo popolo ad entrare nel nuovo mondo sia divenuto il diretto antenato dei nativi Americani del giorno presente, e che arrivò in America dall´Asia nord-orientale circa 12, 000 anni or sono. Ma questa teoria è messa ora in discussione da nuove scoperte archeologiche e dal ritrovamento di resti di primi umani che recano somiglianze anatomiche con le popolazioni del sud dell´Asia e della Costa Pacifica.

Scrivendo sul numero di questa settimana (4 settembre 2003 N.d.T.) della rivista Nature, pagina 62, González-José et al. gettano benzina sul fuoco di questo vivace dibattito. Presentano, infatti, uno studio comparativo dei primi crani umani provenienti da Baja California, Messico, e dalle loro scoperte si evince che non tutte le popolazioni di primi americani furono direttamente relazionate con i Nativi Americani del giorno presente.

Resti di scheletri umani sono a lungo stati usati dai paleoantropologi come modello per le prime migrazioni umane. La loro visione convenzionale è che differenti popolazioni scheletriche con simili sembianze cranio-facciali (forma del teschio) condividano un comune antenato e siano geneticamente connessi, mentre differenti sembianze riflettano un antenato differente. Le storie sulla migrazione e le forze evoluzionistiche spiegherebbero in tal modo somiglianze e differenze.

Ricostruire l´albero genealogico dei primi americani è stato difficile, dal momento che i primi resti umani si datano da circa 10, 000 anni or sono (la fine dell´ultima era glaciale) e sono frammentari e scarsi. Gli scienziati hanno ricostruito i pezzi mancanti dei teschi più antichi estrapolando il contesto storico da scheletri posteriori nel tempo, e più completi. I teschi di antichi americani ricostruiti in questo modo si sono rivelati anatomicamente indistinguibili da quelli dei primi asiatici nord-orientali ed anche dai nativi americani del giorno presente. Così è sorta la teoria, supportata da dati dentali ed archeologici, che i primi umani ad entrare nelle Americhe furono gli asiatici nord-orientali che arrivarono in tre successive migrazioni iniziate attorno a 12, 000 anni or sono. Questi colonizzatori e fondatori si ritiene fossero cacciatori di grosse prede, equipaggiati con le cosiddette lance di Clovis, che popolarono rapidamente l´emisfero Occidentale e diedero vita ai Nativi Americani del giorno presente.

Ma scoperte archeologiche più recenti suggeriscono che vi dovessero essere differenti popolazioni fondatrici, che arrivarono da luoghi differenti, ognuna con differenti stili di vita e tecnologie. Alcune popolazioni non solo cacciavano grosse prede, ma allevavano una vasta gamma di piante ed animali. Per complicare ulteriormente la materia, non vi è ulteriore certezza che i primi colonizzatori arrivarono circa 12, 000 anni or sono – alcuni siti archeologici in Sud America si datano a 12, 500 anni or sono, il che potrebbe far pensare che arrivarono almeno 15, 000 anni or sono.

Un simile scenario di diversità sta emergendo da analisi statistiche di misurazioni craniali e facciali di alcuni dei più antichi scheletri trovati nelle Americhe. I dati archeologici e scheletrici hanno condotto ad un nuovo modello, nel quale i Paleoamericani – i presunti primi individui ad arrivare nel Nuovo Mondo – non sarebbero stati gli Asiatici nord-orientali. Arrivarono piuttosto dal sud dell´Asia e dalla Costa Pacifica meridionale, e probabilmente condivisero gli stessi antenati degli antichi australiani e di altre popolazioni meridionali. Un secondo gruppo di umani arrivò successivamente dall´Asia nord-orientale o dalla Mongolia, e questa fu la seconda popolazione che si adattò alle più temperate condizioni climatiche dopo l´Era Glaciale e diede luogo ai moderni Amerindi (un´antica popolazione di americani i cui scheletri costituiscono la maggior parte del materiale umano trovato nel Nuovo Mondo) ed i nativi Americani del giorno presente. Così, secondo questa teoria, i Paleoamericani non sarebbero imparentati alla maggior parte dei moderni Amerindi, ed ai Nativi Americani.

