ROMA - Chissà se i quasi novecentomila visitatori che in soli tre mesi hanno affollato il Museo nazionale di Tokyo per godersi la mostra "La mente di Leonardo. Nel laboratorio del Genio universale", sono stati mossi dal Codice da Vinci di Dan Brown. Secondo il soprintendente al polo museale romano Claudio Strinati, che dal primo maggio al 30 agosto accoglie a Palazzo Venezia la stessa mostra blockbuster, "parte del successo di massa dell'esposizione lo si deve anche al bestseller dello scrittore americano che comunque nel bene o nel male ha saputo cogliere l'aspetto chiave di Leonardo da Vinci, quello che in fondo lo stesso Leonardo ha voluto costruire, ossia il suo essere un personaggio carico di mistero, di esoterismo, di cose non dette". Ed è sulla scia di una suggestione tra mito e mistificazione che affascina la mostra su Leonardo, curata da Paolo Galluzzi, direttore dell'Istituto e museo di scienze di Firenze, che punta a rispondere ai due interrogativi cruciali: chi è Leonardo da Vinci e come funziona la sua mente.
A indagarla, una fitta serie di modelli in scala e funzionali, raffigurazioni scultoree e plastiche che ricostruiscono opere perdute o solo progettate sulla carta da Leonardo, apparati multimediali, visualizzazioni in 3D, docu-film e soprattutto preziosi disegni autografi, alcuni poco conosciuti. Spettacolare, con un pizzico di vertigine, è la ricostruzione in scala ideale della parte inferiore del cosiddetto "Cavallo Sforza", il noto monumento equestre in memoria di Francesco Sforza a Milano concepito con dimensioni colossali di oltre sette metri, che secondo gli appunti di Leonardo doveva essere eseguito in un'unica fusione.
La mostra, che ha debuttato tre anni fa agli Uffizi, per poi partire per una tournèe tra l'Ungheria, il Giappone e la California, approda a Roma portando in prima visione assoluta anche un disegno e due frammenti autografi provenienti da Los Angeles, recentemente scoperti in una collezione privata che testimonia il progetto di un teatro dal palcoscenico e dalle scene mobili, studiato da Leonardo tra il 1506 e il 1508 per la messinscena dell'Orfeo di Angelo Poliziano a Milano, nel periodo in cui l'artista era al servizio del governatore francese Charles D'Amboise. Una macchina scenica concepita per simulare l'apertura di una montagna e la contemporanea ascesa di Plutone dagli Inferi.
"La mostra punta a offrire una summa della personalità creativa di Leonardo - avverte Claudio Strinati - tentando di scavare nella metodologia mentale di un uomo che è stato artista, scienziato, tecnico, progettista, filosofo, letterato. Per dare il senso della sua universalità, che la tradizione ci ha restituito tra alte elucubrazioni e atroci banalizzazioni". Il percorso, come avverte il curatore, è inconsueto perché si articola per concetti e non per discipline.
E tre sono i concetti basilari per cogliere la grandezza di Leonardo: "La forma - dice Galluzzo - Qualsiasi oggetto diventa per Leonardo una forma che va capita, la cui genesi è legata a dinamiche che rispondono a paradigmi geometrici. Poi, i movimenti, concetto che si applica a a tutti gli aspetti della natura, dalle foglie di un albero mosse dal vento alle nuvole del cielo, dall'anatomia del corpo al volo degli uccelli, alle onde del mare fino ai moti della mente. Infine, la rappresentazione, disciplina legata alla scienza ottica e che punta allo studio delle ombre. È l'ombra ad avere, come diceva Leonardo, più potere della luce, perché determina il rilievo dell'oggetto, la sua apparenza tridimensionale. La magia della pittura di Leonardo sta tutta nell'ombra".
A raccontarlo, ecco diversi originali, come i due fogli prestati dal Gabinetto degli Uffizi, uno giovanile del 1480 che condensa in uno stesso foglio studi per macchine volanti e saggi per l'Adorazione dei Magi, l'altro sfodera dettagli per la famigerata Battaglia di Anghiari. E ancora il tema del mito classico di Leda con due testimonianze pittoriche straordinarie, la "Leda Spiridon" dagli Uffizi e la "Leda Borghese" dalla Galleria Borghese, uscite dalla bottega di Leonardo.
"E' alle atroci volgarizzazioni e mistificazioni esoteriche che si deve il successo dell'immagine di Leonardo - commenta Antonio Paolucci oggi direttore dei Musei Vaticani ma che nel 2006, quando il progetto espositivo è partito, era soprintendente al polo museale di Firenze - D'altronde, questo mito di un mago Merlino, un esoterico, se l'è inventato Leonardo stesso, col suo modo di autoritrarsi, di scrivere, di progettare continuamente cose senza concretizzarle. Non è stato forse Picasso a dire: Leonardo ci promette il Paradiso, Raffaello semplicemente ce lo dà. E' più sulle cose promesse che Leonardo ha esercitato un fascino, un'attrazione, una pulsione, divenendo un fenomeno di antropologia sociale".
Notizie utili - "La mente di Leonardo. Nel laboratorio del Genio Universale", dal 1° maggio al 30 agosto, Museo nazionale di Palazzo Venezia, via del Plebiscito 118, Roma.
Orari: tutti i giorni 10-19, chiuso lunedì.
Ingresso: intero €9, ridotto €7.
Informazioni: 0632810, www.civita.it.
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