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28 Maggio 2003 PALEONTOLOGIA
Science Daily
Gli scienziati usano frammenti di DNA per tracciare la migrazione dei moderni umani
tempo di lettura previsto 4 min. circa

Gli esseri umani potrebbero aver svolto il loro primo viaggio fuori dall´Africa qualcosa come 70 000 anni or sono, secondo un nuovo studio condotto dai genetisti dell´Università di Stanford (http://www.stanford.edu/dept/news/) e dell´Accademia Russa delle Scienze. Secondo uno scritto riportato sulla Rivista Americana di Genetica Umana, i ricercatori stimano che l´intera popolazione di antenati degli umani, al tempo dell´espansione africana, consistesse di soli 2 000 individui.

"Questa stima non preclude la presenza di altre popolazioni di Homo sapiens sapiens [moderni umani] in Africa, anche se suggerisce che fossero probabilmente geneticamente isolati le une dalle altre, e che contemporanee popolazioni sparse per il mondo discendano da una o da poche di queste popolazioni" ha dichiarato Marcus W.Feldman, Professore alla Stanford e co-autore dello studio.

Le modeste dimensioni della nostra popolazione di antenati potrebbe spiegare perché vi è una così limitata variabilità genetica nel DNA umano, comparato a quello degli scimpanzé o di altre specie strettamente imparentate, ha aggiunto Feldman.

Lo studio, pubblicato nell´edizione di maggio del giornale, è basato sulla ricerca condotta nel laboratorio di Feldman alla Stanford, in collaborazione con i co-autori Lev A. Zhivotovsky dell´Accademia Russa e l´ex studente di Stanford Noah A. Rosenberg, ora presso l´Università della California meridionale.

"I nostri risultati sono compatibili alla teoria "fuori dall´Africa" (Out of Africa), secondo la quale una popolazione di antenati africani sub-sahariani diede luogo allo sviluppo di tutte le popolazioni di umani anatomicamente moderni, mediante una catena di migrazioni attraverso il Medio Oriente, l´Europa, l´Asia, l´Oceania, e l´America" nota Feldman.

Antiche radici.

Poiché tutti gli esseri umani condividono un DNA virtualmente identico, i genetisti hanno cercato le minime variazioni chimiche che distinguono una popolazione dall´altra. La tecnica coinvolge l´uso di "microsatelliti" – piccoli frammenti ripetitivi di DNA, i cui percorsi di variazione differiscono tra popolazioni. Poiché i microsatelliti sono passati di generazione in generazione ed hanno un alto tasso di mutazione, sono utili strumenti per stimare il momento in cui due popolazioni iniziarono a divergere.

Nel corso dello studio, il gruppo di ricerca ha comparato 377 indicatori microsatelliti nel DNA raccolto da 1 056 individui a rappresentanza di 52 siti geografici in Africa, Eurasia (Medio Oriente, Europa, Asia Meridionale e Centrale), Asia Orientale, Oceania e le Americhe.

Analisi statistiche dei dati dai microsatelliti, rivelano una stretta relazione genetica tra le popolazioni di cacciatori-raccoglitori dell´Africa Sub-Sahariana – i pigmei Mbuti del Bacino del Congo ed i Khoisan (o"uomini dei cespugli") di Botswana e Namibia. Queste due popolazioni "potrebbero rappresentare il più antico ramo dei moderni umani" hanno concluso gli autori.

I dati hanno rivelato una divisione genetica tra gli antenati di queste popolazioni di cacciatori-raccoglitori e gli antenati dei popoli africani di coltivatori contemporanei – Bantu che abitano in molti paesi dell´Africa meridionale. "La divisione accadde tra 70 000 ed 140 000 anni or sono e fu seguita dall´espansione fuori dall´Africa, in Eurasia, Oceania, Asia Orientale e Americhe – in quest´ordine" aggiunge Feldman.

Questo risultato è compatibile con uno studio precedente, nel quale Feldman ed altri avevano analizzato il cromosoma Y di più di 1000 individui di 21 differenti popolazioni. In questo studio, i ricercatori conclusero che la prima migrazione umana dall´Africa, potesse essersi avuta approssimativamente 66 000 anni or sono.

Crolli della popolazione

Il gruppo di ricerca ha anche scoperto che le popolazioni indigene di cacciatori-raccoglitori in Africa, nelle Americhe ed in Oceania, sperimentarono una crescita molto relativa nel corso del tempo. "La caccia e la raccolta non avrebbero potuto dare sostentamento ad un significativo aumento della popolazione" spiega Feldman. "Queste popolazioni probabilmente si imbatterono in severi crolli, nel corso dei quali il loro numero collassò – probabilmente a causa delle limitate risorse, malattie, ed, in alcuni casi, degli effetti di migrazioni a lunga distanza."

A differenza dei cacciatori-raccoglitori, gli antenati delle popolazioni di coltivatori dell´Africa sub-sahariana sembrano aver sperimentato un´espansione nella popolazione che iniziò attorno a 35 000 anni or sono: "Questo incremento nella popolazione potrebbe essere stato preceduto da un´innovazione tecnologica che condusse ad un aumento della sopravvivenza e quindi un aumento nel tasso di natalità generale" scrivono gli autori. I popoli da Eurasia ed Asia Orientale mostrano tracce di espansione della popolazione che iniziò attorno a 25 000 anni or sono, hanno aggiunto.

"Quel che è più emozionante riguardo a questi dati, è che sono in linea con una combinazione di modelli matematici ed analisi statistiche che possono aiutare a risolvere problemi importanti in paleontologia, archeologia ed antropologia" conclude Feldman.

La ricerca è stata sostenuta dai fondi dell´Istituto Nazionale di Salute, la Fondazione Nazionale per la Scienza e la Fondazione Russa per le Ricerche.

Siti rilevanti:

http://www-evo.stanford.edu/

http://news-service.stanford.edu/news/2003/january8/genetics-18.html

http://news-service.stanford.edu/news/november8/chromosome-1108.html

http://www.neanderthal-modern.com/genetic1.htm