González-José et al. ora propongono una visione più complessa degli antenati americani. Questi autori hanno analizzato i resti scheletrici di 33 moderni Amerindi dei primi tempi, dissotterrati dall´estremità della penisola di Baja in Messico. Sorprendentemente le sembianze cranio-facciali di questi Amerindi di Baja mostrano più strette affinità ai crani Paleoamericani che ai resti dei moderni Amerindi. I crani degli Amerindi di Baja e dei Paleoamericani hanno scatole craniche similari, lunghe e strette, e volti relativamente corti e stretti, il che implica una comune discendenza dagli antichi abitanti del sud dell´Asia e della Costa Pacifica. González-José et al. confermano che i moderni teschi degli Amerindi da altre aree siano simili a quelli dei resti degli antichi Asiatici nord-orientali. I nuovi dati si aggiungono alle prove accumulate di differenze morfologiche tra i primi umani da aree differenti delle Americhe.

Gli autori considerano diverse possibili spiegazioni per dare conto della presenza di tratti Paleoamericani nei crani degli Amerindi di Baja, ma suggeriscono che la migliore spiegazione sia che i Paleoamericani furono gli antenati diretti degli Amerindi di Baja. Dopo l´Era Glaciale, l´accresciuta aridità potrebbe avere isolato geograficamente le popolazioni fondatrici Paleoamericane nell´area di Baja, e limitato la sua diffusione genetica e interazione con altri moderni gruppi di Amerindi.

I nuovi ritrovamenti ci diranno qualcosa di più circa l´arrivo dei primi umani nelle Americhe?

Gli autori non discutono pienamente le implicazioni cronologiche del loro lavoro, ma la loro interpretazione delle discendenze condivise tra Paleoamericani e gli Amerindi di Baja potrebbe meglio corrispondere ad un modello di arrivo Paleoamericano attorno a 11, 000-12, 000 anni or sono. Non vi sono dirette evidenze a sostegno di questa teoria, ma se i Paleoamericani arrivarono 15, 000 anni or sono o prima, la popolazione di Baja sarebbe rimasta isolata per un periodo molto più lungo. Questo sembra improbabile, dato il tasso di crescita della popolazione e gli spostamenti che probabilmente si verificarono dopo l´iniziale colonizzazione e quindi dopo l´Era Glaciale quando il clima si riscaldò.

Ma potrebbero le somiglianze tra gli antichi Paleoamericani ed i successivi Amerindi di Baja piuttosto riflettere l´influenza di altre forze evoluzionistiche, come il passaggio dei geni e la selezione naturale, e adattamenti convergenti di differenti popolazioni verso ambienti locali similari? Rispondere a questa domanda dipenderà dal trovare più popolazioni preistoriche isolate che mostrino antichi tratti Paleoamericani, e quindi stabilire se forze evoluzionistiche parallele agirono su essi e se fossero derivate da una singola discendenza. Ma questa potrebbe rivelarsi una missione alquanto difficile. Resti umani dalla fine dell´Era Glaciale sono scarsi e spesso frammentari, così abbiamo solo una vaga nozione di caratteristiche scheletriche degli antichi Paleoamericani. E abbiamo una limitata comprensione della storia delle migrazioni di differenti popolazioni americane e di quale tipo di forze evoluzionistiche possano averle influenzate.

Date queste limitazioni, i ritrovamenti di González-José et al. non ci permettono di tracciare delle ferme conclusioni circa le relazioni tra gli antichi Paleoamericani ed i successivi Amerindi di Baja. Ma l´importanza di questo ed altri studi, è che suggeriscono una differente visione delle origini e interazioni delle prime popolazioni umane delle Americhe. Quel che veramente vorremmo sapere è cosa accadde in e tra queste popolazioni, come cambiarono attraverso il tempo, e quanto rapidamente cambiarono. Questi interrogativi possono essere risolti solo ottenendo più dati scheletrici e combinandoli con le registrazioni archeologiche, che potrebbero offrire informazioni sulle storie culturali e sociali delle differenti popolazioni. Lentamente, stiamo comprendendo che l´origine delle popolazioni delle Americhe è complesso e difficile da tracciare come quello degli altri lignaggi dell´uomo attorno al mondo.

Tom D. Dillehay lavora al Dipartimento di Antropologia, Università del Kentucky, Lexington, Kentucky 40506, USA.

e-mail: dilleha@uky.edu

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