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2 Gennaio 2001 ARCHEOLOGIA
Ulla S. Qvistgaard Altre Menti
La dorsale medio-atlantica. Atlantide ritrovata
FOTOGALLERY
La dorsale medio-atlantica (Mid-Atlantic Ridge, abbrev. MAR) come si presenta nella mappa ufficiale della NASA http://pubs.usgs.gov/publications/text/ridge.html
Dettaglio tratto dalla carta topografica mondiale presente all´URL http://www.ngdc.noaa.gov
Il piccolo batiscafo Alvin
La facciata del tempio. Il disegno eseguito da Knud Brønnum, tratto dal libro di Carsten Skaarup, 'Lysets sejr over mørket' ('La vittoria della luce sulle tenebre')
tempo di lettura previsto 13 min. circa

Ancora oggi esistono diverse teorie contrastanti circa la posizione di Atlantide – il continente, o forse meglio dire, l´isola – scomparsa 14.000 anni fa. C´è chi la vuole collocare nel Mediterraneo, rifacendosi al disastro vulcanico di Santorini, chi la cerca a largo della Cornovaglia, ad ovest dell´Inghilterra – chi pensa che probabilmente si trovi vicino all´Antartide.

I testi di Platone sono già ampiamente conosciuti e pubblicati da molti siti sull'Internet, per cui non li citiamo qui – però, una cosa tra quelle che Platone asserisce sembra certa: Atlantide si sarebbe trovata "oltre le colonne d´Ercole", cioè oltre Gibilterra. Nell´Oceano Atlantico – come possiamo d´altronde anche logicamente concludere dallo stesso nome dell´isola scomparsa – che non sembra affatto essere una scelta casuale.

Tra le controversie riguardanti la posizione dove si potrebbe eventualmente ritrovare l´Atlantide ancora oggi, c´è un punto da fare: se l´Atlantide si trovasse veramente nell´Oceano Atlantico, non poteva trattarsi di un "continente", se prendiamo in considerazione la morfologia della crosta terrestre. L´affermata teoria della deriva dei continenti sembra sostenere tale conclusione. Infatti, comparando le linee costiere dei continenti dell´Africa e dell´Europa con quelle dell´America, non "manca" poi tanta terraferma da giustificare la presenza di un "continente" vero e proprio, neanche in epoche molto lontane nel tempo.

Anche la questione dell´improvvisa scomparsa di Atlantide rappresenta un mistero. In termini geologici, pochi anni o mesi rappresentano un periodo decisamente molto breve, per cui risulta debole la teoria secondo la quale l´Atlantide sarebbe sprofondata in "poche ore". Possiamo sicuramente ritenere questa teoria frutto della solita evoluzione dei miti: si parte da una probabile realtà di un tempo di inabissamento di alcuni mesi o settimane, con una base di evoluzione geologica della zona che si è avviata diversi anni prima – fino a giungere ad un favolesco ed improvviso sprofondamento inspiegabile, tipico depistamento del racconto della tradizione orale – che si perpetua, passando da bocca a bocca, prima che l´abitudine di mettere per iscritto gli eventi storici prenda piede. I cenni storici che possediamo riguardo ad Atlantide arrivano quasi indenni dai tempi di Solone e Platone, passando però prima per gli antichi egizi – sembra ovvio che questi testi storici abbiano subito non poche alterazioni per la strada.

Alcuni ricercatori hanno voluto cercare la soluzione di un´improvvisa sparizione di un intero continente nella teoria dell´inversione del campo magnetico della terra, fenomeno reale che però non risulta così importante ed evidente, visto attraverso gli occhiali della scienza.

La sintetica spiegazione del geologo Mauro Carta rende chiari i concetti dell´inversione del campo magnetico terrestre, nonché della deriva dei continenti:

