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16 Giugno 2009 ARCHEOLOGIA
LAURA LARCAN Repubblica.it
Nasce il museo virtuale dell'Iraq Un tesoro finalmente accessibile
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E' il museo che conserva i tesori dell'antica Mesopotamia, la culla della civiltà. Eppure è precluso agli occhi del mondo intero. E' il museo che racconta la grandezza tecnologica dei Sumeri del IV millennio a. C., che documenta la raffinatezza estetica dei Babilonesi, tra II e I millennio a. C., con le ambiziose imprese urbanistiche e architettoniche di Nabucodonosor II, oltre alle sue strategie di politica estera che portarono sotto il dominio di Babilonia città come Gerusalemme e Tiro. E che conserva il patrimonio degli Assiri, popolo di guerrieri e letterati (II millennio a. C.) tra il programma militare di Assurnasirpal, i complessi monumentali della capitale Ninive voluti da Assurbanipal e l'invenzione della scrittura. Eppure rimane quasi del tutto inaccessibile. E' il Museo nazionale dell'Iraq a Bagdad, riaperto dopo una fase di restauro nel febbraio scorso, ma che di fatto, per la difficile situazione politica del Paese, può essere visitato solo dagli iracheni. Ma da oggi il paradosso può essere superato con le risorse del multimediale. Diventa accessibile il portale del Museo virtuale dell'Iraq (www.virtualmuseumiraq.cnr.it), progetto ideato e realizzato dal Cnr su iniziativa del Ministero per gli Affari Esteri, direzione generale per i paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente.

Un format innovativo frutto di due anni di lavoro e il coinvolgimento di una squadra di cento persone tra archeologi, tecnici informatici, filologi esperti di cultura mediorientale e islamica, storici e tecnici del suono (contributo non indifferente visto che ogni sezione del percorso virtuale è arricchito da una colonna sonora personalizzata ispirata alle melodie della tradizione locale). "La peculiarità del portale è la sua struttura multimediale - racconta Massimo Cultraro archeologo del Cnr-Ibam di Catania e coordinatore scientifico del progetto sotto il garante Roberto De Mattei, vicepresidente del Cnr - A differenza dei siti del Metropolitan, del British Museum e del Louvre, che rimangono contenitori statici e cristallizzati di immagini, il nostro appare come un museo dove l'utente interagisce, protagonista di percorsi dinamici. Per esempio, in un museo reale, dell'oggetto d'arte in mostra si ha pressoché una percezione frontale e quindi limitata. Noi offriamo una ricostruzione in 3D che non solo consente di girare intorno all'opera cogliendone la volumetria e i dettagli, ma anche di entrarci dentro".

Per ogni reperto che si incontra nella navigazione, infatti, sono offerte tre opzioni: la scheda informativa-didattica, "esplora" ossia l'esplorazione tridimensionale dell'opera, e un filmato che contestualizza l'opera nel territorio e nel periodo storico con una voce narrante di sottofondo. Un esempio lo offre l'elmo d'oro del re sumero Meskalamdug (XXVII secolo a. C.) proveniente dal cimitero reale di Ur: "Con il 3D si può entrare all'interno del casco che rivela una serie di borchie nascoste che fissavano probabilmente una guaina in cuoio - spiega Cultraro - L'elmo, che non ha una struttura rigida a calotta, vanta anche la conformazione delle orecchie di cui è possibile apprezzare tutta la qualità estetica". Il filmato ne evoca la tomba d'origine con la decorazione funeraria, arricchita da fotografie del 1927 all'epoca degli scavi, con le parole dell'archeologo inglese che lo portò alla luce.

Il Museo di Bagdad, il quarto al mondo per l'arte orientale, dopo Louvre, British Museum e Oriental Institut di Chicago, e che conserva oggi circa 25mila pezzi, viene trasfigurato col digitale virtuale in un percorso di visita dove i manufatti selezionati (circa 77 tra i più illustri) appaiono raggruppati in otto sale tematiche, le otto ere della Mesopotamia: "Dall'età preistorica - avverte Cultraro - alla nascita della prime civiltà dei Sumeri, l'Accadico-sumerica, l'assira, per attraversare l'impero Babilonese, quello assiro, fino alla presenza persiana e l'epoca di Alessandro Magno. Per arrivare ai Parti e i Sasanidi e chiudere col mondo islamico, ultimo baluardo di grande civiltà. Ossia con l'antica Bagdad dei Califfi, quella fondata nel suo nome antico di Madinat Al Salam che significa Città della Pace dal califfo Al Mansur nel 762 d. C. e resa celebra dal ciclo delle Mille e una notte".

Un percorso che tecnologicamente si articola in 40 modelli tridimensionali, 22 filmati (videoclip di tre minuti l'uno circa) e 20 siti archeologici (carte geopolitiche interattive che consentono di aprire planimetrie, ricostruzioni e tavole cronologiche). Un patrimonio esplorabile in sei ore e in tre lingue: italiano, inglese e arabo.

Perla tra le perle virtuali, l'esplorazione della Babilonia di Nabucodonosor, quella che Erodoto ricorda come la città più grande e splendida dell'impero con i suoi giardini pensili: "Si può varcare la porta di Ishtar - dice Cultraro - percorrere la via professionale per arrivare al cortile dove si erge lo ziqqurat, l'edificio a gradoni che nella Bibbia è identificato con la Torre di Babele. E si può visitare a volo d'uccello tutta la città, che abbiamo ricostruito mantenendo l'orientamento delle strade sulla base di un modello in legno degli anni '30 conservato al museo di Berlino che ripropone un quartiere della città".

Il progetto segna un ulteriore passo, seppur "virtuale" nella rinascita di questo museo: "Il museo viene istituito negli anni Venti con la nascita dello stato dell'Iraq sotto il protettorato britannico - racconta Cultraro - E' cresciuto per tappe: dalla prima legge a protezione del patrimonio a rischio esportazione, all'impegno di re Faisal II nel '57. Fino allo stesso regime di Saddam che gli ha dato un forte impulso per ragioni ideologico-politiche. Tanto da farsi ritrarre nell'iconografia dei re Assiri al fianco di Assurbanipal. Il black out arriva nell'aprile del 2003 col crollo del regime. Quando le truppe della coalizione lasciano Bagdad inizia il saccheggio del museo e la dispersione delle opere. Anche se le cifre catastrofiche dell'epoca sono state ridimensionate perché si è scoperto che già dal 1991, ai tempi della guerra civile, le autorità avevano cominciato a trasferire le opere nel caveau della banca dell'Iraq".

Testimonianza di quei fatti è lo spettacolare Vaso culturale di Uruk, fine IV millennio a. C. raccontato nella sala dei Sumeri: "Durante il saccheggio del 2003 - dice Cultraro - fu fatto a pezzi perché troppo pesante e impossibile da trasportare. Nel 3D noi partiamo da quei tristi frammenti per riassemblarli e ricomporre il capolavoro". E il format del Museo virtuale dell'Iraq potrebbe avere un sequel: "Stiamo studiano la sua applicazione ad altri musei iracheni, come quello di Mosul e Nassirya. E magari - annuncia Massimo Cultraro - cambiando completamente argomento, anche fare un museo virtuale della Bioetica".