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18 Giugno 2003 PALEONTOLOGIA
Science Daily
Nuove teorie sulla lunghezza del volto dell´uomo di Neanderthal
tempo di lettura previsto 4 min. circa

Nuove evidenze scientifiche sfidano una convinzione comune: che i Neanderthaliani – parenti stretti dei moderni umani sull´albero dell´evoluzione, che vissero tra 230 000 e 30 000 anni or sono – possedessero un viso eccezionalmente lungo.

Le ricerche di Erik Trinkaus, dottore e Professore di Antropologia in Arti e Scienze alla Washington University di St.Louis (http://www.wustl.edu/ ) e autore di un rapporto che sarà pubblicato nel numero estivo della rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), sono basate su due misure critiche dei crani degli specimen fossilizzati. Il suo articolo "I volti dei Neanderthal non erano lunghi; sono i volti dei moderni umani ad essere corti" sarà presto disponibile on line sul sito della rivista, www.pnas.org

Il principale obbiettivo di Trinkaus era vedere come i volti dei Neanderthaliani si rapportassero agli altri sulla linea evoluzionistica: 179 "umani recenti" (databili al XVIII secolo); 26 primi moderni umani del Tardo Pleistocene; 24 Neanderthaliani; e 23 umani arcaici predecessori dei Neanderthal.

La sua ricerca ha effettivamente stabilito una linea di partenza per i futuri antropologi, in vista della distinzione dei percorsi evoluzionistici tra antenati (aventi tratti simili a quelli presenti in lontani antenati) o derivati (tratti che hanno fronteggiato un recente cambiamento).

"Di base, l´argomento è se il grande volto dei Neanderthal fosse qualcosa che ereditarono dai predecessori, o se si tratta di qualcosa unicamente derivante da essi – qualcosa che li rende divergenti nell´evoluzione umana" ha dichiarato Trinkaus.

"Questo è solo un articolo, teso a dimostrare che i Neanderthaliani, posti all´interno del loro specifico contesto evoluzionistico, non avevano volti grandi; come dice il titolo, sono i moderni umani ad avere volti corti".

Per dare un ordine alle lunghezze facciali, Trinkaus ha prima misurato la distanza che divide l´orecchio dalla radice degli incisivi. La seconda misura, la lunghezza della mandibola superiore, è una proiezione della distanza lineare dalla metà dei condili (un punto della giuntura della mascella) al punto mediano tra gli incisivi. Insieme le due misure tengono conto di quanto gli incisivi si proiettino all´esterno rispetto al centro del teschio.

I dati per gli specimen più antichi – che sono limitati sia in numero che in grado di preservazione – sono state presi da scoperte precedentemente documentate attorno al mondo. Per gli umani recenti, comunque, Trinkaus ha operato con tecnica "di prima mano", trascorrendo un giorno intero a misurare teschi del XVIII e IXX secolo di umani del "Vecchio Mondo" al Museo Americano di Storia Naturale di New York, che raccoglie i campioni geograficamente più disparati di scheletri del Nord America.

Dopo aver raccolto dati sufficienti per differenti gruppi di ominidi, Trinkaus ha concluso che la proiezione facciale dei Neanderthaliani, era non più che media per un campione dell´epoca del Pleistocene ed era simile o addirittura leggermente ridotta rispetto a quella dei predecessori arcaici non-Neanderthal.

Ha anche notato che la loro dimensione era solo moderatamente superiore a quella dei primi moderni umani, ma principalmente contrastava con i recenti umani del tardo Olocene (uomini di oggi).

Trinkaus ha visto svariate possibili spiegazioni per il fraintendimento. Primo, la maggioranza dei teschi più completi dei Neanderthal che gli antropologi hanno fino ad ora dissotterrato, appartiene ad uomini di dimensioni notevoli, la lunghezza facciale di ognuno dei quali è in scala con il resto del corpo.

Trinkaus ha dichiarato che vi è anche l´influenza della "freccia del tempo" – ovvero il fatto che, per la maggior parte dello scorso secolo, i Neanderthal sono stati paragonati primariamente ad umani recenti e non ai loro stessi predecessori. E a dispetto delle maggiori scoperte degli ultimi 40 anni, nessuno aveva precedentemente pubblicato uno studio comprensivo che paragonasse la lunghezza facciale dei Neanderthal sia ai moderni umani che agli antenati precedenti.

"Nel 1950 poteva essere accettabile dire che i Neanderthal avevano volti grandi" ha detto Trinkaus; "non è più accettabile dirlo nel 2003".

Un´altra ragione plausibile è ben illustrata dall´intenso fervore mediatico che ha circondato nel 1999 la scoperta di uno scheletro infantile in Portogallo. Lo scheletro è di base appartenente ad un uno dei primi umani moderni, ma reca alcune caratteristiche distintive del Neanderthal, sollevando la possibilità di un´interbridazione. Trinkaus sostiene che l´erronea caratterizzazione dei Neanderthal con volti più lunghi della media può, almeno in parte, essere stata un modo per distanziarci da una relazione evoluzionistica più "primitiva".

"I Neanderthal sono gli umani arcaici più vicini a noi" ha notato Trinkaus. "Più vicini in tempo, nel comportamento ed in molti aspetti della loro anatomia. Erano veri umani, ma non erano ancora quello che noi siamo, e molte persone hanno grandi difficoltà ad accettare che potremmo essere strettamente imparentati con i Neanderthal. Una certa visione del mondo non consente di accettarlo, poiché implica l´idea che i moderni umani non siano davvero unici".

Così, se i Neanderthal non avevano volti lunghi, qual è il significato del fatto che i moderni umani li abbiano corti?

"Tornando indietro nel tempo, i periodi abbracciati da un campione divengono sempre maggiori" ha concluso Trinkaus. "I volti, di base, rimangono lunghi o decrescono molto lentamente, ma con i moderni umani compiono un salto notevole in un tempo breve. Così la questione è: perché divennero più corti?"

"Lo scopo di questo articolo non è rispondere a questa domanda, bensì dare un´appropriata cornice alla questione, dal momento che la domanda precedente era "perché i Neanderthal avevano volti lunghi?".

E questa era una domanda mal formulata.