"Il fenomeno dell'inversione del campo magnetico terrestre non è legato ad un periodo glaciale particolare, come il Riss; si tratta di un fenomeno strettamente connesso alla teoria mobilistica della Tettonica a placche (Plate tectonics) e all'espansione dei fondi oceanici. Al centro dell'oceano Atlantico esiste una gigantesca dorsale, che si estende per migliaia di chilometri in direzione N-S, tra l'Islanda a Nord e l'Isola di Bouvet a sud. In corrispondenza di questa dorsale (detta medio-oceanica poiché taglia in due parti l'oceano) si ha vulcanismo sottomarino con produzione continua di crosta basaltica. Negli anni sessanta le teorie di H.Hess e di F.Vine e D.H.Matthews introdussero la Tettonica delle Placche, la quale riprendeva strettamente le conclusioni a cui era arrivato, negli anni venti, il tedesco Alfred Wegener. Una delle prove più consistenti dell'espansione della crosta oceanica fu la scoperta delle inversioni magnetiche: in pratica si è scoperto che i due poli magnetici terrestri si invertono periodicamente, per motivi ancora poco certi, e questa inversione viene registrata a livello microscopico nelle rocce basaltiche, i cui minerali magnetici si dispongono secondo le linee di campo magnetico del periodo della loro consolidazione. I fondali oceanici dell'Atlantico mostrano una struttura a "strisce", nel senso che allontanandosi dalla dorsale il magnetismo delle rocce basaltiche del fondo mostrano una polarità ora positiva, ora negativa (i minerali ferromagnetici ad abito allungato mostrano orientamenti a 180° tra di loro). Poiché i basalti atlantici hanno età comprese tra 180 milioni di anni e l'attuale, ciò significa che almeno dal Giurassico sino ad oggi i due poli magnetici (che non corrispondono ai poli geografici, corrispondenti ai punti in cui l'asse di rotazione della Terra interseca la superficie, ma ne sono un poco discostati venendo a cadere, quello nord in prossimità dell'arcipelago artico canadese, quello sud presso il mare di d'Urville in Antartide) hanno invertito numerose volte la loro posizione."

(cit. Mauro Carta, www.vialattea.net/esperti/geologia.html )

Possiamo vedere che proprio lungo la dorsale, in un certo punto si elevano delle montagne sottomarine, evidenziate dal colore più chiaro.

Dalle spiegazioni del geologo Mauro Carta risulta chiaro che la dorsale medio-atlantica è molto attiva – gli spostamenti dei rilievi sono repentini e vivaci.

Ma – se non c´era posto per un intero continente, quale poteva essere la topologia originale di Atlantide?

I rilievi topografici che abbiamo a disposizione oggi parlano chiaro. Nell´immagine sottostante il colore indica l´età della materia rocciosa. Le zone marroni e rosse sono quelle più recenti, risalenti ad un minimo di 0 anni ad un massimo di 9, 6 milioni di anni fa. Tutte le altre aree sono ancora più vecchie (oltre i 9, 6 mil. di anni). La zona che ci interessa è nuovamente indicata dal rettangolo bianco vedi FOTO 2.

Per quanto riguarda il nostro argomento, l´effettiva possibilità di ritrovare l´Atlantide, l´ultima spedizione compiuta nella zona più interessante dell´Oceano Atlantico è stata intrapresa da un team americano durante lo scorso autunno, dal 14 novembre al 14 dicembre 2000. Il team era sotto la guida dei professori Donna Blackman (Scripps Institute of Oceanography), Jeff Karson (University of Washington) e Deborah Kelley (Duke University), ed altri esperti provenienti da un totale di otto differenti università americane hanno partecipato al progetto. La nave messa a disposizione dalla flotta accademica statunitense è stata la "R/V Atlantis" – e lo scopo della spedizione era quello di studiare la composizione mineralogica nonché lo sviluppo topografico del cosiddetto "Atlantis Massif".

Lo strumento principale che avrebbe permesso agli esperti di immergersi per studiare da vicino la dorsale è stato "Alvin", un piccolo batiscafo capace di andare a grandi profondità ed attrezzato di braccia per il prelievo di campioni rocciosi. Inoltre sofisticati strumenti sonar e video presenti sulla "R/V Atlantis" avrebbero contribuito ad illuminare i risultati delle ricerche da altri punti di vista.

La scelta della zona dove concentrare le ricerche sicuramente non è stata fatta casualmente. Precedenti studi cartografiche delle immagini inviate dai satelliti hanno aiutato gli studiosi a centrare un´area dove avrebbero verosimilmente potuto ottenere i risultati cui miravano.

Questa zona di ricerca non corrisponde interamente alla zona sopraindicata nella mappa della NASA (fig. 1), se non nella sua parte nord-orientale. La posizione geografica dell´area è intorno ai 30 gradi nord. Il sito web della spedizione, http://earthguide.ucsd.edu/mar/ spiega lo scopo della stessa:

"Il fattore insolito dell´area che intendiamo studiare è una grande montagna, chiamata l´Atlantis Massif, situata appena ad ovest della dorsale medio-atlantica e che allarga il suo centro intorno ai 30° nord. La cima della montagna è di 1.700 metri più alta rispetto a come la cresta si spande normalmente. La larghezza della montagna è 4-6 volte più grande di quella della maggior parte delle colline degli abissi marini. Risulta chiaro che questa montagna è una nuova aggiunta alla crosta terrestre, poiché essa fa parte di un fondale marino molto giovane che si è formato solo di recente. La nostra missione è quella di cercare di capire perché e come questa montagna è venuta in esistenza. Quali forze sono responsabili della grande altezza alla quale la roccia si è elevata in questo punto? Che cosa ha causato questo cambiamento nel solito processo di formazione della crosta oceanica? Quando potrebbe quest´area ritornare allo stato normale? Queste sono alcune delle molte domande ai quali gli scienziati cercheranno di rispondere."

