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10 Maggio 2001 PALEONTOLOGIA
smh.com.au
Alle origini
tempo di lettura previsto 4 min. circa

E´ stata annunciata come la scoperta che avrebbe surclassato la cosiddetta Teoria Africana, che propone la nascita del primo uomo evoluto in territorio africano. Gli scienziati australiani avevano annunciato in gennaio di avere prelevato un piccolo campione di DNA dal più antico scheletro umano mai trovato nel paese, il famoso Mungo Man di età stimata 60.000 anni. Era il più antico DNA umano mai trovato. Ed era completamente differente dal DNA dell´uomo moderno.

Il capo del team, il Professor Alan Thorne, era stato sommerso da interviste dei mass-media, nelle quali rivendicava il fatto che il ritrovamento indicava come la Teoria Africana non fosse ormai più sostenibile.

Thorne, un antropologo alla Università Nazionale Australiana (ANU), è co-autore di una teoria concorrente riguardante le origini dell´uomo, conosciuta come ipotesi della Continuità Regionale, o teoria Multiregionale. Le sorprendenti nuove evidenze genetiche supportano questa teoria, ha detto.

Ma sentiamo anche l´opinione del sostenitore della Teoria Africana, il Professor Chris Stringer del British Museum di Storia Nazionale, che visiterà l´Australia nel corso della Settimana nazionale della Scienza.

Stringer dubita che gli australiani abbiano estratto antico DNA dal Mungo Man. "Sembra più probabile che si tratti di una contaminazione esterna di DNA" dice da Londra. Egli ritiene che le conclusioni tratte dal team sulla base degli studi genetici effettuati sul Mungo Man, secondo le quali si tratterebbe di un separato ramo di evoluzione dell´uomo moderno, è sbagliata. Ma perfino nel caso in cui le analisi fossero corrette, non basterebbero a sostenere la Teoria Multiregionale, dice Stringer. "La teoria Africana è, infatti, sostenibile ancora e comunque, a dispetto dei loro risultati".

Ci sono pochi elementi chiave nello studio delle origini dell´umanità. La teoria Africana ritiene che il moderno umano, l´Homo Sapiens, emerse in Africa circa 100.000 anni or sono e si diffuse per il globo rimpiazzando gli umani arcaici, come l´Homo erectus, che erano già presenti.

Il modello Multiregionale dice da quando l´ uomo cominciò a migrare fuori dall´Africa, 1.5 milioni di anni fa, ci sia stata un´unica specie in evoluzione, l´Homo Sapiens, con ibridazioni tra le differenti specie regionali.

Stringer ritiene che la quantità di reperti fossili rinvenuta e catalogata sia il supporto più concreto alla teoria delle origini africane. In particolare, ha mostrato come i nostri antenati rimpiazzarono il ceppo di Neanderthal in Europa circa 30.000-40.000 anni fa.

Un piccolo campione di DNA è stato estratto da un frammento d´osso dal Mungo Man e da altri specimen. Lo sforzo per prevenire qualsiasi forma di contaminazione da Dna esterni, è stato straordinario. L´estrazione del DNA e le analisi sono state portate avanti in due laboratori di Canberra dove nessun DNA umano era stato studiato precedentemente. Ma la datazione a circa 60.000 anni per il Mungo Man fornita dal team dell´ANU, è disputata anche da altri ricercatori australiani che sostengono che risalga invece a 43.000 anni. Ma in ogni modo, l´antico DNA batte il record. I ricercatori australiani avevano ottenuto in precedenza campioni di DNA da due specimen di Neanderthal europei, datati a 29.000 e 49.000 anni, ed un terzo di età stimata attorno ai 30.000-70.000.

Stringer ritiene che il successo ottenuto dagli Australiani sia sorprendente. Elenca una lista di recenti fallimenti da parte di ricercatori europei nel tentare di estrarre DNA da specimen seppelliti nella sabbia, inclusi più di un migliaio di mummie egiziane di 5000 anni or sono, alcuni fossili da Gibilterra di 50.000 e alcuni resti di Cro Magnon tra i 10.000 ai 30.000 anni. I risultati positivi del DNA da due specimen, di 9000 e 12000 anni, non sono stati pubblicati perché non sono potuti essere replicati da un altro laboratorio. Il Mungo Man era preservato molto peggio di quanto non fossero le ossa di Neanderthal. E Stringer ritiene che il gruppo australiano abbia necessità di un secondo laboratorio per replicare i loro ritrovamenti. E´ possibile che l´Australia abbia condizioni uniche che permettano una preservazione del DNA, ha detto "Ma la mia opinione, e l´opinione di un certo numero di altri studiosi del DNA, è che è molto improbabile che ci sia del DNA in uno specimen di 60.000 anni or sono, sepolto nella sabbia".

Un membro del team di Thorne, Dr. Liz Tennis, afferma di essere convinta che il DNA sia autentico. L´antico frammento di DNA proviene da una parte della cellula chiamata mitocondrio ed è trasmessa solo agli esemplari femmina. Il team ha comparato il DNA mitocondriale dei 10 fossili, con DNA dei due esemplari di Neanderthal, di 45 aborigeni viventi, e di migliaia di persone attorno al mondo. Sulla base di questi dati, così eterogenei, è stata riprodotta una mappa genetica di tre ceppi di evoluzione umana che mostrano come il Neanderthal si sia affermato per primo, e a seguire sia sorto il tipo del Mungo Man, prima che si evolvessero i comuni antenati dei moderni umani.

Ma anche Stringer ed i suoi colleghi hanno svolto analisi sui risultati australiani; sono però pervenuti ad un albero genetico alquanto differente, che sperano di pubblicare presto "I nostri risultati mostrano che l´individuo Mungo viene meno con il resto degli umani moderni" ha detto Stringer "E non è affatto un gruppo a sé".

Dando per assunto che l´albero dell´evoluzione australiano sia corretto, esso mostrerebbe che Mungo, e gli umani moderni sarebbero più strettamente relazionati tra sé, che con il Neanderthal, che si staccò dall´uomo moderno 500.000 anno or sono, dice Stringer. "Questa non è un indizio Multiregionale"