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14 Giugno 2010 ARCHEOLOGIA
GOFFREDO SILVESTRI Repubblica.it
Pompei sempre più ricca e Polibio diventa un ologramma
tempo di lettura previsto 9 min. circa

Da oggi due nuove "tessere" si sono aggiunte alla visita di Pompei. La prima è la grande domus di Giulio Polibio, Regione IX, a metà circa di via dell'Abbondanza, l'asse viario più celebre della città sepolta, sul lato sinistro salendo da porta Marina. La seconda è la visita del cantiere (che adesso si è preso la mania di chiamare sempre evento) della domus-panificio dei Casti Amanti, ancora su via dell'Abbondanza. Finora, per i tanti anni di abbandono, i Casti Amanti non apparivano nelle guidedi Pompei. Ora il cantiere è stato protetto da una copertura che ne assicura un intervento completo di tutela e conservazione e per la prima volta di valorizzazione. L'iniziativa, è promossa dal commissario delegato per l'emergenza nell'area archeologica di Napoli e Pompei, Marcello Fiori, e rientra appunto nella valorizzazione del sito archeologico. Apertura regolare tutti i giorni (tranne il primo lunedì del mese) con alcune regole (prenotazione obbligatoria e biglietto aggiuntivo di cinque euro per ciascuna visita e un biglietto integrato di dodici euro, gruppi di 25 persone, durata di circa un'ora, anche in inglese, francese, spagnolo, partenze dalle 10 alle 18).

La visita didattica alla domus di Giulio Polibio viene definita la prima visita "multisensoriale", cioè col padrone di casa, un ricco liberto (sotto forma di ologramma ricostruito su base scientifica, utilizzando i corpi trovati nella domus), che con la voce che gli è stata attribuita accoglie e accompagna i visitatori negli ambienti più importanti fino alla sorpresa finale, particolarmente emozionante. Nell'ultima stanza, inutile rifugio degli abitanti, è stata infatti ritrovata una giovane donna incinta al nono mese. Anche lei apparirà sotto forma di ologramma. Una visita che fornisce tutte quelle informazioni di tipo divulgativo, curiosità, che finora sono mancate ai visitatori, sugli abitanti e la vita quotidiana, l'architettura, le decorazioni, gli arredi ricostruiti, le piante e gli uccelli del giardino. Soprattutto sugli ultimi momenti degli abitanti, con le parole, le invocazioni dei personaggi quel 24 ottobre del 79 dopo Cristo. Sarà importante la reazione dei visitatori a questa novità che qualcuno, scandalizzato per l'improvvida intrusione, aiutato da certe frasi ("Ave gens"), è subito pronto a definire più degna di "Disneyland".

La visita ai Casti Amanti è a lavori in corso perché si possono vedere all'opera archeologi e restauratori. Un sistema di passerelle sospese fanno scoprire dall'alto "perfettamente conservati, il forno della panetteria, le due stalle con scheletri di animali, un giardino fedelmente ricostruito, mosaici e affreschi" che danno il nome all'edificio. I lavori sono visibili anche da via dell'Abbondanza attraverso pannelli trasparenti. Tecnologie multimediali riproducono la funzione degli ambienti. Con la visita alla domus di Giulio Polibio si corona circa un secolo di scavi irregolari e contrastati. La domus venne infatti scoperta ai primi nel Novecento con lo scavo di via dell'Abbondanza e la messa in luce della facciata, ma i lavori ripresero solo nel 1966 e la liberazione dell'intero edificio fu completata nel 1978. La domus venne restaurata fra il 1993 e il 1998.

La prima origine risale alla fine del III secolo avanti Cristo. La forma è quasi rettangolare con una superficie di circa 900 metri quadri con due ingressi su via dell'Abbondanza. I settori padronale e di servizio sono nettamente distinguibili e su quello di servizio venne aggiunto un piano superiore. Al centro un giardino a pianta quadrata che al momento dell'eruzione era piantato a frutteto. Nel 79 forse la casa apparteneva ad una famiglia di liberti di origine greca. Nelle vicinanze e all'ingresso sono stati trovati manifesti che invitavano a votare per "C. Iulius Polibyus", edile e candidato al duovirato. In uno degli armadi di legno sotto il porticato del giardino il sigillo in bronzo del probabile padrone di casa "C. Iulius Philippus".