Se il team di ricercatori statunitensi avessero deciso di concentrarsi su un´area più a nord-est rispetto al Atlantis Massif, avrebbero verosimilmente potuto fare altre scoperte molto interessanti – forse anche di natura archeologica – ma la loro chiaramente non è stata una spedizione archeologica. Dalle mappe del "National Geophysic Data Center" (NGDC: http://www.ngdc.noaa.gov ) si vede chiaramente che più verso nord-est è situato un rilievo decisamente più interessante, da un punto di vista archeologico – una zona i cui eventuali reperti avrebbero potuto stabilire la presenza di un´eventuale civiltà sommersa. Osserviamo le carte che sono liberamente accessibili sulla rete ed in e-commercio sul sito del NGDC (le immagini sono piccoli dettagli non manipolati di mappe molto più grandi, tutte proprietà del NGDC e prodotti a scopo didattico e scientifico.)

Nella parte destra (est) di questa immagine vediamo la penisola iberica, lo stretto di Gibilterra e parte dell´Africa nord-occidentale. Sono chiaramente visibili le isole spagnole e portoghesi a largo della costa africana – e vediamo più a sinistra una sezione della dorsale medio-atlantica. La parte evidenziata con il rettangolo bianco corrisponde all´area che probabilmente rappresenta i rilievi di una grande isola che ormai giace sotto la superficie dell´Oceano Atlantico. Questa zona include anche le isole delle Azzorre vedi FOTO 5.

I rilievi che sono chiaramente riscontrabili nell´immagine sopra risultano ancora più evidenti in una splendida immagine dell´intero globo terrestre, in cui il fattore della curvatura della Terra logicamente migliora la prospettiva visiva: (http://www.ngdc.noaa.gov/mgg/image/relief_slides2.html)

Soltanto dal 1973 abbiamo modo di studiare i fondali marini – fin dall´inizio dell´era spaziale i satelliti ci hanno fornito immagini spettacolari che indicano senza ombra di dubbio dettagli della crosta terrestre e dei rilievi sottomarini dei quali ignoravamo la presenza. Qui vediamo chiaramente una sagoma sottomarina a forma di lingua che punta in direzione sud-ovest, verso il Sud America settentrionale. Gli stessi rilievi che troviamo appena accennati nella prima cartina del presente articolo, quella della NASA, sono qui ancora più visibili vedi FOTO 6.

Viene spontaneo domandarsi, perché alcuni dei tanti archeologi alla ricerca dello scoop che sarebbe il ritrovamento di Atlantide non sono mai andati direttamente lì in tutti questi anni, per cercare di studiare la dorsale in un punto che risulta così evidentemente a forma di "lingua di terra"?

Per giustificare questa "mancanza di interesse" (o forse meglio dire "´mancanza di fondi"?) possiamo dire che per la verità abbiamo poco materiale da cui attingere per sentirci sicuri dei risultati di un´eventuale spedizione con il dichiarato scopo di ritrovare Atlantide. A parte gli scritti di Platone, già esaurientemente trattati altrove, abbiamo una sola fonte alternativa che ci parli di Atlantide. In compenso questa fonte nomina direttamente le coordinate geografiche della scomparsa isola di Atlantide. E dove due fonti sono d´accordo, come è noto le probabilità di un risultato aumentano. Citiamo l´opera etico-filosofico-scientifica "Verso la Luce":

"Il secondo regno andato in rovina era una grande isola situata nell´Oceano Atlantico, la cosiddetta Atlantide. In un passato molto lontano essa era congiunta con la parte meridionale dell´America del Nord, ma ne venne separata da abbassamenti dovuti ad attività vulcanica.

La forma dell´isola si può paragonare più o meno alla forma della S dell´alfabeto latino ma posta in diagonale, allungata ed invertita. (La curva superiore verso destra e quella inferiore verso sinistra.) L´estremo punto settentrionale dell´isola si trovava a circa 40° di latitudine nord e 34° di longitudine ovest; verso sud si estendeva fino a circa 25 ½° di latitudine nord, verso ovest fino a 47° di longitudine ovest e 27 ½° di latitudine nord, verso est fino a circa 28° di longitudine ovest. ..." - e le indicazioni dettagliate per arrivare a stabilire l´esatta posizione di Atlantide continuano. In base a queste informazioni possiamo tracciare la cartina vedi FOTO 7.

Nel libro "Verso la Luce" è inoltre indicato che tracciando una linea che parte dalla città inglese di Plymouth e che interseca il centro dell´isola di Trinidad vicino alle coste sudamericane, questa linea avrebbe formato la sezione longitudinale dell´isola toccandone i punti all´estremo est ed all´estremo sud. La maggior parte dell´isola si sarebbe trovata ad ovest di tale linea.

