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1 Maggio 2003 ARCHEOLOGIA
Il Nuovo
A 4mila metri una Stonehenge tagika
tempo di lettura previsto 3 min. circa

DUSANBE - Nella regione del Pamir, nell'area orientale del Tagikistan, un gruppo di archeologi ha incontrato a 3850 metri d'altezza un sorprendente complesso monumentale, risalente al 1000 a.C. Potrebbe trattarsi di un santuario solare o di un osservatorio astronomico, eretto in un luogo dalla bellezza naturale stupefacente, la valle del fiume Shorol, dove, fra chilometri di catene montuose, svettano alcune delle cime più alte della Terra.

Si tratta di giganteschi blocchi di pietra che si uniscono a rappresentare rettangoli, frecce e figure falliche dal significato ancora misterioso, ma che rivoluzionano tutte le nostre conoscenze sull'Asia centrale preistorica, introducendo nuovi interrogativi sulle nozioni di astronomia in possesso dei popoli che la abitavano.

Durante alcuni scavi precedenti erano già state rinvenute alcune sepolture, che testimoniano la presenza, in quest'area di montagne impervie, di alcune tribù nomadi d'origine iraniana, vissute qui fra l'VIII e il IX secolo a.C. E questa decina, o poco più, di imponenti massi rappresentano figure probabilmente sacre a quei popoli.

Secondo gli esperti dell'Istituto di Storia e Archeologia dell'Accademia Nazionale di Scienze del Tagikistan, a cui spetta il merito della scoperta, la stupefacente costruzione potrebbe essere opera di una speciale casta di sacerdoti, salita a quell'altitudine per creare un proprio spazio magico, con lo scopo d'osservare e venerare la principale divinità, il Sole. Alcuni astronomi, però, azzardano un'altra interpretazione: secondo i loro calcoli uno degli assi di pietra tracciati può determinare il sorgere del sole durante i solstizi d'estate e d'inverno, mentre un altro asse varrebbe per gli equinozi di primavera ed autunno.

La vera storia del misterioso allineamento di massi è comunque ancora tutta da chiarire, proprio come quella del suo più celebre "parente"inglese, Stonehenge, di mille anni più vecchio e molto più vasto, con i suoi trenta monoliti, a cui s'aggiungono alcuni triliti. Molte sono le similitudini fra la recente scoperta in Tagikistan e il complesso megalitico più grande del mondo: anche Stonehenge (letteralmente "recinto circolare di pietre") sorge al centro di una regione ricca di sepolture, presenta un'architettura analoga, con immense pietre disposte secondo strane figure geometriche, e per anni è stato ritenuto un santuario per il culto solare, mentre oggi guadagna maggiori consensi l'ipotesi che si tratti di un osservatorio astronomico.

Ma il fenomeno in Europa è piuttosto diffuso, tanto che gli studiosi distinguono diversi tipi di megaliti, cioè di monumenti preistorici formati da grossi blocchi di pietre: ci sono i "cromlech", a cui appartiene Stonehenge, che si distinguono per la disposizione circolare dei monoliti infissi nel terreno e i "dolmen", presenti in molte aree europee. Questi, eretti dal Neolitico fino all'età del Bronzo, erano forse delle tombe collettive, la cui peculiarità è un lastrone di pietra orizzontale che poggia sugli immensi blocchi conficcati a terra.

Una terza categoria comprende i menhìr (dal bretone, "pietra lunga"), che si caratterizzano per altezza e larghezza: il più famoso è forse quello di Locmariaquer, in Bretagna, regione francese in cui questi monumenti abbondano, ma molti sono gli esempi anche in Gran Bretagna, in Puglia (pietrefitte) e Sardegna (betili).

Non è ancora chiaro se queste pietre servissero a indicare dei luoghi di culto religioso o se fossero sacre esse stesse: in Sardegna, ad esempio, alcuni menhir portano traccia di seni femminili, per cui potrebbero aver rappresentato delle divinità.

Per dare una risposta ai molti quesiti posti da questi strani monumenti nasce l'archeo-astronomia, la scienza che si dedica allo studio dei monumenti lasciati dai popoli preistorici, in relazione a ogni loro possibile o verosimile connessione con rituali, cerimonie e attività che coinvolgano l'osservazione del cielo e degli astri.

I suoi presupposti scientifici vengono fatti risalire alla fine dell'Ottocento, quando l'astronomo inglese J. N. Lockyer fu incuriosito, durante un suo viaggio in Grecia, dall'orientamento di alcune costruzioni della classicità e formulò l'ipotesi che seguissero precise cognizioni astronomiche, messe in evidenza dai costruttori.

La scoperta del grandioso complesso in Tagikistan da così un nuovo impulso alle ricerche e fornisce un nuovo tassello per ricostruire un mosaico mai completato. Tutte le costruzioni preistoriche, infatti, sono ancora oggi al centro dell'interesse dell'archeo-astronomia, che tenta di darne una spiegazione univoca, confrontando i megaliti anche con gli studi condotti su altre civiltà scomparse, come quella nuragica, maya e azteca e sull'arte da loro prodotta.