I paleontologi hanno trovato quelle che potrebbero essere le prime impronte umane, in ceneri vulcaniche fossilizzate nel sud dell´Italia.
L´impronta di venti centimetri suggerisce che i primi uomini fossero alti meno di 1 metro e mezzo, quando scesero dal vulcano di Roccamonfina tra 385, 000 e 325, 000 anni or sono.
I fossili ci hanno offerto "uno sguardo unico sulle attività di alcuni dei primi europei conosciuti" ha dichiarato uni degli scopritori, Marco Avanzini, che opera al Museo Nazionale della Scienza di Trento.
Altri sostengono che le tracce umane più antiche siano invece quelle trovate in Tanzania nel 1979, che si daterebbero a 3.5 milioni di anni or sono. Queste furono probabilmente lasciate da esemplari più primitivo della specie umana, sostengono Avanzino ed il suo collega Paolo Mietto.
Vi sono tre serie di impronte a Roccamonfina; due lungo una linea retta ed un'altra che zigzaga giù per il pendio del vulcano. Le impronte dei piedi possono essere ricavate in vari luoghi. Un´impronta di mano indica che chi camminava si dovette appoggiare, per bilanciarsi nei punti in cui il cammino era divenuto troppo impervio.
Dato che queste tracce siano state lasciate prima che le ceneri si solidificassero, il "trio" potrebbe aver visto l´eruzione del vulcano, specula Mietto, che lavora all´Università di Padova.
Ora inattivo, il vulcano di Roccamonfina eruttò per l´ultima volta circa 50, 000 anni or sono, molto tempo dopo che le impronte furono lasciate. I locali si riferiscono ai fossili come alle "impronte del diavolo" – il folclore dice che fu Satana a lasciarvele. Una coppia di archeologi locali ha intuito il loro potenziale significato, e dato comunicazione a Mietto e Avanzini.
Il sito potrebbe contenere altre tracce nascoste sotto la vegetazione o seppellite sotto strati di ceneri solidificare, spera Mietto. Ha sottoscritto una richiesta all´ufficio archeologico regionale italiano per poter indagare l´area più dettagliatamente.
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