Il cosiddetto vestibolo conserva parte della decorazione in "primo stile". Antonio d'Ambrosio ci ricorda che della minuscola cucina sono stati "recuperati e ricostruiti tutti gli elementi della copertura, comignolo incluso". Sul bancone sono state trovate le pentole di uso quotidiano, un tripode in ferro e una graticola. Accanto alla cucina un grande dipinto rappresenta un "larario" dove si veneravano le divinità domestiche. La stanza centrale conserva una "bella decorazione" a parete di "terzo stile" mentre nella stanza da pranzo, il grande triclinio, un dipinto raffigura il mito di Dirce legata ad un toro ad opera di Anfione e Zeto per punirla dei maltrattamenti alla madre. Qui sono stati trovati un "Apollo Lampadoforo" in bronzo, alto 128 cm, e un monumentale cratere a calice, sempre di bronzo, alto 63 cm, "finissimo oggetto di arredamento".

I visitatori sono accolti da Giulio Polibio nell'atrio con "impluvium", l'apertura centrale con la vasca che raccoglie l'acqua piovana (già gli operai al lavoro nell'atrio danneggiato dalle prime scosse sono in allarme) e "condotti" da lui nei vari ambienti fino all'ultimo nel quale si era rifugiato il maggior numero dei familiari. Qui si materializza l'ologramma della giovane donna che lancia quelle che saranno le ultime parole sotto la nube ardente e le ceneri del Vesuvio: "Correte, portate con voi tutto ciò che volete salvare! Asserragliamoci nell'ultima stanza, in fondo, dopo il peristilio!". Inutilmente.

Oltre alla voce narrante il visitatore è accompagnato da una installazione sonora denominata "Opera Regio IX" (progetto del prof. Claudio Rodolfo Salerno, presidente dell'Istituto per la diffusione delle scienze naturali, collaborazione di Paola Ricciardi e Luigi Stazio, con Fulvio Liuzzi, ingegnere del suono). Nell'atrio si odono suoni dalla strada, rumori dei lavori di ristrutturazione della domus al momento dell'eruzione (ritrovati calce, intonaco, chiodi e martelli). Nella piccola cucina sono stati riprodotti i suoni del vasellame, di un mortaio, del fuoco acceso, di una piccola macina. Di cereali e di acqua versata. Non sono sfuggiti la "cottura di una pietanza a base di cervo ed un echeggiare di suoni caratteristici a simboleggiare le spezie dell'Africa".

Nell'"impluvium" "suoni e rumori che richiamano l'alternarsi di giochi di aria ed acqua". Nel giardino "risaltano tutti i suoni della natura". Uccelli notturni e diurni, il vento fra gli alberi. "Un richiamo esplicito alla tartaruga di cui è stato ritrovato il carapace". Vengono "tradotti in suoni gli odori ed i colori dei fiori e dei balsami" (contenuti negli armadi), con un richiamo a Plinio che mette in guardia nella Storia naturale: "Le piante che fioriscono in modo più vistoso sono quelle che appassiscono più in fretta". Ma il giardino era anche "un luogo di ritrovo, di amore e di giochi" e allora c'è una "donna che ride, una coppia che gioca a dadi, il tintinnio di un bracciale e lo spegnimento delle lucerne". Nell'ultima stanza dove sono stati trovati quattro corpi e un feto, l'ologramma evanescente della giovane, insieme all'audio dell'eruzione, al rumore degli scavi che raccolgono il regalo più grande che un cataclisma naturale ha fatto all'archeologia.

