Prendete un simbolo. Ora immaginate che quello stesso simbolo compaia a migliaia di chilometri di distanza nei più svariati angoli della terra, sparso attraverso i secoli. E stiamo parlando di ere precedenti all'avvento di internet e della comunicazione globale. Ere nelle quali trovare la stessa figura, l'immagine perfetta e complessa di un labirinto, in almeno tre continenti equivale a un insolubile mistero.
E quest'immagine la ritroviamo in una raffigurazione antica a Gotland, un'isola svedese; dipinta su un vaso etrusco in Toscana; in un'incisione rupestre nella Rock Valley in Cornovaglia e persino come simbolo sacro degli indiani Hopi, una tribù del Pueblo nel sud-ovest degli Stati Uniti. Ma non basta. La stessa identica figura ritorna anche come simbolo in un testo Manas Chakra, rinvenuto nel Rajastan nel cuore dell'India; come incisione su una moneta di Cnosso nell'isola di Creta; a Nazca in Perù e come reperto di arte preistorica nel parco archeologico nazionale di Naquane a Capo di Ponte in Lombardia.
Un elenco di posti e di tempi apparentemente slegati fra loro. Uniti, però, da una sola, inquietante, domanda: perché? Per quale motivo questo simbolo ritorna? Chi lo ha tramandato? Come ha fatto a entrare nella cultura e nell'arte di popolazioni così distanti nello spazio e nel tempo? Come ha potuto a solcare gli oceani? In questi casi è facile tirare in ballo, senza neppure tanta convinzione, i soliti extra-terrestri.
Ma l'ipotesi più convincente per spiegare il mistero è forse ancor più pregna di fascino. Secondo una recente teoria, basata sulla descrizione minuziosa che Platone dà della città di Atlantide nel suo "Crizia", il labirinto in questione altro non sarebbe che la rappresentazione schematizzata della pianta di Atlantide. Nel "Crizia" Platone parla di: "una terra in cui le zone d'acqua erano alternate a quelle di terra, concentriche le une alle altre, circolari come se lavorate al tornio".
Questo e altri passi sembrano la descrizione esatta del nostro labirinto. Un elemento che potrebbe testimoniare che la leggendaria isola è esistita davvero. Tanto che i sopravvissuti alla sua scomparsa avrebbero portato con sé, nelle terre in cui approdarono in seguito, quel prezioso disegno...
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