
FIRENZE - «Paolo il fisico, al Canonico di Lisbona. Ti ho parlato della via di mare da qui all´India (così era chiamata la Cina nel XV secolo): una strada che è più corta. E perciò mando a sua Altezza una carta disegnata con le mie mani, nella quale ho indicato la costa dell´Irlanda e, opposta ad essa, direttamente a Ovest, l´inizio dell´India e quante miglia tu devi fare prima di arrivare a questi posti che sono i più ricchi di ogni tipo di spezie, gemme e pietre preziose. Nei giorni di Papa Eugenio IV è arrivato un ambasciatore del Gran Khan ed ho avuto una lunga conversazione con lui su molte cose». «Paolo il fisico, a Cristoforo Colombo. Io avverto il vostro magnifico e grande desiderio di navigare verso l´Est da Ovest. Vi mando la copia della lettera inviata al Canonico di Lisbona per il viaggio che non solo è vero che sia possibile, ma anche è certo che sarà onorevole, porterà profitti incalcolabili e grande fama a tutti i Cristiani». In questa lettere, scritte nel 1474 dal fisico e astronomo fiorentino Paolo dal Pozzo Toscanelli al canonico Fernan Martinez de Roriz, confessore di Re Alfonso e della corte del Portogallo, e a Cristoforo Colombo, potrebbe nascondersi la prova che il navigatore genovese è arrivato in America grazie a carte cinesi e che tutto partì da Firenze.
RINASCIMENTO COPIATO DA ZHENG HE? - Ma non solo: secondo Gavin Menzies, storico dilettante, ex sommergibilista inglese, l´arrivo di un´ambasciata cinese nel 1434 e il massiccio trasferimento di tecnologie orientali fu all´origine del Rinascimento, di molte delle invenzioni di Leonardo, di innovazione decisive nella lavorazione della seta e per lo sviluppo delle risaie venete e lombarde. Colpevole, l´ammiraglio Zheng He, eunuco, musulmano, grande navigatore (celebre la spedizione del 1405 con 317 navi e 28.000 soldati a bordo che raggiunse le coste orientali dell´Africa, il Mar Rosso, Giappone e Corea) che nel 1434 arrivò a Venezia, guidando un´ambasciata che aveva scopi commerciali, ma anche l´incarico di parlare con il Papa. L´incontro con Eugenio IV ci fu, proprio a Firenze, e lì Paolo dal Pozzo Toscanelli parlò con l´ambasciatore e avrebbe appreso molte cose, copiando anche le carte geografiche elaborate proprio grazie ai viaggi di Zheng He. Sempre attingendo alle conoscenze portate dai cinesi sostiene Menzies nel suo libro 1434, l´anno in cui una magnifica flotta cinese sbarcò in Italia e dette inizio al Rinascimento, disponibile per adesso solo in inglese l´ambiente fiorentino dette vita a quel fenomenale movimento. Firenze e la Cina avevano contatti da due secoli (nel 1225 lo storico Zhao Ruqua parlava dei fiorentini nella sua «descrizione dei popoli barbari» e la Fiorenza era nota come Farang o Fulin), la città toscana era piena di schiave arabe, russe e mongole, i suoi commercianti giravano mezzo mondo, proprio in quell´anno Cosimo de´ Medici tornava in città dopo l´esilio e gli indizi «cinesi» scovati da Meniez sono intriganti. Nel giallo, oltre a Zheg He (ritenuto anche scopritore di America, Nuova Zelanda, Australia e Antartide) e Colombo sono coinvolti Leonardo da Vinci e Papa Eugenio IV, Filippo Brunelleschi, Leon Battista Alberti, Mariano Taccola, Medici e Visconti, Amerigo Vespucci, Magellano, la conquista di Pisa da parte di Firenze nel 1406, un dipinto del Pisanello (datato 1433-1438, vi si vedono un ammiraglio mongolo assieme a soldati cinesi, bufali d´acqua e navi simili a quelle di Zheng), il veneziano Niccolò da Conti e altro ancora.
GLI STORICI RIBATTONO: SOLO INDIZI - Tutto vero? No, per lo storico Franco Cardini, perchè alcuni indizi non fanno una prova. E perchè la tentazione codicedavinciana è sempre dietro l´angolo. No, anche secondo gli esperti dell´Istituto Geografico Militare di Firenze. «Che Zheng He possa essere arrivato in America è un´ipotesi, ma ciò non ebbe nessun effetto reale esplicito ed è ancora più difficile pensare ad un effetto implicito come carte di navigazione copiate da Paolo dal Pozzo Toscanelli dice Franco Cardini È facile prendere alcuni indizi isolati, fare di analogie sporadiche una teoria. Le conoscenze cartografiche all´epoca arrivavano anche dall´islam turco e persiano, che forse mediava conoscenze cinesi, ma proprio in quel tempo la Cina iniziò la chiusura che sarebbe durata per secoli. A Firenze c´era dimestichezza con l´Oriente, c´erano schiave arabe e tartare che parlavano quelle lingue, i meticci non facevano scandalo e lo era anche Alessandro de´ Medici, con il Concilio del 1439 arrivarono missioni diplomatiche da Russia, Etiopia e il veneziano Niccolò de Conti conosceva l´India, ma che le carte di Colombo fossero cinesi è solo un´idea strampalata». «La carta inviata da Toscanelli al Re del Portogallo prima e a Colombo poi non esiste, è andata persa sottolinea Andrea Cantelli, responsabile dell´area cartografica dell´Istituto Geografico Militare e quindi ogni confronto è impossibile, con carte di qualsiasi provenienza ».
EFFETTO DAN BROWN - Carte a parte, davvero le conoscenze cinesi copiate dai fiorentini innescarono il Rinascimento? «L´effetto Dan Brown ride Cardini è sempre in agguato. Il Concilio di Firenze del 1439 portò molte conoscenze filosofiche e letterarie dall´Oriente ed altrettanto fecero i dotti in fuga da Costantinopoli dopo la conquista della città da parte di Maometto II nel 1453, ma lo scambio tra Oriente e Occidente c´è sempre stato, tanto che era comune il fenomeno dei finti ambasciatori cinesi che giravo le corti cercando di fare affari e truffare e che i testi scientifici greci ci sono arrivati attraverso gli arabi. Chissà se a Firenze venne Vlad Tepes III, Dracula, per incontrare Papa Pio II che gli scriveva per chiedergli aiuto nella crociata contro i turchi, e può darsi che anche l´ambasciata cinese dell´ammiraglio passasse in città. Ma se Zheng He raggiunse l´America non se ne accorse nessuno allora; e lo stesso sarebbe oggi se non ci fossero certi libri...».






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