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20 Gennaio 2010 PALEONTOLOGIA
LUIGI BIGNAMI Repubblica.it
Ha 395 milioni di anni il primo "rettile" terrestre
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L'AMBIENTE era quello di una palude. Gli animali si aggiravano muovendosi a quattro zampe. Attorno a loro non c'erano altri animali, se non alcuni che ancora non avevano abbandonato del tutto il mare e che talvolta facevano capolino sulla terraferma. A volte quei primi animali terrestri lasciavano impronte che venivano coperte da sedimenti che ne conservarono le forme nel tempo, fossilizzandole. Ora, a distanza di quasi 400 milioni di anni alcune di quelle orme sono venute alla luce e a poche ore dalla loro divulgazione hanno già creato un terremoto tra i paleontologi. Ma andiamo per ordine.

Un gruppo di ricercatori dell'Università di Varsavia ha scoperto impronte di quello che al momento risulta essere il più antico tetrapodo (una classe di animali a cui appartengono gli uccelli, i mammiferi, i rettili e gli anfibi) a 4 zampe che camminò sulla Terra. Le impronte, che hanno un'età di 395 milioni di anni, sono venute alla luce in un affioramento di calcari vicino a Zachelmie, in Polonia e appartengono ad un tetrapode che, stando ai paleontologi, dovrebbe spostare indietro nel tempo di almeno 18 milioni di anni l'esistenza di questi animali. La scoperta quindi, potrebbe far riscrivere una parte dell'evoluzione dei vertebrati.

L'importanza sta nel fatto che tale datazione suggerisce che i tetrapodi coesistettero per almeno 10 milioni di anni con quei gruppi di animali che si è sempre pensato fossero la transizione tra i pesci e gli animali terrestri e che vissero in totale solitudine sulla Terra. La traccia scoperta dai ricercatori suggerisce che gli animali dovevano essere lunghi circa 2 metri e mezzo e possedevano zampe larghe dai 15 ai 26 cm. La scoperta è stata realizzata da ricercatori polacchi e svedesi e pubblicata su Nature. "Quanto si può osservare a Zachelmie, fa sostanzialmente cambiare il contesto delle future ricerche che riguardano l'origine dei tetrapodi", ha spiegato Grzegorz Nied? wiedzki, uno specialista di impronte fossili dell'Università di Varsavia.

I ricercatori sono certi di quanto affermano, perché le ricerche sono durate mesi ed hanno escluso ogni altra possibilità che possa spiegare quelle forme trovate nelle rocce, ma quanto essi sostengono è già oggetto di critiche da parte di altri ricercatori, come ha fatto Philippe Janvier del Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi, il quale ha così commentato la pubblicazione: "Sono sicuro che la relazione dei paleontologi polacchi e svedesi sarà sottoposta a forti critiche". I giudizi più severi puntano sul fatto che di quell'animale in quell'area non si hanno reperti di ossa fossilizzate e che le tracce potrebbero essere il risultato di fenomeno naturale che non si possono interpretare a così lunga distanza di tempo. "E' difficile credere che quell'animale possa essere stato un precursore della vita terrestre, perché è già enorme, mentre ci si aspetterebbe che i primi esseri ad aver lasciato le acque marine fossero stati più piccoli e leggeri", ha detto Jennifer Clack, paleontologo presso l'Università di Cambridge.

A queste critiche Per Ahlberg, paleontologo dell'Università svedese di Uppsala che ha partecipato alle ricerche risponde in questo modo: "Le impronte mettono in mostra persino i dettagli morfologici delle zampe e i sedimenti che cadevano dalle zampe quando queste si appoggiavano sul terreno. Non c'è alcun processo naturale che potrebbe originare questa serie di impronte".

Le rocce che hanno conservato tali orme si trovano nelle Montagne? wi? tokrzyskie, note per essersi formate durante il periodo geologico noto come Devoniano Medio, che si ebbe attorno a 380 milioni di anni fa. Esse si depositarono lungo le coste meridionali del continente Laurasia, che si formò quando il continente Pangea iniziò a frantumarsi. Il tetrapodo che avrebbe lasciato le proprie impronte viveva nelle lagune di tale ambiente.