L´8 aprile scorso il paleoantropologo Lee Berger aveva annunciato la scoperta di una nuove specie ominide: l´Australopithecus sediba. Questa sarebbe stata una forma di transizione tra l´Australopithecus africanus (genere Australopithecus) e l´Homo habilis o il più tardo Homo erectus (genere Homo, il nostro).
La recente identificazione dell´Homo gautengensis – considerato dal suo "scopritore" Darren Curnoe la prima specie del genere Homo finora ritrovata – ha messo però in dubbio tali affermazioni.
L´Australopithecus sediba possedeva infatti un cervello piccolo, lunghe braccia e polsi adatti alla vita sugli alberi. Era cioè "molto più primitivo dell´Homo gautengensis", dice Curnoe, anche se entrambe le specie "vissero nello stesso periodo e nello stesso luogo". Entrambe sono state trovate nella cosiddetta Culla dell´umanità.
Non è dunque possibile che l´Australopithecus sediba, coesistendo con le prime specie umane (quale l´Homo gautengensis), ne sia anche l´antenato, continua Curnoe.
Fred Spoor, paleontologo del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, concorda nel dire che le due specie sembrano contraddirsi l´un l´altra.
In realtà, osserva Spoor, il team che aveva scoperto l´Australopithecus sediba aveva sostenuto che era il fossile Stw 53 (la parte del cranio meglio conservata di un Homo gautengensis) ad essere più primitivo. In altre parole, secondo loro questo Homo gautengensis potrebbe non essere affatto umano – cioè sarebbe da rimuovergli l´appartenenza al genere Homo - ma sarebbe una scimmia antropomorfa del genere Australopithecus.ù
Spoor, non coinvolto in queste due ricerche, fa poi notare che "non ci sono abbastanza ossa conservate per compiere una ricostruzione indiscutibile" del teschio Stw 53.
Questo "bizzarro campione" non combacia con nessun altro cranio di hominini conosciuto. Può anche appartenere a una nuova specie, conclude Spoor, ma se questa sia umana o australopitecina (cioè appartenente al genere Australopithecus) continuerà ad essere oggetto di dibattito.
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