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8 Agosto 2003 ARCHEOLOGIA
Il Messaggero
Templi salvati dagli italiani
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ATTENTI a non svenire, sopraffatti dalla "sindrome di Stendhal" davanti al gigantismo e alla magnificenza dei resti dei templi di Giove e di Bacco che si trovano a Baalbeck. Una città del Libano vicino al confine con la Siria, dedicata al culto del dio Baal, chiamata dai Greci Eliopoli, poi dai romani Julia Augusta Felix. Colonia romana ricchissima. Quello di Giove è il tempio romano più grande del mondo e il tempio di Bacco, altrettanto maestoso, è quello meglio conservato. Per chi ama l'archeologia e la storia è un luogo che non si può mancare.

Cinquantaquattro colonne che sono un record d'altezza: alte 23 metri, con una circonferenza di due. Nei tempi antichi si pensava che Baalbeck fosse stata costruita da giganti: ci sono ancora blocchi megalitici che pesano più di 1000 tonnellate. Enormi altari, arcate, architravi e decorazioni entusiasmanti. Il tempio di Bacco, completato nel 150 d.C., in realtà dedicato a Venere-Astarte, è anche il tempio più splendidamente decorato del mondo romano. Ma c'è un inesorabile nemico che rischia di distruggere queste testimonianze straordinarie situate nella valle della Bekaa: il terremoto. La zona è infatti a rischio sismico e queste rovine sono esposte al rischio di crolli.

Sarà però la tecnologia italiana a evitare nuovi disastri. La World Bank ha infatti affidato il progetto di restauro e salvataggio alla società italiana Ars e il professor Giorgio Croci, superesperto della materia, ha studiato come consolidare i templi. In queste colonne, dall'alto in basso, sarà praticato un foro di cinque centimetri per farvi passare un cavo di fibre aramidiche (tipo carbonio), cinque volte più resistenti dell'acciaio ma molto più flessibili. La tecnologia è già stata sperimentata ad Assisi. Le colonne con questa anima speciale, pur oscillando in seguito ad una scossa tellurica, potranno comunque resistere. Così il Libano, che ha già nell'Italia il primo partner economico, anche per salvare i suoi templi sarà aiutato dal nostro Paese. E non è finita qui.

Il governo libanese, grazie in primo luogo alla sensibilità artistica di Randa Berri, moglie del presidente del Parlamento, ha stretto un patto con l'Italia, e in particolare con il tour operator romano Gualtiero Liberati, per la produzione di opere liriche. Dopo lo straordinario successo, ai primi di luglio, di un'Aida colossal con 300 tra attori e musicisti messa in scena nell'ippodromo romano (il più grande del mondo) di Tiro, a Liberati è stato dato l'incarico di organizzare, nel 2004, Traviata al Festival di Tiro e Turandot al Festival di Baalbeck, due manifestazioni che ogni hanno vedono la partecipazione di artisti di primo piano. E a Liberati, per il suo impegno nella promozione della cultura italiana in Libano, sarà addidittura intitolata anche una strada di Tiro.