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10 Settembre 2009 ARCHEOLOGIA
Maria Grazia Filippi Il Messaggero
Lorenzo Nigro e il tempio maledetto: un archeologo romano a Gerico
tempo di lettura previsto 4 min. circa

ROMA - Niente "Borsalino" per proteggersi dai raggi del sole cocente del Medio Oriente. Molto meglio una kefia palestinese, soprattutto se ad insegnargli ad arrotolarsela intorno alle tempie sono stati proprio loro, gli antichi abitanti della profumata Gerico, la città distrutta dal famoso incendio biblico. Perché anche il nostro Indiana Jones, l´archeologo romano nonché professore di Archeologia e Storia dell´Arte del Vicino Oriente Antico alla Sapienza Lorenzo Nigro, ha incontrato sulla sua strada un tempio maledetto e un antichissimo teschio (anche se non di cristallo). E, come il famoso Indy americano alter ego cinematografico di Harrison Ford, anche Lorenzo Nigro ha fatto di quelle scoperte l´avventura della sua vita.

Neanche 45 anni e una vita già passata a scavare, Nigro per tre volte ha trovato tesori incredibili. «Nel 2002 il tempio del Kothon a Mozia, uno dei più estesi e meglio conservati santuari fenicio-punici del Mediterrraneo – racconta – accanto al tempio, orientato secondo le costellazioni, una vasca dove gli antichi frequentatori della sorgente si fermavano per bere ma anche per osservare il cielo stellato riflesso nell´acqua. Poi è stata la volta della città fortificata di Khirbet Al Batrawy in Giordania. Un caso rarissimo di città fortificata di cui nessuno conosceva l´esistenza, scoperta per caso alla fine di una giornata tempestosa scandita da macchine rotte e dall´arresto delle guide. E infine quest´anno a Gerico, in Palestina, la città più antica dell´umanità, la Gerico della Bibbia, di Erode il Grande e dell´oasi che pullulava di volatili e gazzelle, sono emersi un teschio di 9000 anni fa, il primo culto degli antenati, e i più antichi mattoni di paglia e fango mai ritrovati finora, risalenti a circa 10 mila anni fa».

Come Indiana Jones anche Nigro alla ricerca di nuove sfide passa molto tempo sui testi sacri dell´archeologia. Ma non solo. Un altro alleato nella ricerca ormai può essere considerato anche Google Earth. il motore di ricerca web che permette di sorvolare tutta la terra e osservare immagini satellitari, mappe, terreni ed edifici in 3D, dalle galassie nello spazio ai canyon nell´oceano.

«Ormai puoi esaminare dal tuo studio qualsiasi punto della crosta terrestre e quasi sempre Google annulla la scoperta. Ma certo il cervello umano continua a rimanere il computer migliore. Niente ti permette di capire un territorio perlustrandolo a piedi o con una jeep. Quando scoprimmo Khirbet Al Batrawy in Giordania, anche i miei collaboratori mi davano del visionario. Ma io sapevo di voler trovare una città fortificata. Perché l´obiettivo che ti poni è fondamentale. Deve poter aprire un nuovo filone di ricerche per dedicargli tutte le tue energie Eppure fu solo arrivando in cima alla rupe alle porte della città, che scoprimmo di avere un tappeto di cocci di almeno 3000 anni prima di Cristo, sotto i piedi. E sotto i nostri piedi c´erano anche un´intera città con un tempio, un santuario e un altare per i sacrifici».

E proprio come per Indy, anche per Nigro è meglio che ciò che si trova rimanga li dove è stato scoperto, perché nel mondo moderno la vera avventura sono il rispetto per le popolazioni che si incontrano e la tutela e la salvaguardia di resti e reperti che appartengono all´umanità.

«Per poter scavare a Gerico sono stato in Palestina la prima volta nel ´93, quando ancora si stavano gettando le basi politiche per la nascita dello stato palestinese. Ho offerto un finanziamento di 20 milioni di lire a nome dell´Università La Sapienza. Mi hanno permesso di rimanere e di lavorare a patto di portare anche la Scuola di Archeologia dell´università romana. Volevano imparare anche loro a scavare in modo moderno, e non soltanto a concedere il loro territorio per scavi di altri. E noi lo abbiamo fatto affiancando sul campo gli studenti palestinesi a quelli italiani, e organizzando seminari di topografia, restauro, conservazione e rilievo archeologico. Abbiamo dovuto interrompere nel 2000, quando è scoppiata la seconda Intifada e solo quest´anno siamo riusciti a riprendere gli scavi. Intanto però è proseguito anche il progetto che ci affianca al Dipartimento delle Antichità della Palestina per la creazione del Parco Archeologico di Gerico: ci saranno percorsi di visita e pannelli in arabo e in inglese. Un impulso formidabile per lo sviluppo turistico ed economico di quel paese».

Insomma Nigro, possiamo chiamarla l´Indiana Jones della capitale? «Se devo essere sincero ho scelto questa vita molto prima di vedere Indy in azione. Quando avevo nove anni abitavo dalle parti di Casal dei Pazzi. E con i miei amichetti di giochi passavamo pomeriggi interi nei cantieri dove costruivano i nuovi palazzi. Un giorno vennero fuori i resti di una casa romana. E fu così che capii cosa volevo fare da grande». Ma allora perché andarsene così lontano, non bastavano i Romani? «E´ che mia madre insegnava greco e mi regalò un libro di Paolo Matthiae. Era un saggio su Ebla. Non ci capii praticamente nulla, ma improvvisamente i romani mi sembrarono troppo conosciuti rispetto a quel mondo lì, così lontano, così misterioso. Tutto da scoprire. Aspettava me».