Novità anche nei due ologrammi ideati e progettati da PFMmultimedia. Non più la proiezione di una immagine 3D su di un supporto solitamente solido. Uno schermo caratterizzato dall'"essere più o meno invisibile agli occhi degli spettatori", ma un "sistema americano rivoluzionario" : un "supporto costituito da una lamina di aria e micro particelle di acqua nebulizzata". Invisibile, non solido, ma gassoso. Questo forma di ologramma risulta "eterea e suggestiva (non vivida e vera come quella di un monitor) ed attraversabile in perfetta armonia con la suggestione che si vuole creare".

Ancora, un video in 3D mostra il restauro digitale di decine di affreschi, la ricostruzione virtuale di tutta la domus nei particolari, con la posizione degli oggetti di uso quotidiano, così come sono stati ritrovati, l'animazione dell'eruzione e dell'impatto sulla casa. Una "casa ancora 'viva', un attimo prima della catastrofe, illustrandone poi la distruzione ed il ritrovamento".

Negli ambienti più importanti della domus sono stati collocati numerosi calchi di oggetti trovati nello strato di cenere. Sono armadi, tavoli, sedie, triclini, realizzati da Opera Laboratori Fiorentini sulla base dei disegni della Soprintendenza archeologica di Napoli e Pompei. La domus rivive anche in video con

un studio interdisciplinare coordinato dal laboratorio di ricerche applicate della soprintendenza sulla base dei diari di scavo degli anni Settanta. L'opera è stata voluta e commissionata dall'Università di Tokyo (prof. Masanori Aoyagi, coaudiuvato da Annamaria Ciarallo, responsabile del laboratorio)

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La domus dei Casti Amanti è esattamente un panificio con ambienti residenziali e un'annessa sala di ristorazione, con alle pareti dipinti scene come quella che dà il nome all'edificio ed altre simili, in cui, "con fine ironia, vengono illustrati gli 'inconvenienti'" di troppo allegri banchetti, di gente che non tiene troppo il vino nonostante l'assistenza di raffinate cortigiane.. Antonio Varone, nell'"Erotismo a Pompei", precisa che la scena principale è quella di "una coppia che, riparata da un velario" si scambia una "sensualissimo per quanto ancora casto bacio". Dietro al velario si fa avanti il padre dell'uomo armato di un bastone che vuole evidentemente "infliggere una sonora lezione al figlio, sorpreso a scialacquare i propri soldi con donne prezzolate".

Ben visibile nella corte centrale è il forno a legna, "molto simile a quello ancora oggi utilizzato nell'area vesuviana, soprattutto per la cottura della pizza. È possibile seguire le varie fasi della preparazione del prodotto scandite da un strutturato processo di lavorazione a catena.

Nell'insula dei Casti Amanti, si trova la Casa dei pittori a lavoro, una ricca dimora che trae il nome dal fatto che al momento dell'eruzione una bottega di pittori stava decorando le pareti di un salone di ben 50 metri quadri. La decorazione pittorica in corso di esecuzione, ha chiarito "molti particolari sulla tecnica della pittura parietale pompeiana e su come i pittori si dividessero i lavori secondo le specifiche competenze e tecniche". Il salone era preceduto da un piccolo portico aperto su un giardino con aiuole "simmetricamente disegnate". Le "analisi palinologiche e lo studio dei fori lasciati dalle radici" ha permesso di ricostruire nel dettaglio le essenze che vi erano piantate e che si spera di ripiantare come è stato fatto con successo molte volte a Pompei (in particolare con la vite). Un filare di viti copriva il muro di confine della domus.

Notizie utili - Pompei visite didattiche domus di Giulio Polibio (visita multimediale) e cantiere-evento dei Casti Amanti. La visita dura circa un'ora per ogni domus. Sono disponibili visite in lingua inglese, francese e spagnolo.

Orari: dal lunedì alla domenica (10-18). Chiusura il primo lunedì di ogni mese.

Biglietti : per ciascuna visita 5 euro; tariffe agevolate per le famiglie: biglietto integrato per le due viste 7 euro. Prenotazione obbligatoria 1, 50 euro. Call center: 199 104 114 - dall'estero e cellulari +39 06 39967850 (dal lunedì al venerdì 9-18; sabato 9 - 14);