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9 Giugno 2003 ARCHEOLOGIA
Repubblica.it
Ritrovato il tesoro di Nimrud era nella banca di Saddam
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BAGDAD - Avevano ragione gli Alì Baba, i ladroni di Bagdad: il tesoro di Saddam esiste davvero. Non era una leggenda, lo hanno trovato in un bunker della Banca centrale irachena. Protetto da un enorme sportellone, spesso un metro di acciaio temperato, con le classiche maniglie a ruota un po' incrostate, davanti ai militari Usa e ai due esperti è apparso un vero paradiso di luce dorata.

Gioielli, corone, pendagli, bracciali e braccialetti, vasellame intarsiato, decorato con piccoli angeli, serpenti e simboli magici. Ciottoli, brocche, bicchieri. E poi anelli, avvolti in gemme, rubini, smeraldi. Lunghe collane inanellate da pietre e ornate da altri intarsi. Un tesoro che lascia senza fiato e pesa settanta chili. Tutto in oro. Che gli assiri di Nimrud, antica città vicino a Mosul e data alle fiamme nel 600 d.C., hanno affidato alla storia. Saddam Hussein lo aveva rinchiuso in un bunker e lo aveva nascosto al mondo. Ora, grazie alla tenacia di un italiano, il tesoro di Nimrud, secondo solo a quello di Tutankhamon, torna alla luce.

Ambasciatore in pensione, egiziano di nascita e arabista di tradizione, Pietro Cordone trattiene a stento la soddisfazione. E' l'unico italiano, ed europeo, chiamato nel governo amministrativo dell'americano Paul Bremer. Come ministro della Cultura in Iraq. "E' un momento magico, importante", dice. "Abbiamo recuperato i testimoni della civiltà mesopotamica la cui scomparsa aveva suscitato sgomento tra gli archeologici di tutto il mondo. Ricorda l'allarme lanciato dalla direttrice del museo? I saccheggi, il grido di dolore degli esperti, la sentenza terribile con cui si decretava la perdita irrimediabile di un pezzo di storia? Ecco: è avvenuto il miracolo. La maggioranza dei pezzi rubati e trafugati è tornata al loro posto. Si era parlato di 170 mila oggetti sottratti dal museo. Una quantità folle, se si pensa che per portarli via sarebbero stati necessari dieci camion e un centinaio di facchini. In realtà si è capito che i pezzi rubati sono in tutto 3.600, dei quali 1.200 sono stati recuperati. Il danno, purtroppo, esiste: mancano alcuni oggetti di valore ma considero un miracolo ciò che è avvenuto".

L'ambasciatore Cordone sfoglia il libro con le foto degli oggetti recuperati. "Guardi che forme - osserva - i disegni, i particolari, le incisioni sugli ori. Mi hanno colpito le spille e i fermagli per i capelli. Non hanno un graffio, una lesione. Nemmeno nella chiusura. Sembrano usciti ieri dai laboratori di Bulgari o di Van Cleef. Mi è mancato il fiato quando abbiamo aperto quel caveau: non avevo mai visto qualcosa del genere".

La caccia al tesoro inizia un mese fa. La direttrice del museo aveva fornito agli americani l'inventario dei pezzi e rivelato un particolare che nessuno conosceva. Prima dell'inizio della guerra, temendo il peggio, aveva raccolto 8.000 pezzi tra i più pregiati di quelli esposti e li aveva rinchiusi in 179 casse di zinco, saldate e sigillate. Le aveva poi trasferite in un deposito coperto con un muro, stuccato e dipinto. Gli Alì Baba della vecchia Saddam City, ora ribattezzata Sadr City, si sono accaniti su tutto. I professionisti approfittando del caos hanno invece selezionato i pezzi pregiati rimasti nelle vetrine e li hanno consegnati ai committenti. Si tratta di reperti antichissimi che probabilmente sono già al sicuro nelle case di qualche miliardario collezionista.

"Ma la direttrice del museo - racconta ancora l'ambasciatore Cordone - ci ha svelato un secondo segreto: ci ha detto che Saddam, nel 1991, alla vigilia della prima guerra del Golfo aveva fatto trasferire tutto il tesoro di Nimrud nel caveau della Banca centrale. Una settimana fa siamo andati a verificare e ci siamo trovati davanti a due camere blindate.

Nella prima c'era una montagna di denaro: 380 miliardi di dinari iracheni, qualcosa come 360 milioni di dollari. Sono serviti a pagare gli stipendi di aprile e maggio per tutti i dipendenti pubblici. Nel secondo caveau, allagato da un'infiltrazione delle fogne, c'era il tesoro. La direttrice del museo era preoccupata delle voci che giravano per la città e temeva l'arrivo delle bande dei ladroni. L'abbiamo rassicurata, mostrandole quattro carri armati di guardia all'esterno, le ronde che passavano ogni dieci minuti, il filo spinato. Insomma, la Banca centrale era diventata una vera fortezza. Assaltarla era impossibile. La trattativa è stata sfibrante ma alla fine l'ho convinta. Avvolti in sacche di velluto e di pelle, ormai lacerate dall'acqua, c'erano 615 monili: collane, piatti, anfore, due corone storiche, bracciali di tutte le misure, orecchini, cinture. Erano perfetti, sembravano nuovi. Ma hanno oltre 1400 anni. Li abbiamo raccolti e trasferiti nel caveau a fianco".

La notizia del ritrovamento è stata tenuta segreta. Sono arrivati due esperti del British Museum e alla fine, dopo altre lunghe riunioni, si è deciso di renderla pubblica. Cosa ne farete?, domandiamo. Pietro Cordone ha un guizzo negli occhi: "Il 3 luglio li tireremo fuori dal caveau per un paio d'ore e li mostreremo alla stampa. Poi, quando la situazione della sicurezza lo consentirà, esporremo la collezione nel museo". Perché il museo riaprirà presto i battenti, spiega lo studioso. Le strutture non sono state danneggiate e con qualche lavoro sarà in grado di ospitare i visitatori. La stessa cosa vale per la biblioteca. Gli imam sciiti, prima dell'incendio, avevano salvato 350mila libri che risalgono al 1700. "Li avevano conservati in un deposito, sempre a Sadr City - dice Cordone - ho svolto personalmente una trattativa con loro. Li ho ringraziati e li ho rassicurati che quei libri torneranno al loro posto. E' stata dura, erano molto diffidenti, ma si sono convinti e adesso sappiamo dove sono custoditi".

L'ambasciatore chiude il volume delle foto del tesoro di Nimrud. Sospira. "E pensare", aggiunge, "che nessuno, a metà degli anni Ottanta credeva nell'esistenza di queste bellezze. E' merito del professor Muzakin Hussein se sono stati scoperti. La capitale degli assiri era Assur e lì venivano sepolti i re e le famiglie reali. La maggioranza degli archeologi considerava assurda l'ipotesi che si potesse trovare qualcosa a Nimrud. Ma Hussein è stato premiato dalla sua tenacia: ha scavato dal 1988 al 1992 scoprendo questo favoloso tesoro. Presto ne faremo una mostra itinerante per tutte le capitali del mondo. L'Iraq, in fondo, non può essere ricordato solo per Saddam Hussein".