Coloro che fino ad oggi hanno tentato una ricostruzione topografica di Atlantide hanno probabilmente avuto difficoltà con il fattore della curvatura del nostro pianeta. Una linea come quella indicata è difficile da tracciare senza poter dimostrare il globo in tre dimensioni. Se ci aiutiamo con la più recente foto satellitare del NGDC, la prospettiva ci rivela alcuni dettagli interessanti:

Ma che cosa potrebbero trovare gli oceoanologi/archeologi se veramente andassero sul posto indicato, con tanto di batiscafo attrezzato di telecamere, sonar sofisticati e quant´altro? Dopo 14.000 anni sarebbe sicuramente difficile trovare quel vasellame di cui parla la nostra fonte:

"La manifattura di utensili confezionati in argilla era molto diffusa; recipienti, ciotole e vasi venivano spesso decorati con l´incisione di ornamenti di animali e foglie i cui contorni venivano colmati di colori splendidi." ("Verso la Luce", pag. 160)

Più probabile sarebbe forse trovare altri tipi di oggetti:

"Erano conosciuti l´oro, il rame e in parte anche l´argento che venivano usati per monili e per utensili pregiati, nonché come rivestimento per le immagini degli déi intagliate nel legno. Molte delle immagini degli déi erano scolpite nella pietra o plasmate in diverse leghe di metallo. L´architettura era particolarmente sviluppata." (idem)

Ci è stato indicato il sito della struttura forse più imponente di Atlantide: il Tempio di Atze, che viene oggi identificato con il nome di uno degli ultimi gran sacerdoti atlantidei. Abbiamo modo di prendere in visione questo tempio anche oggi, poiché esistono sia disegni, basati sulle precise indicazioni degli autori di "Verso la Luce", sia una plastica prodotta negli anni 30 dall´architetto danese Knud Brønnum. Questa plastica è esposta nei locali della casa editrice "Vandrer mod Lysets Forlag" in Adelgade, Copenaghen.

Riportiamo il disegno della facciata del tempio vedi FOTO 9.

Per informazioni più esaurienti riguardanti Atlantide, andare alla pagine "Atlantide - nozioni geofisiche e culturali".

Scientificamente, basandoci sulle poche informazioni che abbiamo di Atlantide, possiamo dire che con questo abbiamo finalmente scoperto la sua posizione geografica?

I testi finora più accreditati, gli scritti di Platone, sono da tempo ampiamente studiati dagli appassionati di archeologia. L´altro testo cui abbiamo fatto riferimento qui, "Verso la Luce", è un testo molto più recente, in quanto fu pubblicato nel 1920.

Platone ci offre informazioni fantasiose e poco precise – mentre "Verso la Luce" descrive molto accuratamente la cultura di Atlantide – nonché la sua posizione geografica esatta. Il suddetto studio, basato sulla cartografia oggi a nostra disposizione – e che certamente non era alla disposizione delle persone che collaborarono al fine di pubblicare "Verso la Luce" ottant'anni fa – dimostra oltre ogni dubbio che questa posizione è da prendere seriamente in considerazione.

Altri links, per conoscere meglio la natura geologica dei fondali della dorsale medio-atlantica – i commenti degli esperti si possono trovare ai seguenti URL:

- Il sito del CNR di Bologna, "Geologia marina", riporta un dossier compilato da Enrico Bonatti e Luce Gasperini, "Le grandi fratture abissali Atlantico equatoriale" http://www.area.fi.cnr.it/r&f/n14/bonatti2.htm. Questo sito non parla della parte della dorsale medio-atlantica da noi studiata, bensì della parte equatoriale di essa. Comunque il dossier presenta punti interessanti per lo studio dell´intera dorsale.

- Da "Science for Everyone", uno studio ´sul campo´ della dorsale ci fornisce dati interessanti sui processi eruttivi ed i movimenti tettonici che si verificano nella zona dalla maggiore attività tettonica: http://www.agu.org/sci_soc/eosdksmith.html

- Carte magnifiche a: http://www.ngdc.noaa.gov/mgg/image/2minrelief.html

L´intero sito http://www.ngdc.noaa.gov propone carte topografiche e geografiche di ogni tipo. Vale la pena farsi un giro per ammirare il nostro pianeta.

© Ulla S. Qvistgaard/Altre Menti Edizioni 2001-2004 – tranne il materiale di altra provenienza che viene nominato con riferimento agli autori sotto forma di links diretti alle fonti. Si prega di chiedere il permesso di www.altrementi.com previo qualsiasi atto di copiatura. Eventuali parti citate del presente articolo dovranno comunque riportare il link a questa pagina.