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30 Luglio 2003 PALEONTOLOGIA
SF Gate
Nuove questioni circa la migrazione dei primi americani. Dubbi riemergono circa le rotte di terra attraverso la Siberia
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Un sito archeologico in Siberia – a lungo ritenuto essere l´originale punto di approdo per l´attraversamento del ponte di terra presso Bering in Nord America – è in realtà molto più giovane di quanto precedentemente ritenuto, e ciò scuote la teoria che i primi americani migrarono oltre mare nel corso della parte finale dell´ultima grande era glaciale.

Usando la datazione al radiocarbonio, gli scienziati hanno scoperto che il sito di Ushki, i resti di una comunità di cacciatori raggruppati attorno al Lago di Ushki nella Russia nord-orientale, sembra avere circa 13, 000 anni di età – 4000 anni più giovane di quanto precedentemente ritenuto.

La nuova data colloca l´insediamento di Ushki nello stesso periodo del sito dei Clovis, un´antica comunità del Nuovo Messico; e ciò ha portato parte degli studiosi a ritenere altamente improbabile che i popoli possano avere attraversato le migliaia di chilometri dalla Siberia in un periodo così breve.

"Questo era l´ultimo sito fuori dal territorio Siberiano che sarebbe potuto essere un antenato per i Clovis" ha dichiarato Michael Waters, co-autore della ricerca apparsa oggi sulla rivista Science. "Dobbiamo pensare in grande adesso e iniziare a pensare a quel che c´è fuori dalla scatola".

I libri di storia hanno a lungo insegnato l´idea che i primi americani, cacciatori di mammut, raggiunsero il Nord America, attraversando il ponte della terra di Bering, una striscia di terra che si ritiene collegasse la Russia agli Stati Uniti tra 10 000 e 18 000 anni or sono. La terra si ritiene sia stata scoperta nel corso di un periodo di glaciazioni, quando i ghiacci artici liberarono molte delle acque oceaniche, rendendo il livello del mare circa 400 piedi inferiore ad oggi.

"Gli assetti delle nuove ere possono indicare che gli archeologi continuano a cercare le origini di Clovis nella direzione sbagliata" ha dichiarato Anthony Boldurian, un antropologo dell´Università di Pittsburgh che ha sottoscritto la relativamente nuova idea che i primi americani possano avere usato imbarcazioni per attraversare le banchise ghiacciate Atlantiche dall´Europa, penetrando nel Nord America circa 20, 000 anni or sono.

Altri archeologi, incluso Michael B. Collins del Laboratorio di Ricerca Archeologica del Texas, Università del Texas ad Austin, ritiene che i primi umani dall´arcipelago giapponese seguirono le balene o altre fonti di cibo marino attraverso l´Oceano Pacifico fino al Nord dell´America.

"Se si aprono le possibilità delle rotte acquatiche, perfino nel massimo periodo di glaciazione, possiamo ben ipotizzare che avrebbero circumnavigato il blocco di ghiacci nel Nord del Pacifico ed essere arrivati alla Costa Occidentale dell´America" ha aggiunto.

Con la nuova datazione del sito di Ushki, il sito più antico verificato presso la lingua di terra di Bering è ora l´insediamento di 14, 000 anni or sono di Broken Mammoth, nell´Alaska centrale.

Il sito di Clovis nel Nuovo Messico ha svelato le prime inequivoche testimonianze archeologiche che i popoli erano stanziati nel Nord dell´America già 13, 600 anni or sono. Gli archeologi indicano una varietà di altre località, quali il sito di Monte Verde nel sud del Cile ed il sito di Cactus Hill in Virginia (entrambe datati a circa 12, 500 anni or sono) come evidenze del fatto che la teoria del ponte di terra è fallace.

L´antropologo genetista dell´Università del Kansas, Michael Crawford ha dichiarato che i primi umani probabilmente non potrebbero avere attraversato il ponte di terra e viaggiato fino al Nuovo Messico in 400 anni. Raggiungere il Sud America a piedi perfino in meno di 1000 gli risulta alquanto improbabile.

Egli sostiene che i popoli potrebbero essere entrati in Nord America attraverso lo Stretto di Bering in un punto precedente attraverso migrazioni multiple. "Certamente la genetica molecolare mostra che non vi è stata una sola migrazione" ha dichiarato. La ricerca genetica mostra che "gli umani sono stati in America per almeno 20, 000 anni".

Ma alcuni archeologi contestano che per via delle caratteristiche nomadi dei primi insediati, la missione apparentemente difficile di attraversare il continente americano in 1, 000 anni non è affatto così improbabile.

"Stiamo parlando di piccoli numeri di persone, altamente mobili, che avrebbero attraversato migliaia di miglia quadrate come parte delle loro battute di caccia, in un numero sorprendentemente esiguo di generazioni" ha dichiarato Brian Fagan, un professore emerito di antropologia all´Università di Santa Barbara.

Le datazioni al radiocarbonio potrebbero confermare che molti altri siti di primi americani siano stati realmente insediamenti pre-Clovis.

Questa possibilità, combinata con il fatto che siti siberiani precedenti non sono stati trovati, ha lasciato gli archeologi e gli antropologi a "grattarsi la testa" ha dichiarato Waters.

E´ una di quelle cose per cui non abbiamo tutte le risposte adesso, ed è questo quello che lo rende così interessante" ha dichiarato. "Credo che riusciremo, nei prossimi venti anni, a riscrivere dalle fondamenta, la storia del Nord America."