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30 Giugno 2010 ARCHEOLOGIA
Vitale Scanu La redazione di La Porta del Tempo
ORIGINE PREISTORICA DEI "RESPINGIMENTI"
tempo di lettura previsto 3 min. circa

I "respingimenti" di extracomunitari che sbarcano illegalmente non sono una cosa nuova. Anche i "respingimenti" sono cosa deja vue e risaputa da millenni. E la prima testimonianza l'abbiamo nella Sardegna dei tempi più remoti e mitologici. Ecco la storia.

Efesto era il dio del fuoco, il fabbro di fiducia degli dei, diciamo. Figlio di Zeus e di Hera. Alla madre, quando egli nacque, venne il voltastomaco. Infatti, quando la signora Hera se lo vide in mano, restò terrorizzata e quasi le veniva un colpo dalla bruttezza di quel mostricciattolo che lei aveva generato. Proprio lei, la regina degli dei. Così, vergognandosi di quel piccolo Hulk, decise di scaraventarlo giù dall'Olimpo. Il povero Efesto cadde nell'oceano, dove fu raccolto da Teti e da Eurionome, ninfe del mare, che lo nascosero in una caverna vicino alla battigia, prendendosi cura di lui, che in seguito, divenuto più cresciutello, ricompensò abbondantemente le cure amorevoli delle ninfe, creando per loro dei gioielli che neanche Bulgari... Era davvero una testina in fatto di ferramenta. Così, come scrivono Simonide e Sofocle, un giorno gli venne l'idea di costruire anche una specie di robot con le ali, che chiamò Talos. Questo marchingegno fu il primo automa della storia, un vero e proprio robot di bronzo, animato e quasi invulnerabile. Zenobio (II sec. dopo Cristo) racconta come l'automa Talos avesse dimora in Sardegna, ove uccise molti malcapitati.

Talos però aveva un caratterino che prendeva subito fuoco, tipo Sgarbi, via. Era il suo debole. Brancava enormi pietre anche di varie tonnellate, o svelleva cocuzzoli di montagna e li lanciava a grande distanza, contro coloro che volevano invadere l'isola.... Non poteva vedere stranieri sbarcare in Sardegna, insomma. In seguito partì per Creta, dove fu incaricato da Minosse di fare la guardia all'isola, lavoretto che già conosceva. Stabilitosi a Creta, l'automa alato Talos, figlio di Efesto, impediva anche qui agli extracomunitari illegali di penetrare nell'isola, e adesso se la prendeva anche contro i Sardi che volevano attraccare. E quando raggiungeva gli intrusi che erano riusciti ad eludere il bulldog, saltava sul fuoco, portava il suo corpo metallico all'incandescenza e, stringendo fortemente al petto i poveracci, li arrostiva bestialmente. Costoro, morendo, contorcevano la bocca a causa delle ustioni.

Secondo questa tradizione, l'automa Talos provocava dunque (secondo Simonide, Sofocle, Omero...) il riso sardonico. Che non era un vero riso ma la dolorosa contrazione delle labbra del poveraccio nell'agonia della morte, in un riso forzato e falso. Si giustificherebbe così, a partire dal nome dell'isola di Sardegna, l'antichissima espressione omerica "riso sardonico". Notiamo, en passant, che l'affermazione di Omero (vissuto verso il IX e l'VIII secolo avanti Cristo) è un'asserzione secca, senza spiegazioni supplementari. Il che fa supporre che la diceria del riso sardonico fosse un'informazione precedente divenuta ormai patrimonio della memoria collettiva, largamente acquisita al tempo di Omero, e che perciò la Sardegna nuragica fosse bene in relazione con quel mondo al limitare della preistoria, e con l'isola di Creta in particolare, prova indiretta di un intenso interscambio commerciale e culturale con la civiltà egea minoica e micenea (2000-1100 a.C.).

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