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12 Ottobre 2009 ARCHEOLOGIA
Archaeogate
Scavo dell'Università di Torino a Tarquinia (VT)
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Dal 24 agosto l'insegnamento di Etruscologia e Antichità italiche dell'Università degli Studi di Torino, sotto la direzione di Alessandro Mandolesi e in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria meridionale, ha ripreso le importanti indagini nell'area della Doganaccia, un settore inesplorato della necropoli etrusca di Tarquinia, elevata a patrimonio dell'umanità dall'Unesco. Gli scavi sono possibili grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo di Torino e della Fondiaria-Sai. Contributi vari ai lavori sono inoltre offerti dal Consorzio di Bonifica della Maremma Etrusca, dall'Università Agraria di Tarquinia e, in maniera decisiva, dall'Associazione "Fontana Antica", che da anni interviene fortemente a sostegno del patrimonio culturale tarquiniese.

L'area archeologica è raggiungibile dalla vecchia strada "della Madonna del Pianto", oggi in parte praticabile grazie al progetto di valorizzazione "Via dei Principi" promosso dalla Regione Lazio. Le ricerche si concentranno attorno al grande tumulo di età orientalizzante detto "della Regina" (VII sec. a.C.), che, con quello "del Re", costituisce una maestosa coppia di sepolcri che caratterizzano il suggestivo paesaggio. Il primo dei due monumenti principeschi, situati nel cuore della necropoli, fu esplorato nel lontano 1928 e, malgrado un antico saccheggio, restituì interessanti materiali che rimandano al periodo in cui l'etrusca Tarquinia fu coinvolta negli intensi scambi internazionali gravitanti sul Mediterraneo orientale.

Lo scorso anno gli scavi dell'Università di Torino hanno interessato il tumulo "della Regina", l'ultimo grande monumento principesco rimasto nella necropoli tarquiniese: le prime ricerche hanno dato risultati significativi. E' stato liberato un tratto del podio perimetrale del tumulo, in parte scavato nella roccia e originariamente rivestito in blocchi di calcare, per un diametro attorno ai 40 metri, misura che qualifica questo sepolcro come la più grande struttura a tumulo di Tarquinia finora nota. Vecchie spoliazioni e pesanti arature hanno però compromesso la conservazione della struttura. Nella nuova campagna di scavo si punta a precisare le caratteristiche della costruzione, mettendone in risalto i limiti e gli apprestamenti destinati alle azioni di culto; la tomba infatti conserva nella parte anteriore un "piazzaletto" sacro utilizzato per le celebrazioni in memoria del nobile defunto. Come il gemello tumulo "del Re", anche quello "della Regina" pare ispirarsi a una tipologia di tombe reali note a Cipro (Salamina, sito archeologico dell'area sud-orientale dell'isola), accostabili soprattutto per le grandi dimensioni dell'ingresso: è probabile che all'origine di questo modello ci siano proprio architetti di formazione orientale arrivati a Tarquinia circa 2700 anni fa, che qui avrebbero introdotto innovativi modelli architettonici.

Le ricerche cercheranno anche di contestualizzare questi monumenti all'interno della necropoli etrusca e del fenomeno delle tombe a tumulo che caratterizzano il paesaggio arcaico della Tuscia etrusca.

Info: scavo.doganaccia@libero.it